Triestina

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Club History

L’Unione Sportiva Triestina Calcio 1918 (più comunemente nota come Triestina) è una società calcistica italiana con sede nella città di Trieste, costituita nel 2016. Il club ha ripreso il titolo sportivo della US Triestina, nata il 2 febbraio 1919 (dopo un accordo preliminare datato 18 dicembre 1918) dalla fusione dei club FC Trieste e CS Ponziana.[1] Milita nel campionato di Serie C, il terzo livello del campionato italiano.

Nell’agosto 2012, in forza dei 74 campionati professionistici a cui partecipò il sodalizio alabardato, e in applicazione dell’articolo 52 comma 10 delle NOIF, la FIGC permise l’iscrizione in Eccellenza alla nuova società, rilevando il titolo sportivo della vecchia. Al momento della nascita la società ha avuto in affitto dai tifosi lo stemma[2] dello storico sodalizio, l’Unione Sportiva Triestina, che militava in Lega Pro Prima Divisione nella stagione 2011-2012 e che, fallita nel corso del 2012, non fu successivamente reiscritta ad alcun campionato. Nel 2014 i tifosi, proprietari del marchio, ne hanno revocato la concessione gratuita alla società, a causa della scarsa fiducia verso la proprietà.[3] Tale significativo gesto è stato ripetuto l’anno seguente per la medesima motivazione.[4]

È l’unica società non avente sede sul territorio italiano ad aver militato nella Serie A a girone unico: dal 1947 al 1954, infatti, la città fece parte del Territorio Libero di Trieste, separato dall’Italia.

Per ben 5 volte una squadra si è laureata campione d’Italia matematicamente giocando la partita decisiva contro la Triestina. È accaduto per tre volte al Bologna (1935-361936-37 e 1940-41), una all’Inter (1953-54) e una alla Fiorentina (1955-56).

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Dalla nascita all’approdo in Serie A[modifica | modifica wikitesto]

La società è nata ufficialmente il 2 febbraio 1919 dalla fusione di due squadre della città, il Ponziana e il Foot-Ball Club Trieste. I due club condividevano quale campo di gioco la Piazza d’Armi di una caserma Austro Ungarica di Piazza Dalmazia, posta nei pressi dell’attuale Piazza Guglielmo Oberdan. Il Comando Militare di Trieste, al fine di limitare gli inconvenienti che derivavano da tali frequenti incontri, proibì inizialmente l’uso della Piazza ai due sodalizi. Successivamente, il 18 dicembre 1918, fu raggiunto un compromesso: l’autorità avrebbe acconsentito all’utilizzo della Piazza d’Armi per finalità sportive, a patto che le due società si fondessero. L’accordo avvenne nello storico caffè Battisti sito in viale XX settembre 32. Il 19 gennaio 1919 avvenne la costituzione del triumvirato, composto dai dirigenti Bertazzoni, Fonda e Vaccari, il quale avrebbe guidato la nuova compagine. Il 2 febbraio 1919 all’assemblea ufficiale la società viene definitivamente istituita con la denominazione Unione Sportiva Triestina.[1]

In tempi relativamente ridotti, il sodalizio riesce a scalare le varie categorie del calcio italiano. Nel 1922 perde per 1-0 lo spareggio per la promozione in seconda Divisione (l’attuale Serie B) contro la Monfalconese. Ancora oggi, nella città della Bora si ricorda tristemente l’autorete di Pahnke Volker. Nel 1924 conquista la promozione, dopo una drammatica finale contro la Pro Gorizia; nel 1926, a seguito della ristrutturazione dei campionati passa alla prima Divisione, che di fatto però era sempre la Serie B. Nel 1928 conquista l’accesso alla Divisione Nazionale (la Serie A ante girone unico) a causa del fatto che la Fiorentina era stata inserita nel girone meridionale per acconsentirle di accedere più facilmente alla promozione; iI viola giunsero però secondi nel loro girone e videro sfumare la promozione. Leandro Arpinati, presidente federale, nell’ambito della progettata riforma dei campionati, promosse perciò d’ufficio tutte le seconde classificate, tra cui la Fiorentina ma anche il Venezia, ed in più pure la Fiumana e la Triestina, per motivi politici di rappresentanza delle province orientali dopo la Grande Guerra. Quell’anno la Triestina sembra anche sul punto di fondersi con le altre due massime realtà calcistiche cittadine, l’Edera e il rinato Ponziana: la fusione tra Edera e Ponziana, che darà vita all’ASPE Trieste (Ass. Sportiva Ponziana Edera), non coinvolgerà alla fine la formazione rossoalabardata.

Al termine del campionato 1929 viene istituita la Serie A a girone unico con le prime otto squadre dei due gironi della Divisione Nazionale.[5] Arrivando nona la Triestina non avrebbe diritto a parteciparvi. Fortuna vuole però che nel gruppo B Lazio e Napoli finiscano entrambe all’ottavo posto e che una serie di spareggi fra le due squadre non riesca a determinare a chi spetti il diritto alla Serie A. La FIGC decise allora, anche per non far perdere la massima serie a qualche piazza importante, di far accedere entrambe alla Serie A, ripescando poi pure la Triestina onde evitare un campionato con un numero dispari di squadre.[5]

Triestina, presenza fissa della Serie A[modifica | modifica wikitesto]

Da quel momento l’US Triestina partecipò alla Serie A ininterrottamente fino al campionato 1956-1957.

Nel 1929-1930 la Triestina conquistò la salvezza, impreziosendo il campionato con una vittoria a Milano contro l’Ambrosiana-Inter, destinata a vincere lo scudetto.[6] In quel campionato esordì Piero Pasinati, che diventerà il recordman di presenze con la maglia alabardata: 347, spalmate su tredici stagioni. In quella squadra già giocava il triestino Nereo Rocco: è stato prima un importante giocatore, poi allenatore. Fu il primo giocatore alabardato a vestire la maglia della nazionale italiana.

L’anno successivo farà il suo esordio con la maglia rossoalabardata un altro grande giocatore, destinato, come Pasinati, a vincere i mondiali del 1938: Gino Colaussi. Da segnalare un’altra roboante vittoria contro l’Ambrosiana-Inter: 5-0.[7] Da ricordare che nel 1931-1932 Amedeo III Duca d’Aosta, residente in città, divenne presidente onorario del sodalizio.[8]

Il 25 settembre 1932 venne inaugurato il nuovo stadio cittadino, destinato a sostituire il campo di Montebello. Lo stadio, che fino al 1943 si chiamerà “del Littorio”, venne inaugurato con il match Triestina-Napoli (risultato finale 2-2). La Triestina al termine della stagione chiuderà con un lusinghiero ottavo posto.[9]

Dopo due stagioni chiuse nella parte medio-bassa della classifica (anche se nel 1935 riuscì ad espugnare Bologna, battendo la squadra più forte d’Europa dell’epoca[10]), la Triestina seppe nel 1935-1936 superarsi e conquistare la sesta piazza.[11]

Nereo Rocco, mito del calcio triestino, fu giocatore alabardato negli anni 1930 e poi allenatore della squadra nel secondo dopoguerra

Questo ottimo risultato venne ottenuto nuovamente nella stagione 1937-1938. Questa volta la squadra alabardata riuscì anche ad inserirsi nella lotta per il titolo. A tre giornate dal termine, dopo aver piegato in casa la Juventus (2-0 davanti a 20 000 tifosi), la Triestina si ritrovò terza in classifica a due punti dalla vetta, dove si trovava proprio la squadra torinese. Nelle ultime tre giornate, però, la squadra riuscì ad incamerare solo un punto.[12] A consolazione del mancato scudetto ben tre giocatori della Triestina vennero chiamati da Vittorio Pozzo nella vincente spedizione in Francia per i mondiali di calcioPiero PasinatiGino Colaussi e Bruno Chizzo.

Nel 1938-1939, in maniera inaspettata, la Triestina si trovò a dover lottare per non retrocedere in Serie B. La squadra si salvò solo per il miglior quoziente reti rispetto a Livorno e Lucchese, dopo un pareggio contro la Juventus all’ultima giornata di campionato.[13] Anche nel 1939-1940 la Triestina non disputò un campionato brillante. Vi è solo da segnalare che riuscì nell’impresa di vincere a Torino contro la Juventus per 6-2.[14] Nel 1940-1941, dopo esser stata quintultima al termine del girone di andata, la squadra chiuse il campionato al nono posto.[15]

Il campionato successivo registrò un evento mai più accaduto per la formazione alabardata. Alla quinta giornata si ritrovò da sola in testa al campionato dopo una vittoria contro il Napoli. L’attaccante Francesco Cergoli s’infortuna all’ottava giornata, chiudendo il suo campionato. La squadra otterrà l’ottavo posto finale.[16]

Nel 1942-1943 la Triestina fu nuovamente sull’orlo della retrocessione. Al termine del campionato si classificò tredicesima a pari punti con Bari e Venezia. Solo dopo aver vinto un torneo di qualificazione contro di loro poté acquisire la certezza della permanenza nella massima categoria.[17] Nel 1943-1944 il campionato non venne disputato. Vi fu un torneo dell’Alta Italia, diviso in gironi regionali e finale interregionale fra le vincenti. Dopo aver passato il primo turno contro squadre regionali, la Triestina venne eliminata nel girone di semifinale dal Venezia. Nel 1944-1945, di fatto, non vi fu attività sportiva da parte della US Triestina.

Gli anni di Rocco[modifica | modifica wikitesto]

Il primo campionato del dopoguerra venne giocato in due gironi a base geografica. La Triestina si piazzò ottava nel campionato Alta Italia e non poté accedere alla fase finale che attribuì lo scudetto.[18] Nel 1946-1947 la Triestina fu costretta dalle autorità militari anglo-americane, che governavano a Trieste, a disputare le prime partite casalinghe della stagione allo Stadio Moretti di Udine. Un’altra squadra cittadina, l’Amatori Ponziana, disputava infatti il campionato jugoslavo: gli anglo-americani, per evitare incidenti, le avevano vietato di giocare in città, e per evitare polemiche, vietarono anche alla Triestina di giocare a Trieste. Il campionato fu disastroso, la squadra si classificò all’ultimo posto ma venne ripescata dalla FIGC, con delibera del 29 luglio 1947, proprio per le difficoltà sopraggiunte nella stagione.[19] La FIGC decise di allargare il campionato successivo a 21 formazioni.

