Originariamente fondato nel 1919, ha partecipato a otto campionati nella massima serie (tra il 1993 ed il 2003) con la particolarità di schierare (fino al 2001) esclusivamente giocatori italiani. Nel 2012 una fase di grave crisi finanziaria è culminata nel fallimento giudiziario con conseguente radiazione decretata dalla FIGC il 21 giugno 2012. A seguito di questi eventi, la società dilettantistica piacentina LibertasSpes ne ha acquisito il marchio ed ha mutato il nome e i propri colori sociali, partecipando come Lupa Piacenza al campionato di Eccellenza Emilia-Romagna 2012-2013 e quindi assumendo la denominazione corrente a partire dal 2013.
Storia
Dalla nascita alla seconda guerra mondiale
Il Piacenza Football Club nasce nel 1919 come fusione di due società formate in prevalenza da studenti, la Giovine Italia e la Unione Football Club Piacenza[3]; il primo presidente è il diciottenne studente Giovanni Dosi. Dopo l’affiliazione alla Federazione il club si iscrive al campionato regionale di Promozione emiliana scegliendo come colori sociali il bianco e rosso, ovvero i colori della città; capitano è il milanese Mario Giumanini. Al debutto il Piacenza vince il suo campionato davanti a Parma e SPAL, ottenendo la promozione.
Nelle due annate successive la squadra gioca altrettanti campionati di Prima Categoria (1920-1921 e 1921-1922, quest’ultimo nei quadri della FIGC), venendo sempre eliminata nel girone emiliano; nel 1922 il Piacenza retrocede in Seconda Divisione in seguito agli spareggi relativi al Compromesso Colombo[5].
A partire dal 1922 si assesta nei campionati di Seconda Divisione, che nel 1926 scende al terzo livello del calcio italiano. Nella stagione 1926-1927 il club debutta in Coppa Italia, venendo eliminato dal Torino che si impone con il punteggio di 9-0. Una formale promozione arriva nel campionato 1927-1928, con l’ex nazionale italiano Francesco Mattuteia nel ruolo di allenatore-giocatore; le riforme dei campionati volute dal presidente della FIGC, Leandro Arpinati, però, rendono sostanzialmente ininfluente l’accesso alla Prima Divisione, declassata al terzo livello del calcio italiano.
Nel campionato 1930-1931 il Piacenza sfiora la promozione in Serie B, che sfuma a causa della ripetizione di due partite contro Forlì (inizialmente vinta) e Reggiana (pareggiata) a causa di errori tecnici dell’arbitro. Le ripetizioni portano due sconfitte che fanno scivolare il Piacenza dal primo al terzo posto. Nelle annate successive il Piacenza, allenato da Carlo Corna, manca per altre due volte la promozione: nel campionato 1933-1934 giunge terzo nel girone finale per l’ammissione alla serie cadetta, mentre nel 1937-1938 i biancorossi arrivano primi a pari merito col Fanfulla, e nello spareggio promozione a Pavia vengono sconfitti per 2-1 dai lombardi.
1945-1983: tra Serie B e Serie C
Nel 1945 il Piacenza viene ammesso al campionato di serie mista B-C, e l’anno successivo disputa il suo primo campionato di Serie B. Nella stagione 1947-1948 si classifica undicesimo nel girone B della serie cadetta, e a causa del riordino dei campionati fa ritorno in Serie C, iniziando un periodo lungo quarant’anni trascorso prevalentemente nella terza serie. Nel campionato 1951-1952 i biancorossi sfiorano il ritorno in Serie B: concludono al primo posto il proprio girone, ma nel raggruppamento finale (Cagliari, Toma Maglie e Vigevano) per designare l’unica squadra promossa dalla Serie C giungono secondi dietro al Cagliari. Nasce in quell’anno l’appellativo Papaveri, coniato dal giornalista Giulio Cattivelli con riferimento alla canzone di Nilla Pizzi “Papaveri e Papere”.
