La Società Sportiva Dilettantistica Varese Calcio s.r.l. in liquidazione (brevemente e comunemente Varese) è stata una società calcisticaitaliana con sede nella città di Varese.
Il club è stato fondato il 22 marzo 1910[8] con la denominazione di Varese Football Club, allo scopo di promuovere in città la pratica del calcio e di altri giochi all’aria aperta. Tutti i membri del sodalizio, dirigenti e giocatori, pagavano una tassa d’iscrizione mensile di 1 lira. Come colori sociali vennero adottati il bianco e viola. I primi campi di gioco erano situati nel rione di Casbeno e in località Bettole (sul sito ove venne poi costruito l’ippodromo varesino)[9]. Nei suoi primi anni di vita, il club non prese parte a competizioni organizzate, disputando numerose amichevoli. I primi avversari furono l’Aurora di Busto Arsizio, la Libertas di Gallarate, il Luino, l’Unione Sportiva Milanese, l’Ausonia e l’Inter.
Il Varese Football Club debuttò nei campionati italiani iscrivendosi al Comitato Regionale Lombardo nel 1914. Nel maggio del 1915, a causa della guerra, le stagioni calcistiche si interruppero e ripresero solo nel 1919, allorché ritornarono gli interessi nel calcio e nelle altre attività ricreative. Negli anni venti il club prese parte a tre campionati di massima serie (allora denominata Prima Categoria) nel 1919-20, 1920-21, 1921-22, venendo sempre eliminata negli spareggi regionali. Nel 1922, in seguito a una riforma dei campionati, venne retrocessa in Seconda Divisione.
Nel 1926-27 i colori del club furono mutati in bianco e rosso, per uniformarsi agli storici colori della città di Varese. Intanto nel quartiere varesino di Masnago venne costruito il primo stadio cittadino, denominato stadio del Littorio (rinominato poi stadio di Masnago nel secondo dopoguerra e infine, nel settembre 1950, stadio Franco Ossola, in onore dell’omonimo giocatore varesino che aveva trovato la morte nel 1949 nella tragedia di Superga).
Formazione tipo del Varese nella stagione 1974-1975, ultima dei lombardi in massima serie.
Da allora fino agli anni 1960 il Varese partecipò a campionati minori, senza mai riuscire ad essere promosso in massima serie. Con l’arrivo alla presidenza dell’imprenditore varesino Giovanni Borghi (fondatore del colosso degli elettrodomestici Ignis), la situazione cambia radicalmente ed in pochi anni la squadra scala le classifiche, ottenendo una storica promozione in Serie A nel 1963-64.
Dopo anni di alti e bassi, tra retrocessioni in Serie B e promozioni in A, dal 1970 inizia una fase calante che vede la società biancorossa stazionare diversi anni in B per poi iniziare una spola tra Serie C1 e C2.
Con la retrocessione in terza serie del 1985, il club iniziò un lungo periodo di militanza nelle categorie inferiori, destinato a protrarsi per 25 anni: trascorse infatti 10 stagioni in Serie C2 (con una parentesi nel Campionato Nazionale Dilettanti 1993-1994 con vittoria del campionato e della Coppa Italia), per poi riaccedere alla serie C1 nel giro di quattro anni, grazie al lavoro del direttore generale Stefano Capozucca, chiamato a Varese dall’allora co-proprietario del club Claudio Milanese, coadiuvato dal presidente Paolo Binda e da altri soci minori.
Nei primi anni 2000 subentrò alla presidenza Binda la famiglia Turri, la cui gestione portò tuttavia la società al fallimento nel 2004. Il club venne pertanto rifondato sotto il nome di Associazione Sportiva Varese 1910 e ripartì dal campionato regionale di Eccellenza, guidato dagli ex giocatori biancorossi Pietro Maroso (nominato presidente), Riccardo Sogliano (patron) e Luca Sogliano (direttore sportivo). La squadra rientrò nelle leghe professionistiche in sole due stagioni (nel 2006) e nell’estate del 2008 passò di proprietà all’imprenditore monzese Antonio Rosati, che nel giro di due stagioni (concluse con altrettante promozioni consecutive) portò i biancorossi dapprima in Lega Pro Prima Divisione e infine, nel 2010, con il secondo posto in classifica nella stagione regolare e la vittoria dei play-off, in Serie B, donde il Varese mancava da 25 anni. Nelle prime due stagioni di militanza in seconda serie i biancorossi arrivano per due volte consecutive a giocarsi la promozione in Serie A, senza però riuscire a superare lo scoglio dei play off.