Nella stagione successiva, il 1947-1948, la Triestina passò nelle mani di Nereo Rocco; egli impostò la squadra con un rivoluzionario mezzo sistema, modulo in pratica precursore di quello all’italiana. La squadra conquisterà il secondo posto, a pari merito con Juventus e Milan, totalizzando 49 punti, alle spalle solo del Grande Torino, che di punti ne fece 69, ottenendo così il miglior piazzamento della sua storia. In quell’annata storica la Triestina rimase imbattuta in casa e perse solo otto delle quaranta partite disputate nel corso del campionato. Cosa curiosa, saranno solo 15 i calciatori impiegati da Rocco nella stagione.[20]

Nel 1948-1949 la Triestina disputò un altro buon campionato, sempre guidata da Rocco. In questa stagione la Triestina conseguì anche la vittoria più ampia mai ottenuta: 9-1 contro il Padova, proprio all’indomani della tragedia di Superga.[21] A Superga perì anche Giuseppe Grezar, al quale sarà dedicato nel 1967 lo Stadio Comunale.

Dopo la stagione 1949-1950, conclusa all’ottavo posto, Nereo Rocco verrà allontanato e sostituito in panchina da Béla Guttman. Solo all’ultima giornata, dopo aver battuto il Novara, la Triestina saprà guadagnarsi la salvezza.[22] La stagione successiva sarà ancora più drammatica, con la squadra giuliana salva solo dopo gli spareggi contro la Lucchese (3-3 nella prima gara a Milano e poi 1-0 a Bergamo) e il Brescia, secondo della Serie B, (1-0 a Valdagno).[23]

Béla Guttman impartisce una lezione di tattica ai giocatori triestini

Nel 1952-1953 la salvezza venne raggiunta con meno patimenti e venne fatto esordire in serie A Cesare Maldini;[24] nell’estate del 1953 venne richiamato a guidare l’alabarda nuovamente Nereo Rocco. La seconda avventura del tecnico però non fu fortunata, tanto che venne esonerato dopo la ventunesima giornata, a seguito di una sconfitta pesante in casa contro il Milan (0-6). Il suo sostituto, Feruglio, guidò gli alabardati a due comode salvezze consecutive (1953-54[25] e 1954-55[26]). Nel 1955-1956 venne esonerato per far posto a Piero Pasinati. La squadra disputò fino ad aprile un buon campionato, poi ci fu una lunga serie di sconfitte nella parte finale della stagione, che però non impedirono di ottenere l’ennesima salvezza.[27]

Il declino[modifica | modifica wikitesto]

Il 1956-1957 segnerà la prima retrocessione della squadra giuliana in Serie B. Dopo un buon girone di andata, la squadra si scioglierà come neve al sole nel ritorno. La partita decisiva venne disputata il 16 giugno 1957: la Triestina venne sconfitta dall’Atalanta per 1-0 (gol di Mion).[28] L’anno seguente, 1957-1958, la Triestina seppe riconquistare immediatamente la Serie A. Guidata da Aldo Olivieri, la formazione rossoalabardata disputò un ottimo campionato e riuscì anche a lanciare in nazionale Gianfranco Petris. La vittoria decisiva venne ottenuta contro il Cagliari alla penultima giornata.[29]

L’anno seguente, però, fu di nuovo retrocessione nella serie cadetta. Quello del 1958-59 è tuttora l’ultimo campionato di massima divisione disputato dalla formazione rossoalabardata. Il 7 giugno 1959, con un pareggio per 2-2 in casa del Padova del suo idolo Nereo Rocco, la Triestina diede l’addio alla massima serie.[30]

L’anno successivo la Triestina sfiorò la promozione chiudendo al quarto posto, un solo punto dietro al Catania giunto terzo. Fatale la sconfitta con il Marzotto Valdagno alla terzultima giornata.[31] Nel giugno di quell’anno partecipò alla prima edizione della Coppa delle Alpi, contribuendo alla vittoria dell’Italia. Nel 1960-61 la Triestina retrocedette per la prima volta nella sua storia nella terza serie. Arrivò terzultima e perdette a Ferrara lo spareggio con il Novara.[32] Andata in vantaggio, venne ripresa e poi superata nei supplementari dai piemontesi. Al termine della stagione Leo Brunner cedette la presidenza al conte Guarnieri. Pronta risalita nella serie cadetta nella stagione 1961-62, con Enrico Radio in panchina. La gara decisiva per la promozione, Triestina-Biellese, giocata il 3 giugno 1962, portò allo stadio oltre 19 000 spettatori.[33] La promozione però fu solo un fuoco di paglia. Gli anni seguenti, infatti, regaleranno poche soddisfazioni ai tifosi, con una squadra mai capace di lottare per la promozione in Serie A. Nel 1965 vi sarà una nuova caduta nella terza serie.[34] Questa volta per rivedere la Serie B saranno necessari altri 18 anni. Dopo alcune stagioni grigie, nel 1969 la squadra riuscirà a sfiorare nuovamente la promozione in cadetteria. Il Piacenza sarà però imprendibile per la squadra alabardata.[35]

Dalla Serie D alla Serie B[modifica | modifica wikitesto]

Dopo un buon campionato 1969-1970,[36] la Triestina conobbe nel 1970-1971 l’onta della prima retrocessione in Serie D.[37] La stagione fu subito tribolata a causa di problemi societari. Il conte Guarnieri si accordò con una cordata di imprenditori portogruaresi. Il passaggio di potere saltò a causa del timore che la formazione giuliana diventasse una semplice succursale del Venezia, società della quale il gruppo di imprenditori aveva la proprietà. Il campionato verrà concluso con la retrocessione per differenza reti peggiore rispetto alla Pro Patria. Nel 1971-1972 la Serie C venne prontamente riconquistata, merito di un girone di ritorno con ben 13 vittorie su 17 incontri.[38] Nella squadra si mise in luce un futuro campione del mondo di Spagna ’82: Gianpiero Marini. Al termine di quella stagione la Triestina affrontò una tournée in Unione Sovietica. Dopo una grigia stagione 1972-1973,[39] l’anno successivo la Triestina sprofondò nuovamente in quarta serie.[40]

Una formazione della stagione 1974-1975

La Serie D del 1974-1975 presentò alla tifoseria una interessante novità: il derby in campionato contro un’altra squadra cittadina: il Ponziana. In realtà i derby cittadini erano molto frequenti prima della riforma dei campionati nel 1929, non solo contro il Ponziana, ma anche contro altre formazioni come, per esempio, l’Edera. L’ultimo precedente risaliva al Campionato Alta Italia del 1944, nel quale la formazione alabardata aveva affrontato oltre ai “Veltri” anche il San Giusto.

Il primo match ebbe luogo il 1º dicembre 1974, davanti a oltre 20 000 spettatori. Decise l’incontro un gol del ponzianino Miorandi. Al ritorno l’incontro terminò 1-1. A fine stagione, pur se di poco, la Triestina precederà in classifica il Ponziana.[41] Il ritorno in C verrà festeggiato al termine della stagione 1975-1976. Il campionato fu una vera e propria marcia trionfale per i rossoalabardati, che conquistarono la promozione con quattro turni di anticipo, ottenendo al termine della stagione ben 52 punti dei 68 teoricamente disponibili.[42] Dopo due stagioni in chiaro-scuro si giunge all’annata 1977-78. Al termine della stagione, a causa della riforma dei campionati, nascerà la Serie C1, alla quale parteciperanno le prime 12 formazioni di ciascun girone della Serie C. La Triestina fu capace di agguantare la neocostituita categoria, anche se la stagione sarà contrassegnata da una pesante sconfitta (6-0) il 12 marzo 1978 nel derby regionale con l’Udinese.[43]

Il campionato 1978-1979 rappresenterà per la compagine alabardata l’anno dell’illusione. Infatti la squadra condusse un ottimo campionato, vanificato alla penultima giornata da una sconfitta casalinga contro il diretto rivale, il Parma, guidato da Cesare Maldini e nel quale si stava mettendo in luce il giovane Carlo Ancelotti. Il gol decisivo venne firmato da Bonci. A fine campionato Parma e Triestina, appaiate al secondo posto, furono costrette ad uno spareggio che si disputò il 17 giugno 1979 a Vicenza. I ducali s’imposero per 3-1 dopo i tempi supplementari.[44] L’anno successivo la Triestina si aggiudicò il primo torneo della sua storia: la Coppa Anglo-Italiana. Gli inglesi del Sutton United FC vennero piegati ai calci di rigore il 15 maggio 1980 nella finale disputata allo Stadio Giuseppe Grezar, con Fulvio Varljen allenatore. Alla ventisettesima giornata di campionato, infatti, venne esonerato il tecnico Vasco Tagliavini che guidava la squadra alabardata dal 1974.[45]

Persa la volata promozione nel 1980-1981 (con in panchina Ottavio Bianchi),[46] nel campionato successivo arrivarono a Trieste due figure che saranno fondamentali per la riconquista della Serie B dopo 18 anni: a guidare gli alabardati è chiamato l’allenatore Adriano Buffoni, mentre in attacco viene acquistato Franco De Falco.

Il campionato 1981-1982 si chiuse con un onorevole quinta posizione, che dette diritto alla squadra giuliana di disputare nuovamente la Coppa Italia, manifestazione da cui mancava dall’edizione del 1964-1965.[47] Il 1982-1983 fu l’anno della tanto agognata promozione in Serie B. La cavalcata iniziò subito bene, con la Triestina capace di vincere cinque delle prime sei partite. Venne sconfitta soltanto alla settima giornata a Rimini (squadra guidata da Arrigo Sacchi) e all’undicesima a Padova. La promozione verrà conquistata matematicamente a quattro giornate dal termine, sconfiggendo il Parma per 2-1. Franco De Falco conquisterà il titolo di capocannoniere con ben 25 reti realizzate.[48] Al termine della stagione l’imprenditore Raffaele De Riù rileverà la società da Giorgio Del Sabato. Nel 1983-1984 la squadra, dopo un avvio stentato, riuscì a garantirsi una comoda salvezza.[49] In Coppa Italia la Triestina passò il primo turno, ma venne eliminata negli ottavi di finale dall’Udinese di Zico (0-0 a Trieste, 2-0 a Udine). La gara di andata venne funestata da incidenti, a seguito dei quali perì il giovane tifoso Stefano Furlan[50]. A lui venne poi intitolata la Curva Sud del nuovo stadio.

La Serie A sfiorata e le penalizzazioni[modifica | modifica wikitesto]

Il portiere Enrico Nieri alla Triestina nel 1983.