Ammesso alla nuova Serie C a girone unico, al termine della stagione 1955-1956 il Piacenza viene retrocesso in IV Serie a causa di una presunta combine col Piombino che la Federazione riconosce come illecito sportivo; in questa stagione si segnala il bomber di scuola milanista Gastone Bean, che realizza 23 reti in 21 partite. Dopo due stagioni in IV Serie, nel 1958 i biancorossi ritornano in Serie C annoverando tra le loro file i fratelli Albino e Giancarlo Cella. Nel campionato 1960-1961, tuttavia, la squadra retrocede nuovamente dopo aver cambiato tre allenatori (Július Korostelev, Dario Cozzani e Sergio Rampini), e per due stagioni consecutive manca la promozione sotto la guida di Ivano Corghi, perdendo nel 1963 gli spareggi contro Solbiatese e Roveret. Il Piacenza lascia definitivamente la Serie D nella stagione 1963-1964 sotto la guida dell’ex capitano dei “Papaveri” Francesco Meregalli[15], che l’anno successivo conduce la squadra al sesto posto in Serie C.
Nel 1966 torna a Piacenza Sandro Puppo, già giocatore dei biancorossi negli anni trenta e medaglia d’oro alle Olimpiadi di Berlino: dopo una prima stagione di assestamento, nel campionato 1967-1968 viene sostituito da Leo Zavatti, che conduce la formazione piacentina al secondo posto dietro al Como. La promozione arriva nella stagione successiva, quando sotto la guida di Tino Molina e la presidenza di Vincenzo Romagnoli il club emiliano torna dopo vent’anni in Serie B. Si completa in quell’anno anche la costruzione del nuovo stadio Comunale, che sostituisce la struttura di Barriera Genova inaugurata nel 1920.
L’esperienza tra i cadetti dura una sola stagione: la formazione allenata da Enrico Radio vince le prime due partite e si trova in testa alla classifica, ma in seguito entra in crisi di risultati e Radio viene sostituito da Bruno Arcari. Il Piacenza, battuto in casa per 5-0 dal Varese, retrocede all’ultima giornata, e rimane in Serie C fino al 1974-1975, quando ottiene una nuova promozione sotto la presidenza di Luigi Loschi e la guida di Giovan Battista Fabbri, che porta in Italia il gioco all’olandese; il centravanti Bruno Zanolla è capocannoniere del campionato. Anche in questo caso arriva un’immediata retrocessione, causata da cinque sconfitte consecutive nelle ultime cinque gare, e nelle stagioni successive, pur mantenendosi costantemente a ridosso della zona promozione, non riuscirà a ritornare in Serie B.
Nel 1978, con la riforma dei campionati, il Piacenza viene inserito in Serie C1, categoria che manterrà fino alla stagione 1982-1983. La stagione, travagliata da problemi societari, economici e tecnici (si alternano sulla panchina biancorossa Pier Luigi Meciani, Stefano Angeleri e Sergio Montanari) culmina infatti con la retrocessione in Serie C2: nonostante la vittoria all’ultima giornata a Vicenza per 1-0, i risultati delle squadre avversarie condannano il Piacenza a causa della classifica avulsa[23].
L’inizio dell’era Garilli
La retrocessione acuisce i problemi societari emersi dopo l’addio di Loschi, e nell’estate 1983 la società viene rilevata dall’ingegner Leonardo Garilli, industriale del metano originario di Piacenza. Il nuovo allenatore è Battista Rota, ex tecnico di Atalanta e Cremonese, che resterà sulla panchina biancorossa per cinque anni.
Il campionato 1983-1984 si chiude con il secondo posto dietro al Pavia, e il conseguente ritorno in Serie C1. Nel campionato successivo il neopromosso Piacenza sfiora la promozione in Serie B giungendo secondo a pari punti con il Lanerossi Vicenza, alle spalle del Brescia. Lo spareggio, disputato il 15 giugno 1985 allo Stadio Artemio Franchi di Firenze, vede la vittoria dei veneti per 3-1 dopo i tempi supplementari. In seguito si scoprirà che il capitano piacentino Gian Filippo Reali, insieme al presidente vicentino Dario Maraschin, era coinvolto nel filone del calcio scommesse emerso nell’estate del 1986, e lo spareggio risulta tra le partite oggetto di combine.