Al termine della stagione 2012-2013, conclusa con il mancato accesso ai play-off all’ultima giornata, Rosati (in procinto di entrare nei quadri dirigenti del Genoa) cedette la proprietà e la presidenza del club a Nicola Laurenza, già da tre stagioni sponsor principale dei biancorossi. La gestione Laurenza tuttavia condusse a due stagioni segnate da scarso rendimento agonistico e crescenti problematiche societarie, che culminano nella retrocessione in Lega Pro nel 2015, dopo cinque stagioni di permanenza nel campionato di Serie B.
Nell’estate 2015 Laurenza (che ad inizio anno aveva lasciato la presidenza del Varese, poi rilevata transitoriamente dall’avvocato Pierpaolo Cassarà) cedette le quote di maggioranza della società all’imprenditore libanese Alì Zeaiter[10], il quale (dopo aver promesso un pronto rilancio della squadra) tuttavia si dimise dopo poche settimane. Il club, ormai oberato dai debiti e rimasto nelle mani del vicepresidente Massimo Trainito, non riuscì infine a perfezionare l’iscrizione alla Lega Pro 2015-2016; pertanto il consiglio federale della Lega Calcio dispose la revoca della Licenza Nazionale alla società, decretandone l’estromissione dal calcio professionistico italiano[11].
Uscito di scena il Varese 1910, il sindaco di Varese in carica Attilio Fontana si adoperò per radunare i soggetti interessati alla ricostituzione del sodalizio: dopo un primo tentativo fallito (che precluse la possibilità di iscrivere il “nuovo Varese” alla Serie D), un pool di imprenditori varesini e semplici tifosi capeggiati da Gabriele Ciavarrella, Piero Galparoli e Enzo Rosa finanziarono la creazione di una nuova società, denominata Varese Calcio S.S.D. e iscrittasi al campionato di Eccellenza[12][13]. La nuova squadra vinse con ampio margine il proprio girone (senza subire alcuna sconfitta) e ottenne la promozione in Serie D. Dopo aver sfiorato l’immediato ritorno tra i professionisti nella successiva annata, la società subì tuttavia una nuova e repentina crisi economica e sportiva, tale da condurla, al termine della stagione 2017-2018, a perdere i play-out contro l’OltrepoVoghera e retrocedere in Eccellenza.
Il successivo campionato, portato a termine con difficoltà (sia pure con la vittoria in Coppa Italia Dilettanti Lombardia) e in un quadro di crescente crisi economico-amministrativa, si conclude con l’ulteriore fallimento societario, proclamato ufficialmente il 12 agosto 2019. A seguito di ciò nessuna società si propone per subentrare formalmente alla tradizione sportiva biancorossa, che pertanto per la stagione 2019-2020 risulta quiescente. Il nome di Varese nel calcio e i colori biancorossi sono dunque mantenuti, senza alcuna connotazione storica, dall’A.S.D. Città di Varese (partita dalla Terza Categoria) e dall’A.S.D. Accademia Varese (società di solo settore giovanile).
Cronistoria
Cronistoria della Società Sportiva Dilettantistica Varese Calcio
1910 – Il 22 marzo, viene fondato il Varese Football Club che adotta la maglia viola con risvolti bianchi e pantaloncini bianchi.
1913 – La società si affilia al Comitato Regionale Lombardo della FIGC giocando alcuni tornei.
1914 – Appronta il campo di via Sanvito Silvestro per partecipare al campionato di Promozione.
1914-1915 – 3º nel girone finale della Promozione Lombarda. Ammesso a tavolino in Prima Categoria dopo la pausa bellica.
1923 – A fine campionato il Varese F.B.C. si fonde con l’Unione Sportiva Varesina, il Club Sport Varesino e il Moto Club Varese, diventando l’Associazione Sportiva Varesina.
1924-1925 – 4º nel girone B della Terza Divisione Lombarda.
1925-1926 – 5º nel girone B della Terza Divisione Lombarda.
1926 – L’A.S. Varesina si fonde con lo Sport Club Luigi Ganna e con la Polisportiva Mussolini diventando la Varese Sportiva, cambiando i colori sociali ed adottando il bianco-rosso in sostituzione del bianco-viola.
1926-1927 – 3º nel girone B della Terza Divisione Lombarda. Ammesso in Seconda Divisione per allargamento dei quadri.
1934-1935 – 10º nel girone C della Prima Divisione. Retrocesso nel nuovo campionato regionale di Prima Divisione gestito dal Direttorio II Zona (Lombardia).
1941-1942 – 1º nel girone C della Serie C. 3º nel girone finale B.