Con la stagione 1984 terminò la prima parentesi di Adriano Buffoni sulla panchina alabardata. Per sostituirlo venne chiamato Massimo Giacomini, già tecnico di Udinese, Milan, Torino e Napoli, nonché giocatore alabardato. La squadra disputò un ottimo campionato, ma gettò al vento la possibilità di venire promossa, pareggiando alla penultima giornata in casa contro il Monza. L’attaccante Giorgio De Giorgis fallì anche un calcio di rigore. Nell’ultima di campionato, la Triestina uscì sconfitta da Campobasso.[51]

Nel 1985-1986 al timone della squadra arrivò il tecnico veneto Enzo Ferrari, reduce da una stagione sulla panchina di una squadra della Liga spagnola, il Real Saragozza. La Triestina partì in modo autorevole (tre vittorie di fila nelle prime tre gare) e lottò nuovamente per tutta la stagione nella parte alta della classifica. Con una vittoria a Pescara nell’ultima giornata agguantò la quarta posizione in coabitazione con l’Empoli e dietro al Vicenza.[52]

Proprio la squadra veneta era stata da poco coinvolta nel secondo scandalo calcioscommesse, per cui appariva certa la necessità di uno spareggio fra toscani e giuliani per determinare la terza formazione da promuovere in Serie A. Da lì a poco, però, anche la Triestina sarà coinvolta nello scandalo e penalizzata di un punto per la stagione 1985-1986 (sufficiente per non regalare agli alabardati la terza posizione assoluta) e di quattro per la stagione successiva. Nel 1986-1987, pure se penalizzata, la squadra riuscirà a salvarsi.[53] Anche nella stagione 1987-1988 la Triestina partì con una nuova penalizzazione di cinque punti per un episodio di illecito sportivo che coinvolse anche l’Empoli e riferito alla stagione 1985-1986. Questa volta la penalizzazione risultò troppo pesante per la compagine guidata per il terzo anno di fila da Enzo Ferrari, che arrivò penultima e retrocedette. Da ricordare che con quest’ultimo alla guida la squadra non vinse in trasferta per due annate consecutive.[54]

La rosa alabardata che sfiorò il ritorno in Serie A nella stagione 1985-1986.

L’anno successivo venne riconquistata immediatamente la serie cadetta. Con un triestino in panchina, Marino Lombardo, i rossoalabardati, nuovamente guidati da De Falco in attacco, grazie ad un finale di campionato giocato alla grande (quattro vittorie di fila nelle ultime quattro gare) ritrovarono la Serie B. Il match decisivo venne disputato a Ferrara contro la SPAL (risultato 1-0, gol di Papais).[55]

Il nuovo stadio e il fallimento[modifica | modifica wikitesto]

Dopo due sole stagioni la Triestina tornò in Serie C1.[56] Anche la stagione 1991-1992 non fu particolarmente brillante a causa di un campionato troppo altalenante.[57]

Nel 1992-1993 l’entusiasmo per l’inaugurazione del nuovo stadio e prezzi veramente convenienti spinsero oltre 12 000 tifosi a sottoscrivere l’abbonamento. La squadra, guidata da Attilio Perotti, cominciò il campionato in maniera più che positiva, ma, ironia della sorte, una volta inaugurato lo Stadio Nereo Rocco[58][59] e cominciatovi a giocare, perse brillantezza e non riuscì a riportare la Serie B a Trieste.[60] Qualcuno parlò quasi di una “sindrome del Rocco”. Nell’anno 1993-1994 Adriano Buffoni, protagonista della promozione del 1982-1983, venne richiamato sulla panchina giuliana, così come venne nuovamente ingaggiato Francesco Romano, centrocampista che nella Triestina della metà degli anni ottanta aveva fatto molto bene prima di diventare pedina fondamentale del Napoli di Maradona. La squadra, pur influenzata negativamente dalla crisi societaria, disputò un campionato onorevole e conquistò la Coppa Italia di Serie C contro il Perugia (1-1 al Rocco e 2-2 al Renato Curi).[61] I giocatori però non venivano pagati regolarmente, per cui misero in mora la società. La richiesta di un albergatore di veder pagato un proprio credito portò la Triestina al fallimento, che venne dichiarato il 30 giugno 1994. Non disponendo delle liberatorie dei giocatori, la squadra perse anche il titolo sportivo e venne radiata[59][62][63]. Il 27 luglio 1994 nacque perciò la Nuova Unione Sportiva Calcio Triestina, che dovette ricominciare dai dilettanti.

Dal primo fallimento alla cavalcata di Rossi[modifica | modifica wikitesto]

A seguito del fallimento la Triestina venne inserita nel girone triveneto del Campionato Nazionale Dilettanti. La stagione venne caratterizzata da un duello fra gli alabardati e il Treviso. La partita decisiva si disputò a Trieste il 7 maggio 1995 e vide prevalere i veneti per 2-1. A fine stagione la formazione giuliana sarà però ripescata in Serie C2 con delibera federale, per completare i quadri ridottisi a causa dell’esclusione dai campionati di molte società per problemi finanziari.[64]

Nel 1995-1996 la Triestina affrontò il primo campionato di Serie C2 della sua storia. La squadra rimase in tale categoria per sei stagioni. Per ben quattro volte fu capace di raggiungere i play-off promozione, ma solo al quinto tentativo riuscì a conquistare la Serie C1. Il primo anno venne eliminata dal Livorno in semifinale (Triestina-Livorno 2-3; Livorno-Triestina 1-1[65]), nel 1997-1998 dopo aver eliminato la Pro Patria (2-0 a Trieste e vittoria a tavolino a Busto Arsizio per invasione di campo), non riuscì a superare in finale, a Ferrara, il Cittadella (0-0 d.t.s.) che venne promosso in quanto meglio classificato nella stagione regolare.[66] Nel 1998-1999 il traguardo sembrò vicino. Dopo aver concluso la stagione regolare al secondo posto, la Triestina si sbarazzò della Vis Pesaro (2-2 in trasferta, 2-1 al Nereo Rocco), ma perse la finale di Mantova contro il Sandonà (0-1 d.t.s), a causa di un rigore segnato dall’ex Sandrin.[67] L’anno successivo la panchina venne affidata a Maurizio Costantini, un ex alabardato con ben 307 presenze nella Triestina. Non basteranno sette vittorie di fila tra novembre e dicembre per vincere il campionato. L’epilogo ai play-off fu nuovamente nefasto: la Triestina affrontò per il secondo anno consecutivo la Vis Pesaro in semifinale, ma venne eliminata (Vis Pesaro-Triestina 2-1 e Triestina-Vis Pesaro 1-1).[68]

Dopo sconfitte patite nei play-off di Serie C2, il neopresidente Amilcare Berti decise di affidare la panchina a Ezio Rossi. Nel 2000-2001, dopo un buon avvio di campionato, la squadra uscì dalla zona playoff, ma grazie ad una buona serie di risultati agguantò il quinto posto, sufficiente per agganciare gli spareggi promozione. Sullo slancio di questa risalita la Triestina eliminò in semifinale la Pro Patria e in finale il Mestre, guidato dall’ex tecnico alabardato Maurizio Costantini, vincendo tutte e quattro le partite dei playoff. Nella finale di ritorno, giocata allo Stadio Baracca di Mestre, segnò l’allora giovanissimo Marco Borriello.

L’anno successivo fu di nuovo promozione a seguito di un campionato giocato sempre nella parte alta della classifica e di playoff promozione disputati con grande ardore. Dopo aver regolato lo Spezia, la Triestina trovò sulla sua strada, come tante altre volte in passato in momenti cruciali della sua storia, la Lucchese. All’andata a Trieste gli alabardati si imposero per 2-0, mentre a Lucca, dopo 120 minuti drammatici, la gara termino 3-3, regalando alla Triestina la seconda promozione consecutiva. Quella gara difficilmente verrà dimenticata dai tremila tifosi giuliani giunti nella città toscana e dalle migliaia di appassionati che la seguirono in televisione. Dopo il vantaggio iniziale dei padroni di casa con Marianini e il pareggio di Del Nevo, la Lucchese chiuse in vantaggio la prima frazione di gioco grazie nuovamente a Marianini. All’inizio del secondo tempo Carruezzo, grazie a un colpo di testa, portò la Lucchese sul 3-1. Permanendo tale risultato alla fine dei tempi regolamentari, e non valendo la regola del valore doppio dei gol fatti in trasferta, vennero disputati i tempi supplementari, al termine dei quali il 3 a 1 avrebbe sancito la promozione della Lucchese. Carruezzo centrò il palo su rigore all’inizio del primo tempo supplementare, mentre poco dopo fu Gennari a ridurre lo svantaggio per la Triestina con un altro calcio di rigore. Fu poi Ciullo a fissare il risultato sul 3-3 finale[69]. La Triestina ritrovò così la Serie B dopo dodici anni di serie inferiori.

Nel campionato 2002-2003 la Triestina, grazie a un gioco molto spettacolare, riuscì per molte settimane a rimanere in testa alla classifica e si aggiudicò il titolo di campione d’inverno. Nel girone di ritorno la squadra accusò un calo e non riuscì nell’impresa storica di riconquistare la massima serie dopo oltre quarant’anni di attesa.

2003-2011: ancora Serie B[modifica | modifica wikitesto]

Il campionato successivo vide un avvicendamento sulla panchina alabardata: al posto di Ezio Rossi, passato a guidare il Torino, giunse Attilio Tesser. La squadra riuscì ad ottenere un più che decoroso posizionamento in classifica, grazie ad un ottimo girone di ritorno e al lancio di giovani interessanti come Alberto Aquilani e Davide Moscardelli.

Nel 2004-2005, sempre guidata da Tesser, la Triestina non si espresse su grandi livelli, tanto che riuscì a salvarsi solo dopo aver battuto il Vicenza nello spareggio-salvezza. Al termine della difficile stagione, il presidente Berti vendette la società all’immobiliarista veneto Flaviano Tonellotto, che si fece conoscere subito per il particolare temperamento, l’imposizione di diete macrobiotiche ai giocatori e il difficile rapporto con giornalisti e tifosi.

Durante il campionato 2005-2006 la Triestina cambiò cinque volte l’allenatore. Alla coppia Alessandro CaloriAdriano Buffoni seguirono Pietro Vierchowod, il dirigente ed ex-giocatore Franco De Falco, l’allenatore delle giovanili Vittorio Russo e Andrea Agostinelli.