La promozione tra i cadetti arriva due anni più tardi, al termine del campionato 1986-1987, grazie alle reti del trio d’attacco Madonna–Serioli–Simonetta. Nel 1986 arriva anche la vittoria nella Coppa Anglo-Italiana, battendo in finale per 5-1 il Pontedera di Marcello Lippi[29]. Nella stagione 1987-1988, per la prima volta, la formazione piacentina (rinforzata dal campione del Mondo Claudio Gentile) ottiene la salvezza in Serie B; al termine del campionato Rota lascia la panchina biancorossa.
L’allenatore bergamasco viene sostituito da Enrico Catuzzi, a sua volta esonerato a favore di Attilio Perotti, senza che la squadra possa evitare l’ultimo posto e la retrocessione al termine del campionato 1988-1989. Il ritorno in Serie B avviene nel 1991, sotto la guida di Luigi Cagni, allenatore prelevato dalla Centese, e grazie alle 22 reti del capocannoniere del girone Giovanni Cornacchini. Nella stagione successivaAntonio De Vitis sostituisce Cornacchini al centro dell’attacco e con 17 reti contribuisce alla seconda salvezza in Serie B, ottenuta nelle ultime giornate.
Gli anni della Serie A (1992-2003)
Il Piacenza tutto italiano di Leonardo e Stefano Garilli
Nella stagione 1992-1993, dopo alcune difficoltà iniziali, la squadra allenata da Cagni lotta per la promozione in Serie A, grazie alle reti di De Vitis (autore di 19 gol). All’ultima giornata il Piacenza vince per 1-0 sul campo del Cosenza con una rete di Fulvio Simonini, conquistando per la prima volta la promozione nella massima serie.
Nella stagione di esordio in Serie A la società sceglie di non acquistare giocatori stranieri, politica che sarà proseguita fino al 2001. L’esordio assoluto nella massima serie avviene il 29 agosto 1993 contro il Torino di Emiliano Mondonico, che vince per 3-0 alla Galleana, mentre la prima vittoria arriva alla quinta giornata, contro il Lecce. Nel corso della stagione la squadra piacentina si mantiene costantemente in zona salvezza, eliminando anche il Milan dalla Coppa Italia, grazie a una rete di Giampietro Piovani. All’ultima giornata di campionato, tuttavia, la Reggiana (diretta concorrente del Piacenza nella lotta per la salvezza) vince a San Siro contro il Milan, schierato in formazione rimaneggiata, condannando i biancorossi alla retrocessione in Serie B.
Il ritorno in Serie A è immediato: sotto la guida di Cagni il Piacenza vince il campionato di Serie B 1994-1995, grazie alle 42 reti realizzate dal trio d’attacco composto dai confermati De Vitis e Piovani e dal giovane del vivaio Filippo Inzaghi. Al termine della stagione vengono ceduti sia Inzaghi (al Parma), sia il capitano Antonio De Vitis, che passa all’Hellas Verona dopo quattro stagioni e 49 gol in campionato; la squadra di Cagni, rinforzata da numerosi acquisti (tra cui Nicola Caccia ed Eusebio Di Francesco), ottiene per la prima volta la salvezza nella massima serie con il pareggio per 0-0 ottenuto il 5 maggio 1996 sul campo dell’Udinese. Cagni lascia il Piacenza dopo sei stagioni consecutive, e viene sostituito da Bortolo Mutti, mentre Pasquale Luiso prende il posto di Caccia al centro dell’attacco. Dopo un positivo avvio di stagione, culminato con la vittoria per 3-2 sul Milan (con rete decisiva di Luiso, in rovesciata), la squadra accusa una flessione di rendimento, aggravata dalla morte improvvisa di Leonardo Garilli, il 30 dicembre 1996; il figlio Stefano ne eredita la carica di presidente. La salvezza arriva solo nelle ultime battute del campionato: il Piacenza conclude il campionato a pari punti con Perugia e Cagliari. Gli umbri retrocedono per la classifica avulsa, mentre Piacenza e Cagliari vanno allo spareggio: si impone la formazione di Mutti per 3-1, grazie a una doppietta di Luiso.