1942-1943 – 1º nel girone D della Serie C. 1º nel girone finale A. Promosso in Serie B.
1943-1944 – 2º dopo aver perso lo spareggio[N 1] nel campionato Alta Italia. Nelle semifinali interregionali arriva 4º nel gruppo A (Piemonte e Lombardia).
1945 – La Varese Sportiva torna alla vecchia denominazione di Varese Football Club ed è dispensata dal giocare il campionato Alta Italia per indisponibilità dello stadio di Masnago (requisito dal C.L.N. e trasformato in campo di prigionia), si trasferisce temporaneamente al campo sportivo di Induno Olona iscrivendosi al campionato di Prima Divisione[14].
1945-1946 – 4º nel girone P del campionato di Prima Divisione Lombarda. In estate, viene reintegrato in Serie B in quanto sua categoria di merito.
1988 – Il 21 gennaio il Varese Calcio dichiara fallimento; pochi mesi dopo gli subentra la società Varese Football Club, che ne rileva i diritti sportivi e assorbe la rosa.
2004 – Il Varese F.C. fallisce e viene cancellato dai ruoli federali F.I.G.C.Nell’estate la neocostituita Associazione Sportiva Varese 1910 rileva la tradizione sportiva della vecchia squadra e viene iscritta al campionato di Eccellenza.
2004-2005 – 2º nel girone A dell’Eccellenza Lombardia. Ammesso in Serie D per meriti sportivi.
2005-2006 – 1º nel girone A della Serie D. Promosso in Serie C2.
2015 – L’A.S. Varese 1910 non riesce ad iscriversi al campionato di Lega Pro, viene radiata dal calcio professionistico italiano ed è successivamente dichiarata fallita. La tradizione sportiva viene rilevata dalla neocostituita Varese Calcio Società Sportiva Dilettantistica, che si iscrive al campionato di Eccellenza.
2015-2016 – 1º nel girone A dell’Eccellenza Lombardia. Promosso in Serie D.
2017 – Il club viene scisso in due società: il Varese Calcio S.r.l., deputato a gestire la prima squadra, e la controllata Varese Calcio S.S.D. a r.l., cui è avocato il settore giovanile.
2017-2018 – 18º nel girone A della Serie D. Retrocesso in Eccellenza dopo aver perso i play-out.
2019 – La Società Sportiva Dilettantistica Varese Calcio S.r.l. non si iscrive a nessun campionato ed è successivamente dichiarata fallita per insolvenza dal Tribunale di Varese.
All’atto della nascita del club, esso adottò casacche di colore viola abbinate a pantaloncini e calzettoni di colore bianco[16]. Nel 1926, al fine di meglio richiamare il blasone cittadino, il colore dominante divenne il rosso[17][18].
Tradizionalmente le maglie principali della squadra presentano il rosso quale colore dominante e il bianco come tinta complementare per i dettagli (perlopiù colletto, spalline, fianchi e orli). Nel corso della storia non sono bensì mancate soluzioni stilistiche diverse e peculiari: tra le prime il template sbarrato adottato a più riprese tra gli anni 1960 e 1970 e il palo verticale a striscioline bianco-rosse sulla parte sinistra del torso delle casacche Admiral in uso nell’annata 1978-1979. Rappresentativi degli anni 1980 sono i modelli Adidas, dai più “classici” (con le tipiche tre righe parallele su spalle e maniche abbinate a sottili pinstripes verticali) ai più “spregiudicati” (con le tre righe disposte in posizione orizzontale sul petto e le pinstripes diagonali o trasversali, oppure il modello con maniche e spalle bianche della stagione 1984-1985). Negli anni 1990 si assiste ad una proliferazione di motivi decorativi geometrici traslucidi tono-su-tono, nonché ad ulteriori esperimenti come la casacca Umbro con un largo “palo” rosso centrale e maniche e fianchi completamente bianchi adottata nella stagione 1994-1995. All’insegna della semplicità sono invece le casacche degli anni 2000, periodo che comunque annovera esperimenti grafici singolari, quale la larga V bianca sul petto (analoga a quella storicamente adottata dal Lugano) apparsa nella stagione 2014-2015[19][20].