Il contestato proprietario fu costretto a dimettersi il 1º febbraio 2006 a causa di una precedente condanna di bancarotta e venne sostituito alla guida della società dalla moglie Jeannine Koevoets[70]. Successivamente la magistratura allontanò la famiglia Tonellotto dalla società per i problemi finanziari causati dalla gestione societaria del presidente. Flaviano Tonellotto e consorte saranno accusati di appropriazione indebita. Il tribunale ha poi nominato amministratori giudiziari Maurizio Consoli, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Trieste, Roberto Lonzar, commercialista, e Franco De Falco, che il 7 marzo è diventato il nuovo presidente.

La crisi societaria terminò il 10 aprile, con la ricapitalizzazione della società. L’imprenditore friulano Stefano Fantinel ha sottoscritto il 79% delle azioni, seguito dalla multiutility AcegasAps con il 15%. Le altre quote sono state sottoscritte da imprenditori e personalità locali[71].

Pur nelle difficoltà societarie la squadra conquistò una salvezza abbastanza comoda, vincendo per 4-3 a Piacenza a due giornate dal termine. L’anno seguente (2006-07) la squadra fu protagonista di un campionato altalenante che si concluse con una sofferta salvezza, conquistata ancora una volta a Piacenza (1-1 grazie alla “storica” punizione di Allegretti che tra l’altro, oltre a far evitare agli alabardati i play-out, consegna la Serie A diretta, senza i play-off a Genoa e Napoli[72]). La stagione fu caratterizzata dalla penalizzazione di un punto per il ritardo nella presentazione del bilancio[73] e dall’esonero nel febbraio 2007 del tecnico Agostinelli al cui posto arriva Franco Varrella[74].

Alla fine del campionato venne esonerato il tecnico Franco Varrella e venne ingaggiato Rolando Maran[75].

Il tecnico trentino guidò gli alabardati per due stagioni. Nella prima la squadra si comportò senza particolari alti e bassi, veleggiando quasi sempre nelle acque tranquille di metà classifica. Da segnalare nell’annata 20072008 la scoperta del bomber uruguayano Pablo Granoche che alla sua prima stagione in B realizzerà ben 24 reti in 36 partite, congedandosi dal suo pubblico a quattro giornate dal termine della stagione a causa di un infortunio che lo terrà fuori dai campi da gioco per qualche mese[76].

Nel campionato 2008-2009 la Triestina ottenne un inaspettato risultato, grazie anche al forte equilibrio che regnò tra le squadre. Dopo un girone e mezzo in piena zona play-off la squadra ebbe un calo imprevisto nelle ultime giornate e, dopo le sconfitte contro Vicenza, Treviso, Empoli e Modena perse definitivamente la possibilità di approdare agli spareggi promozione.

Dopo la separazione consensuale con Maran, al termine del campionato, la guida tecnica è affidata a Luca Gotti[77]. Dopo un buon inizio seguito da una lunga serie di sconfitte, il tecnico viene esonerato il 6 ottobre 2009. Al suo posto viene ingaggiato Mario Somma[78].

Anche Mario Somma ha un buon avvio (la squadra ottiene sette risultati utili consecutivi e il passaggio del turno in Coppa Italia), ma tra la fine di novembre e l’inizio di febbraio, però viene vissuta una fase negativa con soli 4 punti in nove incontri di campionato. Dopo la sconfitta casalinga col Sassuolo, Somma viene così esonerato. Al suo posto viene ingaggiato Daniele Arrigoni. Per la terza volta con un nuovo tecnico la squadra sembra risollevarsi, ma gli alabardati chiuderanno il campionato al quint’ultimo posto e dovranno giocarsi la permanenza in B nel doppio confronto con il Padova.

Dopo lo 0-0 dell’andata la sconfitta casalinga per 3-0 condanna la Triestina alla retrocessione in Lega Pro, ma le difficoltà finanziarie di alcune società della serie cadetta – in particolare l’Ancona – lasciano aperta l’ipotesi del ripescaggio in Serie B, ufficializzato poi il 4 agosto 2010[79]. Dopo il ripescaggio, la squadra viene affidata a Ivo Iaconi per la stagione 20102011, dopo un discreto avvio la squadra accusa una pesante flessione ed i risultati negativi ottenuti nei mesi di novembre e dicembre portarono al suo esonero, a cui la società alabardata tenta di porre rimedio sostituendolo nella sosta natalizia con Sandro Salvioni che però non riesce a evitare la retrocessione in Lega Pro avvenuta matematicamente il 21 maggio 2011 in occasione della sconfitta interna contro il Vicenza per 0-1.

Il ritorno in Lega Pro, la retrocessione e il secondo fallimento[modifica | modifica wikitesto]

Il 17 agosto 2011 viene comunicata la cessione da parte di Stefano Fantinel del 50% delle sue quote al gruppo Aletti (pari al 48% delle quote totali).[80]. Il 27 agosto 2011 il Gruppo Aletti rileva il 96% delle quote azionarie della società, ed in data 3 settembre 2011 la dottoressa Cristina De Angelis viene eletta al ruolo di presidente. La conduzione tecnica della squadra viene affidata al Direttore Sportivo Antonio Recchi e all’allenatore Gian Cesare Discepoli. Il 14 ottobre l’assemblea dei soci, a seguito di un dissenso fra la presidente Cristina De Angelis e Sergio Aletti, si autonomina quest’ultimo nuovo presidente.[81]. Il 25 ottobre 2011 il tecnico Gian Cesare Discepoli viene esonerato, dopo una serie di 6 sconfitte in 9 partite, per essere sostituito da Giuseppe Galderisi.

Il 4 gennaio 2012 la Procura della Repubblica di Trieste chiede il fallimento della società per l’eccessivo peso debitorio.[82] Il 25 gennaio il Tribunale di Trieste accoglie la richiesta di fallimento. La mancata ricapitalizzazione del capitale sociale ha determinato la decisione del presidente del Tribunale civile di Trieste, Giovanni Sansone: fallimento e società in esercizio provvisorio, affidata al curatore Giovanni Turazza, un commercialista, per conservare almeno il titolo sportivo fino al termine del campionato.[83] Al termine della stagione la squadra si classifica quindicesima, dovendo così disputare i play-out contro il Latina, e dopo la sconfitta in trasferta per 2-0 e il pareggio in casa per 2-2, retrocede in Lega Pro Seconda Divisione. Il 28 maggio va deserta la prima asta per l’aggiudicazione del titolo sportivo,[84] così come la seconda il 13 giugno, infine, nell’asta conclusiva del 19 giugno 2012 la Triestina viene dichiarata fallita e cancellata dai campionati professionistici, dopo che per la terza volta nessuno ha presentato offerte al curatore fallimentare.[85]

La società è stata radiata dalla FIGC il 21 giugno 2012 in seguito alla dichiarazione di fallimento pronunciata dal tribunale di Trieste.[86]

La nascita dell’Unione Triestina 2012[modifica | modifica wikitesto]

Con il fallimento della U.S. Triestina, nel corso dell’estate vengono a formarsi due diversi sodalizi per concorrere a dare continuità al calcio cittadino. Il primo nasce il 31 luglio 2012, quando viene creata l’Unione Triestina 2012 da un gruppo di imprenditori triestini, con amministratore unico Andrea Puglia, presidente della Several Insurance Brokers[87], caldeggiata dal sindaco di TriesteRoberto Cosolini. Il successivo 3 agosto, invece, nasce Triestina per Sempre S.r.l., legata a Pietro Irneri, forte di una partnership con il presidente del SienaMassimo Mezzaroma[88]. Visti i 74 campionati professionistici cui partecipò il sodalizio alabardato, la città giuliana ha potuto chiedere l’iscrizione di un suo nuovo club in Serie D in applicazione dell’articolo 52 comma 10 delle NOIF. Solo il secondo sodalizio ha inviato la richiesta per l’iscrizione alla Serie D, mentre il primo si è limitato a chiedere quella all’Eccellenza[89].

Il 7 agosto la federazione accetta la richiesta di affiliazione e la conseguente iscrizione al campionato di Eccellenza per l’Unione Triestina 2012, bocciando l’altro progetto Triestina per Sempre[90]; a “pesare” sulla scelta della Federcalcio sono state le diverse garanzie portate dalle due cordate: mentre la prima è stata in grado di presentare subito un assegno di 100 000 euro necessario per l’iscrizione all’Eccellenza, la seconda avrebbe chiesto una dilazione per il versamento dell’assegno da 300 000 euro necessario per la Serie D[91].

Il 9 settembre 2012 la nuova Triestina, affidata a Fabio Sambaldi[92], debutta nel campionato di Eccellenza, battendo per 1-0 l’Itala San Marco. Poco dopo i tifosi del Centro di coordinamento affittano per un anno dal curatore fallimentare per 5 000 euro i diritti d’uso del vecchio stemma utilizzato dall’Unione Sportiva Triestina Calcio, concedendolo a titolo gratuito alla nuova società.[2]

Il 30 novembre l’allora amministratore delegato del Palermo Pietro Lo Monaco annuncia una collaborazione fra la Triestina e il presidente del sodalizio palermitano Maurizio Zamparini con effetto immediato e fino al 2015. L’accordo prevede la messa a disposizione di risorse in termini di elementi funzionali al progetto, in particolare gli elementi della formazione Primavera della squadra rosanero, con l’obiettivo di ottenere l’accesso ai campionati professionistici nel breve periodo e il successivo ingresso di Zamparini nella società alabardata seguito di un periodo di affiancamento;[93] il progetto viene tuttavia accantonato a inizio 2014.[94][95]

Il 23 ottobre 2012 il tecnico Sambaldi si dimette e viene sostituito da Maurizio Costantini[96]: il campionato di Eccellenza si conclude con il secondo posto a 69 punti, otto in meno del Monfalcone che vince il girone. La Triestina è quindi costretta a disputare gli spareggi promozione, che perderà nel doppio pareggio contro la Pro Dronero. Frattanto il 25 maggio 2013 muore Sergio Aletti, ex di Cesena e Ravenna, ma anche ultimo proprietario del club alabardato prima del fallimento del 2012[97].

Il 6 agosto 2013 la società viene ripescata in Serie D a completamento organici[98]; concluso il campionato di quarta serie al 10º posto (con Fabio Rossitto che subentra in corsa a Costantini), nell’aprile 2014 la società viene acquistata dallo svizzero/kosovaro Hamdi Mehmeti e dal camerunese Pierre Mbock, la cui gestione dura 5 mesi e contribuisce ad aggravare il dissesto societario. Complici le proteste dei tifosi, il club passa ulteriormente di mano agli imprenditori romani Pangrazio Di Piero e Marco Pontrelli. Il 24 maggio 2015 la squadra, riaffidata dopo un incredibile valzer di allenatori a mister Giuseppe Ferazzoli, si salva in Serie D vincendo i play-out contro il Dro (1-3 dopo i t.s.); l’indomani la tifoseria organizzata (CCTC e Curva Furlan) annuncia il ritiro dello storico marchio, di cui è proprietaria, esprimendo la propria sfiducia e contestazione nei confronti del vertice societario.