https://www.youtube.com/watch?v=jYYhYwPBeMo
Nelle due stagioni successive arrivano altre due salvezze, la prima delle quali sotto la guida di Vincenzo Guerini, che a fine stagione viene sostituito da Giuseppe Materazzi. Nel campionato 1998-1999 il Piacenza di Materazzi mette in mostra un buon calcio, avvalendosi di giocatori esperti come Giovanni Stroppa e il quarantenne Pietro Vierchowod (ingaggiato nel settembre 1997), e giovani del vivaio come Alessandro Lucarelli e Simone Inzaghi, fratello di Filippo, autore di 15 reti in campionato. Ciononostante, la salvezza arriva solamente all’ultima giornata, grazie al pareggio interno nello scontro diretto con la Salernitana. In queste due stagioni vengono ottenuti i migliori piazzamenti nella massima serie (12º posto in entrambe).
La stagione 1999-2000 registra ancora un cambio in panchina: al posto di Materazzi arriva Luigi Simoni, subito osteggiato dall’ambiente per i suoi trascorsi di allenatore della Cremonese, storica rivale dei biancorossi. I risultati negativi ottenuti portano all’esonero in gennaio; gli subentrano Daniele Bernazzani e Maurizio Braghin, tecnici del settore giovanile, mentre a livello societario Stefano Garilli lascia la presidenza al fratello Fabrizio. I cambiamenti non sortiscono gli effetti sperati e alla fine i biancorossi chiudono all’ultimo posto; tra i giovani lanciati in questa stagione si segnala il diciottenne Alberto Gilardino.
La gestione Fabrizio Garilli
Il neo presidente Fabrizio Garilli ingaggia nell’estate 2000Walter Alfredo Novellino come nuovo allenatore e rinforza la squadra riportando a Piacenza, tra gli altri, l’attaccante Nicola Caccia, che sarà il capocannoniere del campionato cadetto con 23 reti. L’obiettivo della promozione viene raggiunto con due turni di anticipo, il 27 maggio 2001, battendo per 2-1 la Sampdoria degli ex Cagni e Luiso. Novellino viene riconfermato anche per la stagione successiva, nella quale, per la prima volta, vengono ingaggiati due calciatori stranieri, i brasilianiMatuzalém e Amauri. Viene acquistato anche Dario Hübner, che conduce il Piacenza alla salvezza realizzando 24 reti con cui si laurea capocannoniere al pari dello juventino David Trezeguet.
Nell’estate 2002 le vicende societarie del gruppo Camuzzi Gazometri, controllato dai Garilli, comportano un ridimensionamento delle spese, e Novellino passa alla Sampdoria, sostituito da Andrea Agostinelli[64]. Dopo un positivo avvio di stagione, con due vittorie nelle prime due giornate, la squadra accusa una flessione e in febbraio Agostinelli viene sostituito da Luigi Cagni, di ritorno a Piacenza dopo otto anni. Grazie al cambio di guida tecnica, agli acquisti del mercato di gennaio (Marco Marchionni, Claudio Ferrarese e Davide Baiocco) e alle reti di Hubner (autore di 14 realizzazioni), il Piacenza rimonta in classifica ma retrocede ad una giornata dal termine con la sconfitta di Parma (3-2). Si chiude con questo campionato l’esperienza degli emiliani in Serie A.
Dalla Serie A al fallimento
Sulla panchina biancorossa viene confermato Gigi Cagni, per cercare la risalita nell’anomala serie B ampliata a 24 squadre a causa del Caso Catania: la squadra si mantiene costantemente nelle prime posizioni, tuttavia accusa un calo di rendimento in primavera e conclude all’ottavo posto, mentre Cagni lascia la panchina a causa di contrasti con la dirigenza. Viene sostituito da Giuseppe Iachini, che rimane a Piacenza per tre stagioni: nelle prime due annate la squadra termina a centroclassifica, e si mettono in luce alcuni giovani come Simone Pepe (arrivato dal Palermo ed autore di 12 reti nel 2004-2005) e Daniele Cacia, prodotto del vivaio, che realizza 18 reti nella stagione 2005-2006. In questa stagione torna anche il derby con la Cremonese, dopo 10 anni di attesa: i biancorossi si aggiudicano entrambe le gare per 2-1.