La seconda divisa adotta da prassi il medesimo aspetto della prima, ma a colori invertiti: il bianco domina sul rosso. Non sono tuttavia mancati nemmeno per essa creazioni singolari, quali la casacca in tinta unita azzurrina della stagione 1981-1982 e la maglia blu rifinita in bianco del biennio 1984-1985. Anche i colori bianco-rossi sono stati talora abbinati in modo peculiare, come nella divisa del 1999-2000 (con un disegno a forma di Y sul torso), la larga fascia rossa trasversale del 2000-2001 o la croce rossa a tutta larghezza (ispirata alla bandiera cittadina) apparsa sul frontale delle divise esterne tra il 2013 e il 2015[19][20]. Tra il 2012 e il 2015 le maglie bianche vennero impiegate in via preferenziale anche nelle gare casalinghe, al fine di far meglio risaltare il marchio dello sponsor principale[21].
Vario è invece lo stile adottato dalle terze maglie (qualora previste dai contratti di sponsorizzazione) e dalle divise dei portieri: nella prima categoria si annoverano la maglia gialla dell’annata 1995-1996, la rosso-nera del 1999-2000, il template a strisce verticali giallo-nere della stagione 2000-2001, le divise nere (variamente rifinite in rosso, bianco e talora oro) adottate nel quinquennio 2010-2015 e la casacca viola (celebrante le origini del club) adottata nella stagione 2015-2016[19][20]. Per le maglie dei portieri viene particolarmente apprezzato dalla tifoseria il colore giallo, stabilmente impiegato dagli estremi difensori bosini nella seconda metà del XX secolo in corrispondenza coi maggiori successi sportivi del Varese[22].
Peculiari sono infine le soluzioni adottate nelle stagioni 2016-2017 e 2017-2018: nel primo caso, sul fianco sinistro di tutte e tre maglie previste per i giocatori di movimento è apposta la serigrafia dell’effigie di San Vittore il Moro (patrono di Varese) a cavallo, al fine di celebrare il bicentenario dell’attribuzione del titolo di città al comune bosino[23]. Nel secondo caso invece i completi (maglie e pantaloncini) sono attraversati frontalmente da un gioco di linee ricurve e diritte sfalsate e di spessore differente, risultando così funzionalmente collegate alla brand identity (includente il complesso del materiale promozionale e delle campagne di fidelizzazione) lanciata dal club nell’estate 2017[24].
Simboli ufficiali
Stemma
In oltre un secolo di esistenza, l’emblema della squadra ha subìto varie modifiche ed aggiornamenti. I dettagli presenti pressoché in tutte le varianti adottate sono tuttavia la lettera V di Varese e i colori bianco-rossi.
I primi emblemi erano utilizzati essenzialmente per i materiali promozionali e/o di comunicazione del club, nonché in circostanze formali (ricami su gagliardetti e abiti di rappresentanza); non era invece prevista la loro applicazione sulle divise da gioco (ove invece poteva apparire la denominazione sociale, in forma testuale). Ecco di seguito una carrellata dei marchi più vetusti conosciuti.
Stemma adottato tra il 1927 e il 1946
Stemma adottato nella stagione 1964-1965.
Stemma adottato nella seconda metà degli anni 1960.
Stemma adottato nella stagione 1967-1968.
Stemma adottato nelle stagioni 1969-1970 e 1970-1971.
Stemma adottato nella stagione 1971-1972.
Stemma adottato nella stagione 1974-1975.
Stemma adottato nella stagione 1979-1980.
Stemma adottato nei primi anni 1980.
Nel 1983 per la prima volta lo stemma sociale fu ricamato sulle maglie da gioco: esso era di forma circolare e presentava al centro una stilizzazione del monogramma VC (Varese Calcio) in rosso, affiancata da un pallone da calcio.
Dal 1988 al 2004, con l’assunzione della denominazione Varese Football Club, lo stemma presentò il monogramma VFC, modellato a stilizzare una figura umana nell’atto di calciare un pallone. Di tale stemma vennero declinate due versioni.
Il fallimento del Varese F.C. e la nascita dell’A.S. Varese 1910 comportarono l’introduzione di un nuovo emblema, raffigurante una V inscritta in un cerchio, con al centro un pallone da calcio e in alto il nome del club.[25] Fino al 2008 la V era di colore rosso, così come il nome della squadra, il cerchio era bianco e il pallone raffigurato era di tipo “moderno” (con struttura ad esagoni e pentagoni bianco-neri).[25] A seguire lo stemma venne modificato con un’inversione dei colori (V bianca su sfondo rosso), un diverso carattere tipografico per le scritte (a loro volta bianche)[25] e la sostituzione del pallone con un modello di tipo “antico” (struttura a 18 strisce cucite su fasce di 3 ciascuna, tutte di colore bianco).[25] In occasione del centenario del club (2010) siffatto stemma venne bordato da una fascia dorata alternata alla scritta 1910-2010 CENTO ANNI VARESE, mentre il pallone posto in mezzo alla V presentava inserti dorati.[25]
Stemma utilizzato dal 2004 al 2008.