Un nuovo cambio di proprietà si verifica nel dicembre 2015, allorché a Marco Pontrelli subentra un nuovo gruppo imprenditoriale che affida la presidenza a Silvano Favarato. La situazione societaria tuttavia non migliora, sicché il 1º febbraio 2016 il tribunale di Trieste dichiara il fallimento del club alabardato, cui viene consentito di concludere il tribolato campionato in corso (ultimo tecnico dell’ennesimo valzer di allenatori è Roberto Bordin) mediante esercizio provvisorio.[99]

La terza rinascita: l’Unione Sportiva Triestina Calcio 1918[modifica | modifica wikitesto]

Il 12 aprile 2016 la società viene acquistata all’asta giudiziaria per la cifra di 100 000 euro da Mario Vittorio Biasin, imprenditore australiano di origini triestine, fondatore e CEO dell’impresa Metricon Home Builders e azionista di maggioranza del Melbourne Victory, club calcistico di vertice in Australia. Suo cugino, l’ex calciatore e dirigente Mauro Milanese, assume la carica di amministratore delegato.[100] La nuova proprietà si accolla anche il debito sportivo pregresso, quantificato in 250.000 euro.

In data 23 maggio 2016, su delibera della FIGC, il sodalizio viene riaffiliato con il nome di Società Sportiva Dilettantistica Unione Sportiva Triestina Calcio 1918 a r.l. (ottenendo inoltre dai tifosi la concessione d’uso dello stemma storico)[101] ed ammesso al campionato di Serie D 2016-2017.

Immagine coreografia Curva Furlan nella finale play-off 2016-2017 Triestina-Virtus Vecomp Verona

Gli alabardati (allenatore Andreucci) chiudono il campionato al secondo posto nel proprio girone, alle spalle della capolista Mestre: grazie alla successiva vittoria nei play-off (battendo prima l’Abano Terme e poi in finale la Virtus Vecomp Verona) acquisiscono il diritto di prelazione su eventuali ripescaggi

Inizialmente, preclusi dal ripescaggio per la concessione dell’affiliazione di una società ad un’altra (da Unione Sportiva Triestina 2012 a Unione Sportiva Triestina Calcio 1918), successivamente grazie ad una modifica da parte della FIGC dell’articolo 52 comma 3, grazie anche al fatto che i rossoalabardati sono stati gli unici a cambiare denominazione tra i dilettanti, videro spalancarsi di fatto le porte del professionismo dopo cinque anni dal fallimento, disputando la stagione seguente in Serie C. Nelle prime due stagioni in terza serie (la prima con mister Giuseppe Sannino, la seconda con Massimo Pavanel in panchina) la squadra coglie un undicesimo e un secondo posto, piazzamento quest’ultimo che nel 2019 la porta a disputare i playoff sino alla finale persa nel doppio confronto contro il Pisa. All’inizio della terza stagione in C, dopo una serie di risultati deludenti, la società solleva dall’incarico l’allenatore Pavanel.

Cronistoria[modifica | modifica wikitesto]

Cronistoria dell’Unione Sportiva Triestina Calcio 1918
  • 2 febbraio 1919 – Fondazione dell’Unione Sportiva Triestinadalla fusione tra il C.S. Ponziana e il F.C. Trieste.

  • 1920-1921 – 3ª nella Terza Categoria Giuliana. Perde i quarti di finale di categoria.
  • 1922 – 5ª nella Coppa Giulia FIGC. Perde lo spareggio.
Non disputa il secondo turno di Coppa Italia.
  • 1922-1923 – 3ª nella Terza Divisione Giuliana.
  • 1923-1924 – 4ª nella Terza Divisione Giuliana. Ammessa in Seconda Divisione per delibera FIGC.
  • 1924-1925 – 7ª nel girone D della Seconda Divisione Nord.
  • 1925-1926 – 6ª nel girone D della Seconda Divisione Nord. Nell’ambito della riforma dei campionati viene affiliata al Direttorio Divisioni Superiori.
  • 1926-1927 – 3ª nel girone B della Prima Divisione Nord.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia.
  • 1927-1928 – 4ª nel girone A della Prima Divisione Nord. Ammessa in Divisione Nazionale per delibera FIGC.
Partecipa alla Coppa Federale 1927-28, supera al primo turno il Canottieri Lecco, ma nel girone finale a quattro squadre termina all’ultimo posto.
  • 1928-1929 – 9ª nel girone A della Divisione Nazionale. Ammessa d’ufficio alla nuova Serie A su delibera FIGC per scelta politica.
  • 1929-1930 – 15ª in Serie A.

Ottavi di finale di Coppa Italia.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia.
Ottavi di finale di Coppa Italia.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia.

Sedicesimi di finale di Coppa Italia.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia.
  • 1942-1943 – 13ª in Serie A. Salva dopo aver vinto gli spareggi.
Ottavi di finale di Coppa Italia.
  • 1943-1944 – 2ª nel girone B delle semifinali del Campionato Misto di Guerra.
  • 1944-1945 – Attività sospesa per cause belliche.
  • 1945-1946 – 8ª in Serie A Alta Italia.
  • 1946-1947 – 20ª in Serie A. Retrocessa e successivamente riammessa per le benemerenze sportive dopo l’assemblea di Perugia e per la contingente situazione politica di Trieste, data la città inclusa nella Zona A del Territorio Libero amministrata dagli Stati Uniti d’America.
  • 1947-1948 – 2ª in Serie A.
  • 1948-1949 – 8ª in Serie A.
  • 1949-1950 – 8ª in Serie A.

Fase a gironi di Coppa Italia.
  • 1958-1959 – 17ª in Serie A. Retrocessa in Serie B.
Quarto turno di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia.
Partecipa alla Coppa delle Alpi contribuendo alla vittoria dell’Italia.

  • 1960-1961 – 18ª in Serie B dopo aver perso lo spareggio. Retrocessa in Serie C.
Ottavi di finale di Coppa Italia.
  • 1961-1962 – 1ª nel girone A della Serie C. Promossa in Serie B.
  • 1962-1963 – 17ª in Serie B.
Primo turno di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia.
  • 1964-1965 – 19ª in Serie B. Retrocessa in Serie C.
Primo turno di Coppa Italia.
  • 1965-1966 – 12ª nel girone A della Serie C.
  • 1966-1967 – 16ª nel girone A della Serie C.
  • 1967-1968 – 15ª nel girone A della Serie C.
  • 1968-1969 – 2ª nel girone A della Serie C.
  • 1969-1970 – 4ª nel girone A della Serie C.

  • 1970-1971 – 18ª nel girone A della Serie C. Retrocessa in Serie Dper peggior differenza reti nei confronti della Pro Patria.
  • 1971-1972 – 1ª nel girone C della Serie D. Promossa in Serie C.
  • 1972-1973 – 14ª nel girone A della Serie C.
Ottavi di finale di Coppa Italia Semiprofessionisti.
  • 1973-1974 – 19ª nel girone A della Serie C. Retrocessa in Serie D.
Quarti di finale di Coppa Italia Semiprofessionisti.
  • 1974-1975 – 3ª nel girone C della Serie D.
Fase eliminatoria a gironi di Coppa Italia Semiprofessionisti.
  • 1975-1976 – 1ª nel girone C della Serie D. Promossa in Serie C.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia Semiprofessionisti.
  • 1976-1977 – 8ª nel girone A della Serie C.
Fase eliminatoria a gironi di Coppa Italia Semiprofessionisti.
  • 1977-1978 – 7ª nel girone A della Serie C. Ammessa nel nuovo campionato di Serie C1.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia Semiprofessionisti.
  • 1978-1979 – 3ª nel girone A della Serie C1 dopo aver perso lo spareggio.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia Semiprofessionisti.
  • 1979-1980 – 7ª nel girone A della Serie C1.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia Semiprofessionisti.
Vince la Coppa Anglo-Italiana.

  • 1980-1981 – 4ª nel girone A della Serie C1.
 ? di Coppa Italia Semiprofessionisti.
  • 1981-1982 – 5ª nel girone A della Serie C1. Cambia denominazione in Unione Sportiva Triestina Calcio S.p.A.
Ottavi di finale di Coppa Italia Serie C.
  • 1982-1983 – 1ª nel girone A della Serie C1. Promossa in Serie B.
Primo turno di Coppa Italia.
Ottavi di finale di Coppa Italia Serie C.
Primo turno di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia.
  • 1987-1988 – 19ª in Serie B. Retrocessa in Serie C1.
Primo turno di Coppa Italia.
  • 1988-1989 – 2ª nel girone A della Serie C1. Promossa in Serie B.
Primo turno di Coppa Italia.
Quarti di finale di Coppa Italia Serie C.
Primo turno eliminatorio di Coppa Italia.

  • 1990-1991 – 19ª in Serie B. Retrocessa in Serie C1.
Secondo turno di Coppa Italia.
  • 1991-1992 – 6ª nel girone A della Serie C1.
Primo turno di Coppa Italia.
Ottavi di finale di Coppa Italia Serie C.
  • 1992-1993 – 4ª nel girone A della Serie C1.
Primo turno di Coppa Italia Serie C.
  • 1993-1994 – 10ª nel girone A della Serie C1.
Secondo turno di Coppa Italia.
Vince la Coppa Italia Serie C (1º titolo).
  • 30 giugno 1994 – Al termine della stagione, la società oberata dai debiti fallisce e viene fondata la Nuova Unione Sportiva Triestina Calcio, iscritta dalla F.I.G.C. al Campionato Nazionale Dilettanti.
  • 1994-1995 – 2ª nel girone D del Campionato Nazionale Dilettanti. Promossa in Serie C2 a tavolino per delibera F.I.G.C.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia Dilettanti (Fase C.N.D.).
  • 1995-1996 – 5ª nel girone B della Serie C2. Perde la semifinale dei play-off.
Terzo turno di Coppa Italia Serie C.
  • 1996-1997 – 11ª nel girone B della Serie C2.
Quarti di finale di Coppa Italia Serie C.
  • 1997-1998 – 4ª nel girone A della Serie C2. Perde la finale dei play-off.
Fase eliminatoria a gironi di Coppa Italia Serie C.
  • 1998-1999 – 2ª nel girone B della Serie C2. Perde la finale dei play-off contro.
Fase eliminatoria a gironi di Coppa Italia Serie C.
  • 1999-2000 – 3ª nel girone B della Serie C2. Perde la semifinale dei play-off.
Fase eliminatoria a gironi di Coppa Italia Serie C.