Nella stagione 2006-2007 la squadra, rinnovata da numerosi acquisti tra cui Antonio Nocerino, disputa un campionato di vertice. All’ultima giornata il Piacenza pareggia in casa con la Triestina e chiude al quarto posto, staccato di 10 punti da Genoa e Napoli che pareggiano a loro volta nello scontro diretto; a causa del distacco non vengono disputati i play-off e le prime tre classificate vengono promosse direttamente in Serie A.
Nella stagione 2010-2011 le difficoltà economiche si accentuano, e la rosa viene costruita puntando su prestiti, giovani e svincolati; ritornano Armando Madonna nelle vesti di allenatore e diversi giocatori degli anni precedenti, tra cui Daniele Cacia. Il rendimento si mantiene alto fino alla primavera 2011, quando si registra una crisi di risultati (legata al coinvolgimento di diversi giocatori, tra cui Mario Cassano e Carlo Gervasoni, nello scandalo del calcio italiano del 2011) che porta la squadra ai play-out contro l’Albinoleffe. Il doppio pareggio (0-0 al Garilli, 2-2 a Bergamo) comporta la retrocessione in Lega Pro Prima Divisione[78].
In seguito alla retrocessione, alle difficoltà economiche e alle vicende legate al calcioscommesse, Fabrizio Garilli manifesta l’intenzione di non voler iscrivere il Piacenza a nessun campionato per la stagione 2011-2012. Il 29 giugno, tuttavia, Garilli iscrive la squadra al campionato di Lega Pro Prima Divisione, avviando nel frattempo trattative per la cessione della società durate per tutta l’estate. Il 28 ottobre il Piacenza viene ufficialmente ceduto ad una cordata rappresentata dall’avvocato Marco Gianfranceschi e comprendente l’imprenditore Luigi Gallo (già coinvolto nei fallimenti di Torino e Venezia), che acquista la squadra tramite la società “Italiana S.r.l.”, chiudendo dopo 28 anni l’esperienza della famiglia Garilli alla presidenza del Piacenza.
Il 22 marzo 2012 la società (tornata nelle mani di Garilli a causa delle inadempienze economiche della cordata acquirente) viene ufficialmente dichiarata fallita. Nel frattempo la squadra allenata da Francesco Monaco, penalizzata di nove punti a causa delle vicende societarie, perde i play-out contro il Prato e retrocede in Lega Pro Seconda Divisione. Il 19 giugno 2012, in mancanza di acquirenti in sede di asta fallimentare, il Piacenza scompare definitivamente; viene rilevato all’asta solamente il marchio, sito, materiale tecnico e sportivo dal comitato “Salva Piace”, associazione di tifosi presieduta dall’ex sindaco di PiacenzaRoberto Reggi.
Dopo il fallimento: Lupa Piacenza e Piacenza Calcio 1919
All’inizio di luglio il Comitato Salva Piace, dopo una votazione tra i propri membri e i tifosi, cede il marchio e i beni immateriali acquisiti all’asta alla LibertasSpes, squadra cittadina neopromossa in Eccellenza Emilia-Romagna. Il marchio del Piacenza viene affittato per quattro anni alla società, che modifica la denominazione in S.S.D. Lupa Piacenza, proponendosi de facto come erede della società fallita.
La squadra viene affidata a Carlo Sozzi, già allenatore della LibertasSpes, poi esonerato il 3 settembre 2012 a seguito della sconfitta con il Fiorenzuola in Coppa Italia. Lo sostituisce William Viali, ex giocatore ed allenatore del Fiorenzuola, che era alla guida degli Allievi Nazionali del Parma. Il 28 aprile 2013 la squadra batte il Colorno per 2-1 e ottiene la promozione in Serie D con due giornate di anticipo.