Stemma utilizzato dal 2008 al 2015.
Stemma utilizzato nel 2010, in occasione del centenario del club.
Nel 2015, a seguito della rifondazione della società col nome di Varese Calcio SSD, il logo è stato ridisegnato richiamandosi all’identificativo usato dalla Varese Sportivaanni 1930 (a sua volta ricalcante lo stemma araldico della città): l’emblema consiste pertanto in uno scudo troncato di bianco e rosso al palo bianco, con profili e bordi rossi, una V rossa inscritta nella metà inferiore e la denominazione sociale posta in capo all’insieme.[26]
Nel 2018 con il cambio di proprietà lo stemma viene semplificato in una V che si fonde con una A (entrambe di colore rosso), le due lettere iniziali della città di Varese. Al termine della stagione il nuovo logo cade in disuso a seguito del fallimento.[27]
Stemma utilizzato dal 2015 al 2018.
Stemma utilizzato nella stagione 2018-2019
Inno
Negli anni 1960 il club adottava come inno un brano intitolato Dai… forza Varese, scritto da Antonietta Calderoni Alexis[28].
Nel 2012, durante la presidenza di Antonio Rosati, il cantante Rudy Neri (già membro della band Prefisso) scrisse un nuovo inno, intitolato Varese facci un gol[29], poi rimasto in uso fino al 2015, quando a seguito del fallimento e rifondazione del club, la nuova dirigenza adottò transitoriamente il brano Varés della band Trenincorsa[30][31].
Nel 2016 la società ha adottato ufficialmente come inno il brano Biancorosso il cuore, scritto ad hoc da Paolo Franchini e musicato da Luca Fraula e Alex Gasparotto (che ne è inoltre la voce)[2][3].
Nei primi decenni della sua storia il Varese svolse le proprie attività presso campi da gioco scarsamente attrezzati, siti in differenti quartieri della città: uno dei primi terreni era ubicato presso via Sanvito Silvestro, poi sostituito da un altro nel rione di Casbeno e dopo ancora dal prato della località Bettole (ove successivamente verrà edificato l’ippodromo varesino).
Nel 1935 venne finalmente inaugurato nel quartiere di Masnago lo Stadio del Littorio, provvisto di campo erboso regolamentare, velodromo e pista di atletica leggera. Il club biancorosso vi ha regolarmente disputato le gare interne, fatta salva una parentesi di pochi mesi nel 1945, allorché il temporaneo sequestro dell’impianto da parte del C.L.N. (che lo adibì a campo di concentramento temporaneo per prigionieri tedeschi e repubblichini) obbligò la squadra a trasferirsi a Induno Olona.
Lo stadio, che negli anni 1960–1970 poteva ospitare finanche 23.000 spettatori, è stato poi via via stabilizzato ad una capienza massima di poco meno di 10.000 posti.
Centro di allenamento
Cartello d’ingresso al centro sportivo di Varesello
Fin dal 1910 (anno di fondazione del club) e per oltre un secolo, il Varese non ha disposto di un centro d’allenamento stabile: nel corso della sua storia ha pertanto usufruito di varie infrastrutture dislocate in città o in provincia. Nel corso del tempo vennero presentati diversi progetti volti a dotare il club di un polo d’allenamento permanente, analogamente a quanto realizzato da vari club italiani, senza però mai giungere ad una soluzione definitiva[32][33].
Una sistemazione stabile è stata bensì raggiunta nel 2015: dopo aver usufruito ad inizio stagione di un campo in erba sintetica sito nel comune di Morazzone (effettuando gli allenamenti di rifinitura allo stadio Ossola)[34], dal mese di ottobre tutte le selezioni societarie (eccetto la scuola calcio) hanno sostenuto le sedute d’allenamento presso il centro sportivo di via Majano a Varese, nel quartiere delle Bustecche, di proprietà delle locali amministrazioni comunale e provinciale, che nel 2015 l’hanno aggiudicato in comodato d’uso al club biancorosso[35] in sostituzione della disciolta A.C. Varese Giovanile (club dilettantistico che ne usufruiva dal 1992)[36][37].
Il centro, precedentemente noto con la denominazione Nelverde, è stato ribattezzato Varesello nel dicembre 2015[38]. Esso dispone di cinque campi da calcio (da 11, 9, 7, 6 e 5 giocatori, sia coperti che scoperti) in erba naturale e sintetica, con annessi spogliatoi, palestra e infrastrutture per altri sport[33][39].