  • 2000-2001 – 5ª nel girone A della Serie C2. Promossa in Serie C1 dopo aver vinto la finale dei play-off.
Fase eliminatoria a gironi di Coppa Italia Serie C.
  • 2001-2002 – 5ª nel girone A della Serie C1. Promossa in Serie Bdopo aver vinto la finale dei play-off.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia Serie C.
Ottavi di finale di Coppa Italia.
Fase a gironi di Coppa Italia.
  • 2004-2005 – 19ª sul campo in Serie B. Salva dopo aver vinto i play-out, ma questi ultimi, vengono resi successivamente ininfluenti a seguito del Caso Genoa.
Primo turno eliminatorio di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia.
Ottavi di finale di Coppa Italia.
Terzo turno di Coppa Italia.
Terzo turno di Coppa Italia.
  • 2009-2010 – 18ª in Serie B. Retrocessa dopo aver perso i play-out e successivamente ripescata in seguito alla mancata iscrizione dell’Ancona.
Ottavi di finale di Coppa Italia.

  • 2010-2011 – 20ª in Serie B. Retrocessa in Lega Pro Prima Divisione.
Secondo turno di Coppa Italia.
  • 2011-2012 – 15ª nel girone B della Lega Pro Prima Divisione. Retrocessa in Lega Pro Seconda Divisione dopo aver perso i play-out.
Terzo turno di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia Lega Pro.
  • 19 giugno 2012 – La società fallisce al termine del campionato. Il 7 agosto viene accettata l’affiliazione in Eccellenza della Unione Triestina 2012 Società Sportiva Dilettantistica.
  • 2012-2013 – 2º nel girone unico dell’Eccellenza Friuli-Venezia Giulia. Perde i play-off nazionali, ma viene ripescata in Serie D a completamento organici.
  • 2013-2014 – 10ª nel girone C della Serie D.
Turno preliminare di Coppa Italia Serie D.
  • 2014-2015 – 15ª nel girone C della Serie D. Salva dopo aver vinto i play-out.
Primo turno di Coppa Italia Serie D.
  • 2015-2016 – 16ª nel girone C della Serie D. Salva dopo aver vinto i play-out.
Primo turno di Coppa Italia Serie D.
  • 1º febbraio 2016 – La società fallisce a campionato in corso, e successivamente, il titolo sportivo passa alla neocostituita Società Sportiva Dilettantistica Unione Sportiva Triestina Calcio 1918 a r.l.
  • 2016-2017 – 2ª nel girone C della Serie D. Vince la finale dei play-off e viene ripescata in Serie C a completamento organici.
Primo turno di Coppa Italia Serie D.
  • 2017 – La società cambia denominazione in Unione Sportiva Triestina Calcio 1918.
  • 2017-2018 – 11º nel girone B della Serie C.
Secondo turno di Coppa Italia.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia Serie C.
  • 2018-2019 – 2º nel girone B della Serie C. Perde la finale dei play-off.
Primo turno di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia Serie C.

Colori e simboli[modifica | modifica wikitesto]

Colori[modifica | modifica wikitesto]

«Anch’io tra i molti vi saluto, rosso-alabardati,
sputati dalla terra natìa,
da tutto un popolo amati.»
(Umberto SabaSquadra paesana)

Franco De Falco nella stagione 1982-1983, in cui segnò 25 gol in campionato, indossa la particolare divisa con l’alabarda sulla pancia.

I colori sociali della squadra erano quelli della città di Trieste: il bianco e il rosso. Storicamente la divisa prevede la maglia color rosso fuoco, i calzoncini bianchi e i calzettoni anch’essi rossi. Anche se non sempre è stato così. Inizialmente i calzoncini e i calzettoni erano neri. I primi diventeranno bianchi quasi subito mentre i calzettoni diventeranno rossi solo del secondo dopoguerra. Caratteristica sempre presente è lo scudetto con l’alabarda posto sul petto. Per tale ragione, e visto che nel passato era raro che sulle maglie delle squadre apparisse il simbolo della società, la definizione cromatica dei giocatori della Triestina era di rossoalabardati (e non, erroneamente, biancorossi). La seconda divisa invece, era tradizionalmente bianca per intero. Nel 1934-35 venne vestita una seconda divisa bianca con ampia fascia orizzontale rossa sul petto con alabarda nel mezzo e senza scudetto.

In occasione del match contro il Genoa il 31 ottobre 1954, per festeggiare il ritorno all’Italia, la Triestina sfoggiò una divisa tricolore: casacche verdi, calzoncini bianchi e calzettoni rossi.

Il disegno della prima maglia è rimasto pressoché costante dal 1919 al 1978. In quell’anno lo sponsor tecnico inglese disegnò delle casacche con un ampio colletto bianco e una larga fascia bianca lungo le spalle. Quella versione durò un solo anno, dal 1979 si tornò infatti a casacche più tradizionali. Negli anni settanta venne utilizzato come colore delle divise di cortesia anche il blu.

Nel 1982 il restyling del simbolo portò anche a maglie con disegno completamente nuovo. Un ampio carré bianco, definito da un colletto rosso; il nuovo simbolo piazzato sulla pancia e sulle spalle; calzoncini rossi come i calzettoni. La seconda divisa con lo stesso disegno ma col giallo quale colore predominante, accompagnato dalle finiture in rosso.

Dal 1985 sparisce la banda bianca dal petto e la divisa torna interamente rossa, pur mantenendo una, pur più piccola, alabarda stilizzata sulla pancia. Pochi cambiamenti per la divisa dell’anno successivo, con l’aggiunto solo di tre bande bianche sulle maniche, caratteristica dello sponsor tecnico di quella stagione. Nel 1988, per alcune gare, ritornò sul petto dei giocatori anche il vecchio scudetto con l’alabarda nella sua forma tradizionale. In quegli anni, accanto alle tradizionali divise rossa e bianca (per le trasferte), venne proposta anche una terza divisa di color verde.

Nei primi anni novanta la maglia ritorna alla tradizione con la scomparsa di bordature bianche e col riutilizzo del bianco invece per i calzoncini. Piccola novità, il colletto bianco dal 1992-93.

Col fallimento del 1994 ritorna definitivamente lo scudetto tradizionale sulle maglie, anche se non ricamato ma stampato. In quella stagione venne adottata una curiosa seconda maglia di color giallo con inserti blu. Altra piccola rivoluzione nello stile nel 1997. Dopo le prime partite, in cui la squadra aveva giocato con una divisa simile a quella storica dell’Ajax e senza scudetto, vennero proposte delle divise con fasce bianche lungo i fianchi e un ampio colletto, anch’esso bianco. Il tutto dominato da una grande alabarda posta sulla pancia. Oltre alla seconda divisa col bianco al posto del rosso venne ideata anche una terza divisa di color verde con fasce e colletto nero.

Dal 1998 al 2002 il disegno delle casacche fu molto tradizionale, con l’impiego di una terza maglia prima nera poi blu scura, che venne utilizzata anche nelle due finali di ritorno che sancirono la promozione in C1 e quella in B. Nel 2002 vennero apposte due sottili strisce bianche lungo i fianchi che sparirono nel 2004. In quell’anno venne proposta come seconda divisa un modello ispirato a quella del 1934: bianca con fascia rossa sul petto ed alabarda nel mezzo. La terza maglia era blu con banda bianca e alabarda rossa. Nel 2006 sulle maglie vennero introdotte delle bande bianche sia sui fianchi che sulle spalle. La seconda maglia è in negativo rispetto alla prima col bianco al posto del rosso e viceversa. La terza è blu con inserti rossi.

Il 13 dicembre 2008, in occasione del match casalingo contro il Livorno, per festeggiare il novantennale dalla fondazione la Triestina sfoggia una casacca che riproduce quella storica. Interamente rossa, senza sponsor e cognomi sulla schiena, viene completata da calzoncini bianchi e calzettoni neri[102].

La divisa odierna prevede maglia rossa, pantaloncini bianchi, calzettoni rossi con alabarda bianca.

Simboli ufficiali[modifica | modifica wikitesto]

Lo stemma utilizzato fino al 2012 poi riadottato dal 2016

Stemma[modifica | modifica wikitesto]

Lo stemma è uno scudetto rosso al cui interno vi è un’alabarda bianca che è il simbolo della città. Sopra l’alabarda è posta una stella da cui si dipartono dei raggi. Infine sono poste ai lati dell’alabarda le lettere U S (Unione Sportiva) e nella parte bassa vi è la scritta Triestina.

Questo stemma rimase invariato fino al 1982, quando si decise un restyling che coinvolse anche le divise della squadra. L’alabarda viene stilizzata, un nuovo simbolo subito ribattezzato dai tifosi cocal, ossia gabbiano. Questo nuovo simbolo comparirà sulle maglie della Triestina fino al fallimento del 1994.

Dopo il 1994 si ritorna al simbolo tradizionale con la sola aggiunta della parola Nuova all’interno dello scudetto, che denomina la società dopo il fallimento. Il termine Nuova sparirà dopo poche stagioni. Nella stagione 1997-98 si utilizzerà un nuovo stemma: una alabarda simile a quella tradizionale ma con un bordo bianco e senza alcuna scritta nello scudetto.

Strutture[modifica | modifica wikitesto]

Stadio[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Stadio Giuseppe Grezar e Stadio Nereo Rocco.

Panoramica dello stadio Nereo Rocco.

Sono molti gli impianti che hanno ospitato le gare interne della Triestina. Anzi si può dire che la squadra nacque proprio per una questione legata al campo da gioco, come spiegato nella sezione della storia. Infatti il FC Trieste e il CS Ponziana dividevano come campo la piazza d’armi di una caserma sita sull’attuale Piazza Oberdan. Il primo vero e proprio campo fu costruito nel rione di Montebello, sull’area dell’attuale fiera. Venne poi il tempo dello Stadio Giuseppe Grezar (all’epoca della costruzione del Littorio), nel quartiere di Valmaura, che ospitò le gare della Triestina dal 1932 al 1992, tranne la stagione 1947 ove la squadra giuliana fu costretta per molte gare a giocare a Udine, nel vecchio Stadio Moretti. Dal 1992 è l’impianto dedicato a Nereo Rocco ad ospitare la squadra rossoalabardata.