A fine stagione la società modifica la propria denominazione in S.S.D. Piacenza Calcio 1919, a seguito di un sondaggio tra i tifosi condotto dal quotidiano Libertà. Per la stagione 2013-2014 il Piacenza viene inserito nel girone B della Serie D, lo stesso dell’altra compagine cittadina, il Pro Piacenza. Il 29 ottobre 2013, a seguito di un negativo avvio di stagione, Viali viene sostituito da Roberto Venturato, salvo poi tornare sulla panchina emiliana l’8 gennaio successivo. Il Piacenza conclude la stagione al terzo posto a pari punti con la seconda classificata Olginatese, ma si piazza terzo per differenza reti. Disputa il primo turno di playoff, ma viene subito eliminato dal Seregno. A fine stagione l’allenatore Viali lascia la squadra, e il 16 giugno 2014 viene sostituito da Francesco Monaco, che torna sulla panchina del Piacenza dopo il fallimento della vecchia società. Il 4 gennaio 2015, dopo un’ennesima sconfitta della squadra, viene esonerato Monaco, il giorno dopo viene subito ufficializzato il nuovo tecnico del Piacenza, Luciano De Paola che in estate era stato contattato dalla società. Il Piacenza finisce la stagione al quarto posto, ma a pari punti con la terza classificata Correggese per differenza reti. Al secondo turno dei play-off batte l’Este, ma viene fermato al terzo turno dal Delta Porto Tolle Rovigo. Dopo l’addio di De Paola, il 14 giugno 2015 l’ex allenatore del Pro Piacenza Arnaldo Franzini viene nominato nuovo tecnico, e porta la squadra alla promozione in Lega Pro con sei giornate di anticipo sulla conclusione del campionato, l’8 maggio 2016, all’ultima giornata di campionato il Piacenza stabilisce il record assoluto di punti della storia della Serie D e il maggior numero di vittorie, successivamente partecipò alla Poule Scudetto per assegnare il titolo di campioni d’italia dei Dilettanti, i biancorossi riescono ad arrivare alla finale disputata in campo neutro a Viareggio contro la Viterbese, la partità però finisce 2-1 per i laziali.
Il ritorno nei professionisti
Con il passaggio nei professionisti la società muta la sua ragione sociale in Piacenza Calcio 1919 S.r.l.. I biancorossi concludono al 6º posto qualificandosi per i play-off per la Serie B, arrivando fino agli ottavi di finale al termine di un grande campionato che, tra le varie vittorie, ha visto il doppio trionfo nel Derby del Po, il quarto nella storia di questa partita. Nella stagione 2018-2019, il Piacenza chiude secondo nel girone A della Lega Pro, dietro di un solo punto alla Virtus Entella. Nei play-off il Piacenza batte 0-2 l’Imolese ad Imola e perde 1-2 al Garilli, risultato comunque positivo che vale l’accesso alla finale. Contro il Trapani il Piacenza pareggia 0-0 a Piacenza ma perde 2-0 in Sicilia, perdendo quindi la possibilità di disputare l’anno seguente la Serie B.
1927-1928 – 1º nel girone D della Seconda Divisione Nord. Promosso sul campo, la FIGCriforma il campionato ridenominandolo Prima Divisione vanificando di fatto l’ascesa.
1928-1929 – 5º nel girone B della Prima Divisione Nord.
1929-1930 – 7º nel girone B della Prima Divisione.
1930-1931 – 3º nel girone B della Prima Divisione.
1931-1932 – 6º nel girone B della Prima Divisione.
1932-1933 – 8º nel girone E della Prima Divisione.
1933-1934 – 4º nel girone C della Prima Divisione. Ammesso alle finali: arriva 3º nel girone finale per la promozione in Serie B.
1934-1935 – 4º nel girone E della Prima Divisione. Ammesso nella nuova Serie C.
2011-2012 – 17º nel girone A della Lega Pro Prima Divisione. Retrocesso in Lega Pro Seconda Divisione dopo aver perso i play-out e successivamente non iscritto.