A partire dal 2015 il Varese Calcio ha inoltre provveduto (procedendo a lotti) alla ristrutturazione del centro, in collaborazione con l’Università degli Studi dell’Insubria (che usufruisce di alcuni dei campi secondari per lo svolgimento delle attività della propria facoltà di Scienze motorie e del circolo locale del CUS)[40].
Data la necessità di ulteriori e più incisivi lavori di adeguamento dell’impianto (nonché in attesa di una sua definitiva destinazione d’uso), tra il 2016 e il 2017 la prima squadra biancorossa preferisce nuovamente allenarsi in altri campi del territorio varesino, segnatamente nei comuni di Morazzone e Albizzate.
Società
Dal 12 agosto 2019 club è in liquidazione a seguito di fallimento[4].
Organigramma societario
Dal 12 agosto 2019 l’organigramma societario del club è decaduto: tutte le competenze sono nelle mani del curatore fallimentare[4].
Sponsor
Ai sensi dell’evoluzione delle normative del calcio italiano in merito alle sponsorizzazioni, fino al 1978 le maglie da gioco del Varese non recarono su di esse alcun marchio commerciale. In tale anno, dopo che la FIGC ebbe autorizzato i soli fornitori tecnici ad inserire il loro logotipo sulle casacche, la maglia del Varese venne corredata per la prima volta da uno sponsor esplicito, nella fattispecie Admiral.
Tre anni dopo, nel 1981, la Federazione autorizzò anche l’apposizione sulle maglie di marchi non collegati direttamente alla pratica calcistica: il direttore sportivo biancorosso Giuseppe Marotta si accordò allora con l’imprenditore Erminio dall’Oglio (interessato ad investire nello sport) affinché apponesse sulle divise bosine il proprio marchio Hoonved impianti di lavaggio[22]. Tale prima sponsorizzazione extrasettore, protrattasi per 4 anni, rimase particolarmente amata dal pubblico varesino, giacché coincise con un buon momento di forma della squadra, che sotto la guida di Eugenio Fascetti seppe esprimere un buon gioco e lottare per la promozione in Serie A[41].
A livello storico, il fornitore tecnico che maggiormente ha legato il proprio nome al Varese è Adidas, che ha “vestito” il club bosino per nove stagioni complessive (dal 1981 al 1988 e dal 2011 al 2013). L’azienda extrasettore più frequentemente legatasi alle maglie biancorosse è invece la catena di grande distribuzione Tigros, main sponsor del Varese per otto stagioni (dal 1987 al 1992, dal 1993 al 1995 e ancora nel 2016): il patron del marchio, Luigi Orrigoni, fu egli stesso presidente della società nel biennio 1990-1991.
Si riporta di seguito la cronologia conosciuta di fornitori tecnici e sponsor ufficiali del Varese.[19]
2014-2015 Oro in Euro[54], poi anche Unendo Energia Italiana[63]
2015-2016 Life e GaGà Milano[16], poi anche EcoNord[64]; alla 25ª giornata di campionato Tigros[65]
2016-2017 GaGà Milano, Life e API Varese[66], poi anche Outox Reset Drink[67] e Relais sul Lago[68]
2017-2018 Fuck the cancer e Fondazione Giacomo Ascoli (in Coppa Italia e in talune amichevoli prestagionali)[69], ITAL (in talune amichevoli prestagionali)[70][71], TSI Tri Source International (dalla 2ª giornata di campionato)
2018-2019 Inizialmente nessuno sponsor, poi Deacon Consulting (da settembre 2018)
Settore giovanile
Tra i maggiori successi del settore giovanile del Varese si annovera il Campionato Primavera 2010-2011, in cui la selezione under-19 biancorossa (allenata da Devis Mangia) vinse il proprio girone e raggiunse poi la finale scudetto, ove venne sconfitta per 3-2 dalla Roma dopo i tempi supplementari. Nella medesima stagione la squadra raggiunse anche la semifinale del prestigioso Torneo di Viareggio, ove venne eliminata dai pari età della Fiorentina.
Nella stagione 2017-2018 il settore giovanile del club è affidato alla Varese Calcio Società Sportiva Dilettantistica a r.l. (soggetto interamente controllata dal Varese Calcio s.r.l.) e gestisce quattro formazioni, militanti nelle categorie Juniores Nazionale, Allievi classi 2001-2002 di fascia A e Giovanissimi 2003 e 2004. Ad esse si aggiunge la Scuola Calcio, che gestisce le formazioni Esordienti (comprendente bambini da 11 a 12 anni), Pulcini (8-10 anni) e le attività di base (suddivise nelle categorie Piccoli Amici – da 5 a 7 anni – e Progetto Bimbo – da 3 a 4 anni). Il club organizza altresì attività a sfondo ludico-sportivo presso le scuole varesine[72].