Centro di allenamento[modifica | modifica wikitesto]

La penuria di impianti in erba in città ha sempre penalizzato sia la prima squadra che il settore giovanile degli alabardati. La prima squadra ha spesso compiuto vere e proprie peregrinazioni in molti campi del circondario come Villaggio del PescatoreVisogliano o Muggia. Qualche volte si è addirittura spinta fuori provincia, a TurriacoVillesseStaranzano o Visco. Lo stadio Grezar è divenuto poi il centro d’allenamento fino a quando la ristrutturazione dello stesso lo ha reso non più praticabile e quindi la squadra la squadra si è allenata presso l’ex impianto dell’Olimpia di Opicina. Dalla stagione 2012/13 si è allenata sul terreno sintetico di San Dorligo della Valle e poi successivamente a Prosecco entrambi in provincia di Trieste. Nella stagione 2018/2019 la Triestina si è spostata a Monfalcone allenandosi allo stadio comunale Boito. Dalla stagione 2019/2020 i rossoalabardati sono tornati ad allenarsi al Grezar dopo lo restyling resosi necessario per gli Europei under 21. Per il settore giovanile, nel passato si è fatto spesso riferimento alla possibilità di costruire un centro sportivo ad esso dedicato e sembra che questo obiettivo sarà presto raggiunto con la costruzione di un nuovo polo sportivo, in quale la società investirà circa 3 milioni di euro, che sarà intitolato al presidente Mario Biasin e sorgerà al posto del Ferrini, ex campo del Ponziana.

Società[modifica | modifica wikitesto]

Organigramma societario[modifica | modifica wikitesto]

Arrows-folder-categorize.svg Le singole voci sono elencate nella Categoria:Dirigenti dell’U.S. Triestina Calcio 1918

Dal sito Internet della società.[103]

Staff dell’area amministrativa
  • Australia Mario Vittorio Biasin – Presidente
  • Italia Mauro Milanese – Amministratore unico/Resp. area tecnica
  • Italia Michele Genna – Direttore organizzativo
  • Italia Giuseppe D’Aniello – Segretario generale/Direttore gestionale
  • Italia Massimo Brazzit – Responsabile marketing
  • Italia Cristiana Cechet – Amministrazione
  • Italia Emilio Ripari – Addetto stampa
  • Italia Andrea Molinaro – Delegato sicurezza
  • Italia Mauro Loschiavo – Resp. settore giovanile
  • Italia Manuela Antoniolli – Segreteria

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Sponsor tecnici
Cronologia degli sponsor ufficiali

La Triestina nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

Il poeta triestino Umberto Saba venne ispirato dalle sue frequentazioni allo stadio di Valmaura per comporre cinque poesie dedicate al gioco del calcio e, di fatto, ispirate dalle gare della Triestina, della quale si scoprì tifoso dopo aver assistito per la prima volta ad un match in compagnia della figlia: GoalSquadra paesanaTredicesima partitaFanciulli allo stadio e Tre momenti.[104]

Nella canzone Mille lire il cantautore istriano Sergio Endrigo, ricordando i bei tempi andati della sua giovinezza, canta: “In tribuna come un pascià / e la Triestina militava in serie A

Allenatori e presidenti[modifica | modifica wikitesto]

Arrows-folder-categorize.svg Le singole voci sono elencate nella Categoria:Allenatori dell’U.S. Triestina Calcio 1918 e Categoria:Presidenti dell’U.S. Triestina Calcio 1918
Allenatori
Presidenti
  • 1919-1924 Italia Doimo Iviani Ivanissevich
  • 1924-1926 Italia Ettore Tardivello
  • 1926 Direttorio di presidenza (Bomman, Blasina, Ventura, Ghersiach e Antonini)
  • 1926-1929 Italia Filiberto Dalmazzo
  • 1929-1931 Italia Celso Carretti
  • 1931-1932 Italia Rodolfo Vecchini; ItaliaAmedeo di Savoia-Aosta (presidente onorario)
  • 1932-1934 Italia Celso Carretti
  • 1934-1935 Italia Celso Carretti e Italia Carlo Ogrin Casale
  • 1935-1936 Italia Celso Carretti
  • 1936-1939 Italia Ranieri Babboni
  • 1939-1941 Italia Ermanno Mentaschi
  • 1941-1942 Italia Eolo Rossi
  • 1942-1945 Italia Mario Martinoli
  • 1945-1946 Italia Francesco Coran
    Italia Verdiano Zotta
  • 1946-1953 Italia Leo Brunner
  • 1953-1955 Italia Camillo Poillucci
  • 1955 Italia Callisto Gerolimich
  • 1955-1959 Italia Tristano Colummi
  • 1959-1960 Comitato di reggenza (Ottavio Gallinotti, Leo Brunner, Giovanni Tommasi, Giorgio Bobolini e Alessandro Cambista)
  • 1960-1961 Italia Ottavio Gallinotti
  • 1961-1969 Italia Giorgio Guarnieri
  • 1969-1970 Comitato di reggenza (Bassani, Colummi, Franco e Fragiacomo)
  • 1970-1971 Italia Ugo Hauser
    Italia Giuseppe Battain e Italia Tristano Colummi
  • 1971-1974 Italia Tristano Colummi
  • 1974-1978 Italia Gianni Belrosso
  • 1978 Italia Aldo Brandolin
  • 1978-1982 Italia Giorgio Del Sabato
  • 1982-1983 Italia Francesco Paticchio (Amministratore delegato)
  • 1983-1992 Italia Raffaele De Riù
  • 1992-1993 Italia Nicola Salerno (Amministratore unico)
  • 1993-1994 Italia Raffaele De Riù
  • 1994-1997 Italia Giorgio Del Sabato
  • 1997-1999 Italia Roberto Trevisan
  • 1999-2000 Italia Luciano Vendramini (Amministratore unico)
  • 2000-2005 Italia Amilcare Berti
  • 2005-2006 Italia Flaviano Tonellotto
    Paesi Bassi Jeannine Koevoets
    Italia Franco De Falco
  • 2006-2011 Italia Stefano Fantinel
  • 2011-2012 Italia Cristina De Angelis
    Italia Sergio Aletti[105]
  • 2012-2013 Italia Davide Zotti
  • 2013-2014 Italia Andrea Puglia
  • 2014-2015 Svizzera Hamdi Mehmeti
    Italia Marco Pontrelli
  • 2015-2016 Italia Marco Pontrelli
    Italia Silvano Favarato[105]
  • 2016 > Australia/Italia Mario Vittorio Biasin

Calciatori[modifica | modifica wikitesto]

Arrows-folder-categorize.svg Le singole voci sono elencate nella Categoria:Calciatori dell’U.S. Triestina Calcio 1918

Vincitori di titoli[modifica | modifica wikitesto]

Campioni del mondo

La Triestina e le Nazionali di calcio[modifica | modifica wikitesto]

Il primo giocatore della Triestina ad aver indossato la maglia azzurra fu Nereo Rocco, in una gara valevole come qualificazione ai mondiali del 1934. Di seguito sono riportati tutti i giocatori che hanno indossato la maglia della nazionale quando erano tesserati per la formazione giuliana. Viene specificata la gara del loro esordio da alabardati, il numero di presenze e di gol in nazionale sempre da alabardati. Da notare come tutti i giocatori, tranne Piero Castello, esordirono in nazionale da giocatori della Triestina. Tra il 1959 e il 2002 nessun alabardato giocò nelle tre nazionali più importanti. Vi fu solo una convocazione per Cleto Polonia nella nazionale Under 21 nel 1990.

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Nazionale di calcio dell’Italia.
Giocatore Data Località Incontro Ris. Evento Pr. Gol
Gino Colaussi[106] 27 ottobre 1935 Praga Cecoslovacchia Cecoslovacchia – Italia Italia 2-1 C.Internazionale 25 15
Piero Pasinati[107] 5 giugno 1936 Zurigo Svizzera Svizzera – Italia Italia 1-2 Amichevole 11 5
Guglielmo Trevisan[108] 5 maggio 1940 Milano Italia Italia – Germania Germania 3-2 Amichevole 2 1
Ivano Blason[109] 2 luglio 1950 San Paolo Italia Italia – Paraguay Paraguay 2-0 Mondiali ’50 1 0
Giuseppe Grezar[110] 5 aprile 1942 Genova Italia Italia – Croazia Croazia 4-0 Amichevole 1 0
Gianfranco Petris[111] 23 marzo 1958 Vienna Austria Austria – Italia Italia 3-2 C.Internazionale 1 1
Cesare Presca[112] 2 agosto 1948 Brentford Italia Italia – Stati Uniti USA 9-0 XIV Olimpiade 1 0
Nereo Rocco[113] 25 marzo 1934 Milano Italia Italia – Grecia Grecia 4-0 qu.Mondiali ’34 1 0
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Nazionale B di calcio dell’Italia.
Giocatore Data Località Incontro Ris. Evento Pr. Gol
Bruno Chizzo[114] 5 dicembre 1937 Marsiglia Francia Francia Sud Est – Italia Italia B 2-2 Amichevole 4 3
Nereo Rocco 22 ottobre 1933 Vercelli Italia Italia B – Ungheria Ungheria B 4-4 Amichevole 4 3
Giacomo Blason 22 ottobre 1933 Vercelli Italia Italia B – Ungheria Ungheria B 4-4 Amichevole 2 0
Ivano Blason[109] 20 maggio 1949 Atene Italia Italia B – Turchia Turchia B 3-2 Amichevole 2 0
Giuseppe Geigerle 3 dicembre 1933 Lugano Svizzera Svizzera B – Italia Italia B 7-0 Amichevole 2 0
Enore Boscolo 25 novembre 1951 Cagliari Italia Italia B – Svizzera Svizzera B 2-0 Amichevole 1 0
Piero Castello 27 ottobre 1935 Genova Italia Italia B – Rep. Ceca Cecoslovacchia B[115] 3-1 Amichevole 1 0
Gino Colaussi[106] 15 maggio 1938 Milano Italia Italia B – Lussemburgo Lussemburgo A 4-0 Amichevole 1 1
Elio Loschi 22 ottobre 1933 Vercelli Italia Italia B – Ungheria Ungheria B 4-4 Amichevole 1 0
Germano Mian 27 ottobre 1935 Genova Italia Italia B – Cecoslovacchia Cecoslovacchia B 3-1 Amichevole 1 0
Piero Pasinati[107] 20 novembre 1938 Lugano Svizzera Svizzera B – Italia Italia B 0-0 Amichevole 1 0
Luigi Spanghero 27 ottobre 1935 Genova Italia Italia B – Cecoslovacchia Cecoslovacchia B 3-1 Amichevole 1 0
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Nazionale di calcio dell’Italia Under-21.
Giocatore Data Località Incontro Ris. Evento Pr. Gol
Daniele Galloppa[116] 7 ottobre 2005 Vicenza Italia Italia U-21 – Slovenia Slovenia U-21 1-0 qual.Europeo 5 0
Michele Ferri[117] 20 agosto 2002 Grosseto Italia Italia U-21 – Germania Germania U-21 0-2 Amichevole 4 0
Sergio Viotti[118] 1º giugno 2011 Tolone Italia Italia U-21 – Costa d'Avorio Costa d’Avorio U-21 2-0 Torneo Tolone 4 0
Aldo Ballarin 6 aprile 1942 Vercelli Italia Italia Giov. – Ungheria Ungheria Giov. 3-0 Amichevole 2 0
Piero Bandini 11 novembre 1956 Marsiglia Francia Francia Giov. – Italia Italia Giov. 0-3 Amichevole 2 0
Alberto Aquilani[119] 11 maggio 2004 Lanciano Italia Italia U.21 – Polonia Polonia U.21 3-1 Amichevole 1 0
Enore Boscolo 26 ottobre 1952 Bari Italia Italia Giov. – Egitto Egitto Giov. 6-1 Coppa Med. 1 0
Francesco Cergoli 6 gennaio 1943 Padova Italia Italia Giov. – Croazia Croazia Giov. 0-0 Amichevole 1 0
Italo Del Negro 18 ottobre 1959 Beirut Libano Libano Giov. – Italia Italia Giov. 0-5 Giochi Med. 1 0
Damiano Ferronetti[120] 11 maggio 2004 Lanciano Italia Italia U-21 – Polonia Polonia U-21 3-1 Amichevole 1 0
Andrea Mantovani[121] 11 maggio 2004 Lanciano Italia Italia U-21 – Polonia Polonia U.21 3-1 Amichevole 1 0
Michael Cia[122] 25 marzo 2009 Vienna Austria Austria U.21 – Italia Italia U-21 2-2 Amichevole 1 0
Riccardo Brosco[123] 17 novembre 2010 Fermo Italia Italia U-21 – Turchia Turchia U-21 2-1 Amichevole 1 0

