Overview
Lothar Herbert Matthäus (Erlangen, 21 marzo 1961) è un allenatore di calcio ed ex calciatore tedesco, di ruolo centrocampista o difensore. Con la nazionale tedesca si è laureato campione europeo nel 1980 e campione mondiale – da capitano – nel 1990.
Considerato uno dei migliori giocatori della propria generazione,[1][2] dopo cinque stagioni nel Borussia M’gladbach è passato al Bayern Monaco, con cui in quattro anni ha vinto tre campionati tedeschi, una Coppa e una Supercoppa di Germania. Nel 1988 si è trasferito all’Inter, affermandosi definitivamente a livello internazionale e conquistando un campionato italiano, una Supercoppa nazionale e una Coppa UEFA. Conclusa dopo quattro stagioni l’esperienza in Italia, ha fatto ritorno al Bayern Monaco, vincendo altri quattro campionati, due Coppe di Germania, tre Coppe di Lega tedesca e una Coppa UEFA, perdendo una finale di UEFA Champions League nel 1998-1999. Ha terminato la carriera nei N.Y. MetroStars l’anno seguente.
In nazionale ha disputato 150 partite (record per il calcio tedesco), segnando 23 reti. Detiene il record di partecipazioni ai Mondiali (cinque, dal 1982 al 1998), a pari merito con Gianluigi Buffon, Antonio Carbajal e Rafael Márquez,[3] ed è il giocatore con più presenze nelle fasi finali della rassegna iridata (25).[1] Ha inoltre partecipato a quattro campionati europei (1980, 1984, 1988 e 2000) e una FIFA Confederations Cup (1999).
A livello individuale, ha vinto il Pallone d’oro nel 1990 – diventando il primo giocatore dell’Inter a ottenere tale riconoscimento – ed è stato eletto calciatore dell’anno FIFA nel 1991. Nel 2004 è stato inserito nel FIFA 100, una lista dei 125 più grandi giocatori viventi redatta da Pelé e dalla FIFA in occasione del centenario della sua fondazione. Oltre a ciò, è stato premiato come calciatore tedesco dell’anno nel 1990 e nel 1999.
Da allenatore, ha vinto un campionato serbomontenegrino alla guida del Partizan.
Matthäus, che ha origini ebraiche derivanti dalla nonna paterna,[4] è noto per avere una vita privata abbastanza burrascosa, essendo infatti convolato a nozze per cinque volte.[5][6]
«Il miglior avversario che abbia avuto in tutta la mia carriera, credo che basti questo per definirlo.» |
(Diego Armando Maradona[7]) |
Matthäus (a sinistra), con la maglia della Germania, salta in dribbling l’azzurro Mannini nel 1992.
Giocatore dinamico, versatile e grintoso,[8][9][10] dopo gli esordi da mediano si affermò come regista di centrocampo:[11][12] in questa posizione riuscì a trarre il massimo dal proprio stile di gioco[8] – atipico e difficilmente riconducibile a un ruolo ben delineato[8][13] –, muovendosi tra attacco e difesa[8] secondo il proprio estro, senza seguire pedissequamente le indicazioni degli allenatori.[14] In età avanzata arretrò il proprio raggio d’azione, ricoprendo con ottimo rendimento, nonché con una certa spregiudicatezza, il ruolo di libero.[8][11]
Dotato di qualità fisiche[8] e tecniche – abile sia nella finalizzazione sia nell’ultimo passaggio, anche da lunga distanza[11] –, era un leader carismatico,[12][13][15] predisposto a incaricarsi di giocate determinanti,[16] sebbene in qualche occasione lasciasse trasparire una certa emotività.[13] In carriera realizzò oltre 200 reti, in virtù di un tiro forte e preciso,[8] che lo rese un ottimo esecutore di rigori.[17]
Affermatosi in Bundesliga nel 1979 col Borussia M’gladbach, già l’anno dopo apporta un valido contributo alla sua nazionale che vince il campionato d’Europa 1980. Nel 1984 viene comprato dal Bayern Monaco, con il quale vince tre campionati. In seguito fu acquistato dall’Inter del presidente Ernesto Pellegrini per 5,6 miliardi di lire.[18]
Nel periodo interista vinse lo scudetto dei record, che l’Inter conquistò nel 1988-1989 con 58 punti in 34 partite, record per i campionati italiani a 18 squadre e 2 punti per vittoria.[12] Matthäus segnò il decisivo 2-1 nello scontro diretto di Milano con il Napoli. Nello stesso anno vinse con i nerazzurri anche la Supercoppa italiana.