21 giugno 2012 – Dopo tre aste fallimentari deserte, la società viene ufficialmente sciolta e viene radiata dalla FIGC. Il 2 luglio, il marchio della squadra viene ceduto in affitto alla società sportiva dilettantistica LibertasSpes, ridenominatasi Società Sportiva Dilettantistica Lupa Piacenza e partecipante al campionato di Eccellenza.
2012-2013 – 1º nel girone A dell’Eccellenza Emilia-Romagna. Promosso in Serie D.
I colori sociali del Piacenza, fin dalla fondazione, sono il bianco e il rosso, che richiamano il gonfalone cittadino[3]. La maglia utilizzata nelle partite casalinghe è tradizionalmente rossa[3], con bordature e colletto bianchi[113]; nel corso degli anni sessanta, tuttavia, sono state spesso utilizzate casacche bianche con banda diagonale rossa[113]. La seconda maglia è invece bianca con bordature rosse[113], mentre la terza maglia è stata blu (negli anni novanta) e successivamente nera, con bordi e scritte bianche[113].
Dopo aver inizialmente adottato uno stemma richiamante l’emblema cittadino (dado bianco su fondo rosso)[114], negli anni settanta è stato utilizzato un logo con pallone a scacchi bianchi e rossi con lettera “P” in giallo[114]. Nei primi anni della presidenza di Leonardo Garilli è entrato in uso lo stemma attuale, rappresentante una lupa bianca su fondo rosso[114], che rimanda alla lupa capitolina presente nell’emblema della città[115].
Il Piacenza non ha mai avuto un vero e proprio inno, pur adottando in più occasioni brani musicali legati a singoli eventi sportivi (come la promozione in Serie B nel 1975 e quella in Serie A nel 1993)[116]. Nel 1995 la cantante piacentina Fiordaliso ha inciso il brano Dichiarazione d’amore (su testo di Umberto Smaila)[116], in occasione della seconda promozione nella massima serie; tuttavia la canzone non ha attecchito nell’uso comune come inno ufficiale della squadra.
Dopo il fallimento, dall’ottobre 2012 la nuova società ha adottato come inno la canzone in dialetto piacentinoT’al digh in piasintëin, scritta da Gianni Levoni e interpretata da Gianna Casella, cantante dialettale prematuramente scomparsa pochi giorni prima[117].
Il Piacenza ha disputato le proprie partite interne dapprima sul campo situato presso Barriera Cavallotti (solo per la stagione 1919-1920)[118], e successivamente, fino al 1969, allo stadio Comunale, chiamato anche Stadio del Littorio in epoca fascista oppure, informalmente, Barriera Genova[118], essendo posizionato vicino ad una delle antiche porte daziarie della città. L’impianto, progressivamente ampliato e perfezionato fino al 1967[118], presentava diversi problemi relativi a una capienza ridotta, all’accessibilità (soprattutto dopo gli anni del boom edilizio) e alle cattive condizioni del terreno di gioco[118]. Pertanto, dopo la promozione in Serie B del 1969, fu edificato il nuovo stadio Comunale, conosciuto anche come Galleana[118].
Dotato di una capienza iniziale di 12.000 posti[119], presenta una pista di atletica ad anello che distanzia notevolmente le tribune dal campo[118][119]. Nel 1993, dopo la promozione in Serie A, fu ampliato passando all’attuale capienza di 21.600 posti, con la costruzione di rialzi per le due curve e per la tribuna popolare denominata rettilineo[118]. Nel 1997, dopo la morte di Leonardo Garilli, l’impianto è stato intitolato ufficialmente allo scomparso presidente della società[120].
A partire dalla stagione 2003-2004 e fino al 2011 il Piacenza ha recato sulle proprie maglie il logo dell’Unicef, cui devolveva il 7,5% degli incassi e degli attivi societari[125]. Nella stagione 2012-2013, Unicef e la nuova società firmano una nuova partnership[126].