Palmarès[modifica | modifica wikitesto]

Altri piazzamenti[modifica | modifica wikitesto]

Secondo posto: 1947-1948
Secondo posto: 1968-1969 (girone A)2018-2019 (girone B)
Secondo posto: 1988-1989
Terzo posto: 1978-1979 (girone A)
Vittoria play-off: 2001-2002 (girone A)
Secondo posto: 1998-1999 (girone B)
Terzo posto: 1999-2000 (girone B)
Vittoria play-off: 2000-2001 (girone A)
Secondo posto: 2016-2017 (girone C)
Terzo posto: 1974-1975 (girone B)
Secondo posto: 1994-1995
Secondo posto: 2012-2013
Terzo posto: 1982

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

1979[124]

Statistiche e record[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Statistiche e record dell’Unione Sportiva Triestina Calcio 1918.

Partecipazioni ai campionati[modifica | modifica wikitesto]

Livello Categoria Partecipazioni Debutto Ultima stagione Totale
Divisione Nazionale 2 1928-1929 1945-1946 28
Serie A 26 1929-1930 1958-1959
Seconda Divisione 2 1924-1925 1925-1926 26
Prima Divisione 2 1926-1927 1927-1928
Serie B 22 1957-1958 2010-2011
Serie C 14 1961-1962 2019-2020 25
Serie C1 10 1978-1979 2002-2003
Lega Pro Prima Divisione 1 2011-2012
Serie D 6 1971-1972 2016-2017 12
Serie C2 6 1995-1996 2000-2001
Campionato Nazionale Dilettanti 1 1994-1995 2
Serie D 1 2013-2014

In 93 stagioni sportive disputate a partire dall’esordio a livello nazionale nella Lega Nord il 26 ottobre 1924. In precedenza la Triestina afferiva al Comitato Regionale Giuliano, dove è caduta anche nel 2012-2013. Sono considerate professionistiche, concorrendo quindi alla tradizione sportiva cittadina, le 85 stagioni in Serie A, B, C, C1 e C2.

Statistiche individuali[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito i primatisti di presenze e reti con la maglia della Triestina a partire dal 1929.[125][126]

Record di presenze
Record di reti

Tifoseria[127][128][modifica | modifica wikitesto]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La tifoseria alabardata è concentrata in massima parte nella provincia di Trieste, pur essendoci un certo seguito anche nel monfalconese, nel goriziano e nell’isontino. Ovviamente la squadra viene seguita con affetto anche dai molti giuliani emigrati nel mondo. Tra i tifosi illustri dell’Alabarda c’è da ricordare il poeta Umberto Saba, che come detto dedicò alcune poesie al gioco del calcio ispirato dalla frequentazione dello stadio.

Vi è un Centro di Coordinamento dei Triestina Club, fondato nel 1974, che riunisce 35 club di tifosi. Edita un periodico, Il Tifone Rossoalabardato, che viene distribuito gratuitamente presso lo stadio Rocco in occasione delle gare interne della Triestina.

Gli Ultras Trieste, nati nel 1976 dando inizio al movimento ultras a Trieste, si sono sciolti nel 2006. La curva Furlan, fulcro del tifo alabardato, non ha, di fatto, una sua organizzazione piramidale. La curva è così chiamata in ricordo di Stefano Furlan, giovane tifoso alabardato, morto all’età di 20 anni, il 1º marzo 1984, in seguito a una carica delle forze dell’ordine al termine di un derby di Coppa Italia tra Triestina e Udinese. L’orientamento politico della curva è prevalentemente di destra. Gli Ultras Trieste, nel loro primo anno di vita, occupavano la gradinata del vecchio Stadio Giuseppe Grezar, nel 1977 presero poi posto nella curva nord del vecchio impianto. Mantennero questa postazione fino al trasferimento nello Stadio Nereo Rocco, avvenuto nella stagione 1992-1993, dove tuttora occupano la già citata curva Furlan.

Gemellaggi e rivalità[modifica | modifica wikitesto]

Il friulano Zico e il giuliano Franco De Falco in occasione del derby regionale di Coppa Italia dell’8 febbraio 1984: la rivalità con l’Udinese è la più antica e sentita da parte del tifo triestino.

La tifoseria triestina sostiene dei gemellaggi con:

  • Verona: risalente agli anni settanta e molto sentito da entrambe le tifoserie, incentivato dalle forti convergenze politiche delle due curve. Il motto “Muli e butei per sempre fradei“, in tal senso, testimonia il forte legame esistente.
  • Lazio: con gli esponenti della Curva Nord laziale, risale agli anni ottanta, quando entrambe le squadre militavano in Serie B. Successivamente i tifosi triestini, in un Derby di Roma, esposero i vessilli biancocelesti, saldando ancor di più il rapporto.
  • Massese: molto sentito da entrambe le fazioni.
  • Pro Patria: risalente al lontano 1977 e tuttora molto sentito da entrambe le tifoserie.
  • Monza: molto forte tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta.
  • In passato ci furono dei gemellaggi con gli ultras dell’Ascoli, del Cesena, del Brescia e con la Cavese. Quest’ultima fazione mantiene attualmente rapporti di reciproco rispetto, mentre con Ascoli e Brescia si è creata rivalità.
  • Di recente è nato un gemellaggio con l’Austria Wien (Austria Vienna), come testimonia una bandiera riportante i blasoni di entrambe le società calcistiche.
  • Sostiene inoltre amicizie con CataniaParis Saint-Germain (Francia), BariVogheraLatina e Piacenza. Da notare poi una breve amicizia negli anni 80, con i Granata Korps, gruppo ultras di destra del Torino.

Le principali rivalità sono con:

  • Udinese: la più antica, oltre ad essere anche la più accesa e la più sentita, ed è dovuta alla vicinanza delle città di Trieste, capoluogo del Friuli-Venezia Giulia e della Venezia Giulia, e di Udine, capoluogo storico del Friuli.
  • L.R. Vicenza: storica e molto sentita, incentivata anche dal gemellaggio fra vicentini e udinesi.
  • Livorno: causata principalmente da divergenze politiche, essendo certe frange di ultras della tifoseria alabardata prevalentemente di destra e quella livornese invece di sinistra; dovuta anche al gemellaggio che i tifosi giuliani hanno con i tifosi laziali, rivali storici dei livornesi. L’astio è stato anche alimentato da uno striscione esibito dai tifosi del Livorno nel 2002 durante una partita di campionato, che inneggiava a Tito e alle foibe.
  • Padova: dovuta, in gran parte, ai trascorsi di un simbolo della Triestina, Nereo Rocco, nelle file del Padova, ma anche da vecchi rancori di tipo calcistico.
  • Treviso: tuttora molto sentita, dovuta alle vicende sportive del Campionato Nazionale Dilettanti 1994-1995, quando la Triestina lottò per la conquista del campionato con la formazione biancazzurra, perdendolo proprio a causa della sconfitta casalinga con i trevigiani.
  • Pescara: dovuta al gemellaggio dei pescaresi coi vicentini ed all’amicizia coi livornesi.
  • Lecce: dovuta all’amicizia fra triestini e baresi, storici rivali dei salentini.
  • Pordenone: più recente rispetto alle altre, dovuta soprattutto a scopi territoriali come nel caso dell’Udinese e anche alla lotta per la promozione in serie B nella stagione 2018/2019, dove le due squadre accesero un testa a testa per il primato del girone B. Ad inasprire la rivalità sono state le scritte offensive realizzate dai pordenonesi, i quali la notte precedente alla trasferta a Trieste della stagione 2018/2019 si introdussero nella curva alabardata per creare le scritte sopracitate.
  • Pisa: rivalità esistente da anni, inasprita durante la finale play-off della Serie C 2018/2019: un’andata non troppo colorita con lancio di pietre ai pullman tornanti dalla trasferta, ma soprattutto il ritorno perso dai rosso-alabardati per ‘1-3’ in casa con un arbitraggio discusso, negando così alla Triestina di accedere definitivamente in serie B.
  • Una rivalità da non dimenticare è quella con gli ultras della Sambenedettese

Altre rivalità, derivanti da motivi politici e/o calcistici sono con le tifoserie di AtalantaParmaTernanaRiminiSPALMantovaGenoaComoBologna,CesenaVis PesaroTrapaniCarrareseLuccheseModenaAnconaSpeziaVeneziaMestreJuventus e Ravenna.