Le squadre giovanili sostengono gli allenamenti e giocano le partite interne al centro sportivo Varesello alle Bustecche di Varese, mentre le attività della scuola calcio si svolgono essenzialmente in alcune palestre cittadine e sui campi accessori dello stadio Franco Ossola[73].
Allenatori e presidenti
Di seguito l’elenco degli allenatori e dei presidenti.
Il Varese negli anni sessanta e settanta lanciò numerosi calciatori destinati a ottenere significativi successi con la maglia della Nazionale italiana nel giro di pochi anni; tra gli altri Claudio Gentile e Gianpiero Marini (campioni del mondo nel 1982), cui si sarebbe dovuto verosimilmente aggiungere anche Roberto Bettega (poi fermato da un infortunio).
Angelo Volpato partecipò ai Giochi del Mediterraneo nel settembre del 1963 (il cui torneo calcistico era riservato nazionali giovanili), disputando 4 gare e realizzando 3 gol.
Giovanni Traspedini giocò un’amichevole con l’Italia B il 7 novembre 1963 contro la Bulgaria B (1-5); fu poi convocato nella gara che la nazionale olimpica disputò il 20 novembre successivo contro la Turchia (2-2), ove segnò anche un goal.
Armando Picchi (che aveva già vestito la maglia azzurra per otto volte prima di giocare nel Varese) nella stagione 1967–68 giocò le gare che videro la Nazionale italiana opposta a Cipro (5-0), Svizzera (2-2 e 4-0) e Bulgaria (2-3), tutte valevoli per la fase preliminare dell’Europeo 1968. Nella partita contro i bulgari s’infortunò gravemente.[86]
Franco Cresci disputò 6 gare (e realizzò un gol) con l’Italia Giovanile, con l’aggiunta di due gare con la selezione Under 23 (esordio il 20 dicembre 1967 contro l’Inghilterra 0-1).
Pietro Anastasi esordì nella Nazionale giovanile italiana il 23 marzo 1967 ed in Under 23 il 20 dicembre 1967. Debuttò nella nazionale maggiore l’8 giugno 1968 nella finale del Campionato europeo a Roma contro la Jugoslavia, gara che si concluse 1-1. Nella ripetizione di due giorni dopo giocò ancora e al 31′ realizzò anche uno dei due gol con cui l’Italia s’impose (2-0) laureandosi Campione d’Europa. Anastasi disputò inoltre 6 gare (con 2 gol) per l’Italia Giovanile e 4 gare (con 2 gol) per l’Italia Under 23; computando le due presenze iniziali, disputò in totale 25 presenze e marcò 8 gol con la maglia azzurra.[87] Dopo di lui nessun altro tesserato varesino sarà più convocato nella Nazionale maggiore italiana.
Giorgio Morini fu convocato nell’Italia Under 23 e schierato il 17 febbraio 1971 nella gara contro Israele vinta 2-0.
Angelo Rimbano giocò due gare nel 1969 con l’Italia Giovanile, esordendo il 16 aprile 1969 contro la Romania (1-0).
Giorgio Valmassoi giocò una gara con l’Italia Under 21 il 23 febbraio 1972 contro la Jugoslavia (1-2).[88]
Giacomo Libera giocò una gara con l’Italia Under 23 il 29 settembre 1974 contro la Jugoslavia (2-2), realizzando un gol.
Maurizio Giovannelli giocò con l’Italia Under 21 il 9 marzo 1977 contro la Norvegia A (4-1).[89]
Roberto Russo giocò con l’Italia Under 21 il 14 giugno 1979 contro la Polonia (1-1).[90]
Michelangelo Rampulla giocò due partite nel 1983 con l’Under 21 italiana, esordendo il 20 aprile 1983 contro la Spagna (2-0).[91]
Matteo Gentili, già militante nelle nazionali giovanili italiane prima di arrivare a Varese, durante il periodo bianco-rosso venne convocato più volte nella nazionale Under-21, partecipando al Mondiale Under-20 2009.[92]
Mattia Mustacchio venne convocato nell’Italia Under 21 per le partite di qualificazione all’Europeo 2011 contro la Bosnia Erzegovina del 3 settembre 2010 e contro il Galles del 7 settembre 2010; nella seconda gara segnò il gol-qualificazione.[93]
Alessandro Scialpi venne convocato nell’Italia Under 19 per le partite di qualificazione all’Europeo 2010 di categoria contro la Lettonia il 7 ottobre 2010, contro le Isole Fær Øer il 9 ottobre 2010 e contro la Croazia il 12 ottobre 2010.[94]
Luca Forte nel maggio del 2014 venne convocato nell’Italia Under 20 per un’amichevole contro la Virtus Entella.