I gruppi organizzati della tifoseria piacentina erano situati storicamente nella Curva Nord dello stadio Galleana, a partire dal 1974: alcuni dei gruppi più famosi sono stati Sparuta Presenza, Legione Gotica, Official Supporters, Commando Ultras, Tumulten Brigade1992, Nasty Boys Alseno, Brigata Farnese, Ragazzi dell’Infrangibile e i Fedelissimi Piacenza[131][132]. A partire dal 2001 il tifo organizzato facente riferimento alla curva viene progressivamente decimato da diffide[133], che portano alla disgregazione di molti gruppi organizzati.
Ultras Piacentini durante un Derby con La Cremonese nella stagione 1993/1994
Contestualmente si verifica un brusco calo di presenze allo stadio, che avevano toccato un massimo di 14.658 spettatori di media nel campionato di Serie A 1993-1994, il primo disputato dalla squadra emiliana nella massima serie[134]. Nella stagione 2002-2003 la media scende sotto i diecimila spettatori a partita[135], fino a raggiungere un minimo di 1978 spettatori nel campionato 2011-2012[136].
I circa 8000 Piacentini in trasferta a Napoli per lo spareggio salvezza nella stagione 1996/97 di Serie A
A seguito della scomparsa del Piacenza avvenuta nell’estate 2012, la tifoseria si spacca tra chi decide di seguire la nuova società, a cui viene concesso il marchio della vecchia società fallita e radiata, e chi decide di non supportare questa realtà calcistica, non considerandola erede della plurinovantennale storia del club[137]. Nella stagione 2012-2013 si registra una media di circa 1500 spettatori, ponendo l’affluenza su livelli prossimi a quelli dei campionati di Lega Pro Prima Divisione[138].
Ultras Piacentini in occasione di una partita contro il Milan
Coreografia degli Ultras Piacentini in occasione di Piacenza Entella 2018/19
La tifoseria piacentina, orientata politicamente a destra[132], è gemellata con quella della Viterbese e con i tifosi della Pergolettese[139]; tale gemellaggio è nato a causa della comune inimicizia sportiva verso la Cremonese[140], a sua volta originata da un condiviso antagonismo campanilista nei confronti della città di Cremona. Rapporti di amicizia esistono con i tifosi della Fortitudo Bologna, del Catania, della Pro Sesto, della Triestina e del Padova. Vi sono rapporti di semplice rispetto con le tifoserie di Bologna e Lucchese. Tra gli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta del Novecento esisteva un gemellaggio con la tifoseria del Modena (con la quale sussistono tuttavia rapporti di amicizia) e dalla metà di quel decennio con gli juventini, legame rotto all’inizio degli anni duemila[132].
La rivalità più accesa e storica è quella con la Cremonese, con la quale si disputa il cosiddetto Derby del Po[141]; altre rivalità sono rappresentate dalla Reggiana[142][143] e dal Vicenza, a causa dei fatti legati allo spareggio-promozione del 1985[131][132] ed al gemellaggio tra le tifoserie delle ultime tre squadre citate. Ulteriori forti antipatie separano i tifosi piacentini da quelli del Pavia, del Mantova, del Como e, in misura minore, del Parma[144] contro il quale si disputa il cosiddetto Derby del Ducato. Ci sono stati occasionali motivi di scontro anche con le tifoserie di Brescia[132][145](rivalità che ultimamente è diminuita fino a diventare un rapporto di quasi rispetto), Milan (a causa del controverso epilogo del campionato 1993-1994)[146], Torino[147], Rimini[148], Inter, Genoa e Virtus Entella, a causa della lotta al vertice per la promozione in Serie B nella stagione 2018-2019 di Serie C.
Usiamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere ad informazioni sul dispositivo. Lo facciamo per migliorare l'esperienza di navigazione e mostrare annunci personalizzati. Fornire il consenso a queste tecnologie ci consente di elaborare dati quali il comportamento durante la navigazione o ID univoche su questo sito. Non fornire o ritirare il consenso potrebbe influire negativamente su alcune funzionalità e funzioni.
Funzionale
Sempre attivo
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici.L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.