Leonardo Capezzi venne convocato nel gennaio 2015 nell’Italia Under 20 per un’amichevole contro la Rappresentativa Under 21 di Lega Pro.
Jasmin Kurtić il 23 maggio 2012 esordì con la maglia della nazionale slovena, contro la Nazionale di calcio della Grecia, a Kufstein, in Tirolo, Austria, realizzando anche quello che ad oggi è il suo unico gol con la nazionale di calcio della Slovenia, mentre era ancora tesserato per la squadra prealpina.
La Nazionale italiana in totale ha utilizzato dodici giocatori del Varese, per un computo di 6 presenze e un gol per la Nazionale maggiore, 8 presenze per la Nazionale B e 24 per quelle giovanili.
Il 24 gennaio 2010, a seguito della vittoria casalinga contro il Pergocrema (2-1), i biancorossi hanno fissato il record di vittorie consecutive nei campionati nazionali italiani (11, superando il previgente primato di 9 vittorie appartenente all’Ascoli)[104].
Dal 7 settembre 2008 (allorché l’Olbia si impose per 0-1 nella prima giornata del campionato di Seconda Divisione) al 14 agosto 2011 (ove l’Avellino vinse per 0-1 in Coppa Italia) il Varese ha inoltre accumulato 62 partite interne ufficiali – tra campionati e coppe – senza subire sconfitte[105].
Il movimento ultras a Varese si sviluppò a partire dal 1974, allorché dal club Giovani Biancorossi Gazzada si scissero i Boys, che per i 24 anni seguenti furono la compagine-guida del tifo radicale biancorosso.[106] Ad essi si aggiunsero poi i Viking nel 1990, seguiti da Scossi, Varese Front e il Campari Group. Dal punto di vista politico-ideologico, la tifoseria radicale varesina (la cui sede è la curva nord dello stadio Franco Ossola) si è sempre attestata su posizioni di estrema destra[106].
Verso la fine del XX secolo, dopo lo scioglimento dei Boys, il ruolo di gruppo leader del movimento ultras[106] passò ai Blood & Honour, gruppo nato nel 1998, il cui nome richiama il motto Blut und Ehre – in tedesco “sangue e onore” – della Hitlerjugend, la gioventù hitleriana[107] (dettaglio che, unitamente alla simbologia e al linguaggio adottato, caratterizzato da forme espressive frequentemente razziste e neo-nazifasciste, ne rimarca la palese connotazione ideologica di matrice destroide).[108][109] La vita del gruppo è stata caratterizzata da episodi violenti e controversi, come l’uccisione del capo storico Saverio Tibaldi, avvenuta in Spagna nel 2003 in circostanze non chiarite;[108][109] nel corso degli anni, vari affiliati sono inoltre stati inquisiti e condannati per reati di vario genere, quali spaccio di sostanze stupefacenti[108][110] e aggressioni verbali e fisiche a sfondo razziale[111][107][108][109].
Nei primi anni duemila i Blood & Honour furono affiancati dagli Irriducibili e dal più moderato Gruppo Comodo (con quest’ultimo che era solito seguire le partite interne dal settore distinti e non dalla curva).[106] Entrambi i gruppi ebbero vita breve e si sciolsero entro il 2011.[106]
Il tifo per il Varese è molto radicato anche al di fuori del territorio comunale: molti club organizzati (sia d’ispirazione ultras che moderata) affiliati alla società sono infatti dislocati nei comuni della relativa provincia.[106][112]
La tifoseria varesina ha stretto tre rapporti di gemellaggio, con la tifoseria dell’Inter (in particolare col gruppo dei Viking)[106], con gli ultras del Saronno, capeggiati dal gruppo Fronte Ribelle Saronno[106] e col gruppo Ultra Yomus del Valencia. Sovente le suddette tifoserie presenziano agli incontri delle squadre consociate, scambiandosi pubblico e striscioni, ed organizzano eventi in comune[113][114].
Per quanto riguarda le rivalità risulta particolarmente accesa quella contro gli ultras del Como; ulteriori rapporti tesi si registrano inoltre nei confronti dei supporters di Verona, Pro Patria, Legnano, Cremonese, Sampdoria, Casale e Milan.[106]