Nella stagione 1990-1991 contribuì alla vittoria della Coppa UEFA, la prima dell’Inter e della sua carriera personale, nella doppia finale italiana contro la Roma segnando il rigore del definitivo 2-0 nella sfida di andata giocatasi a San Siro (il ritorno finì 1-0 per i giallorossi); era dai tempi della Grande Inter che i nerazzurri non conquistavano un titolo europeo. In campionato, l’Inter restò a lungo in corsa per lo scudetto, ma la sconfitta per 2-0 nello scontro diretto con la Sampdoria la allontanò dal vertice, relegandola al 3º posto: nell’occasione, Matthäus sbagliò un rigore, respinto dal portiere avversario Gianluca Pagliuca.[19]
Il 12 aprile 1992, contro il Parma, Matthäus ebbe un grave infortunio: rottura dei legamenti del ginocchio.[20] Quella stagione inoltre era vissuta tra le crisi della squadra, passata da Corrado Orrico a Luis Suárez, e personali, da una famiglia a un’altra. Così, di comune accordo con la società, venne ceduto alla sua ex squadra, il Bayern Monaco,[20] per 3 miliardi di lire.[21]
L’annata 1998-1999 si conclude con la sconfitta dei tedeschi nella finale di Champions League per mano del Manchester Utd che si ribalta l’esito dell’incontro negli ultimi minuti, mentre Matthäus era stato appena sostituito. L’anno successivo giocò la sua ultima stagione con i bavaresi vincendo la sua settima Bundesliga. Lasciò quindi il calcio europeo, per approdare nel 2000 ai N.Y. MetroStars, dove a fine stagione diede l’addio al calcio professionistico iniziando nel contempo l’attività di allenatore. L’unico rammarico del Matthäus giocatore fu quello di non aver mai sollevato la Coppa dei Campioni, perdendone due finali.
Nel 1986 è il leader della Germania Ovest al campionato del mondo 1986 in Messico, persi in finale contro l’Argentina di Maradona, che Matthäus neutralizzò nel primo tempo marcandolo a uomo (mentre nella ripresa l’asso argentino fu preso in consegna da Karlheinz Förster).[senza fonte] Quattro anni più tardi, fu il capitano e trascinatore dei tedeschi campioni al campionato del mondo 1990 in Italia; nel corso del torneo segnò quattro reti, una delle quali, contro la Jugoslavia, è stato inserita al nono posto nella classifica del Gol del secolo, indetta dalla FIFA nel 2002.
Eletto miglior giocatore della manifestazione, a fine anno venne insignito del Pallone d’oro,[11] proseguendo la striscia di successi l’anno successivo, aggiudicandosi la prima edizione del FIFA World Player.
Successivamente venne impiegato come libero, e disputò ancora due mondiali da titolare fisso con la maglia della riunificata Germania, stabilendo così il record di partite disputate nel campionato del mondo, nonché il primato di partecipazioni alle fasi finali dei mondiali (partecipò a cinque appuntamenti iridati differenti, dal campionato del mondo 1982 al campionato del mondo 1998). Matthäus ha militato nella squadra nazionale – Germania Ovest prima, e Germania poi – per vent’anni, dal giugno del 1980 al giugno del 2000, collezionando 150 presenze, record per i tedeschi (solo tredici giocatori al mondo, con altre nazionali, hanno fatto meglio), e segnando 23 reti.
Detiene inoltre il record, insieme a Gianluigi Buffon, Antonio Carbajal e Rafael Márquez, di mondiali disputati (5);[3] è, infine, il calciatore con più presenze assolute nelle fasi finali della rassegna iridata (25).[11]
Il 6 settembre 2001 diventa allenatore della squadra austriaca del Rapid Vienna, fino al 10 maggio 2002. Dal 22 dicembre dello stesso anno allena la compagine serba del Partizan, dove rimane fino al 13 dicembre 2003. Dal 14 dicembre successivo diventa commissario tecnico dell’Ungheria, ruolo che riveste fino al 31 dicembre 2005. Dall’11 gennaio 2006 guida i brasiliani dell’Atl. Paranaense, dove rimane fino al 17 marzo seguente. Dal 1º giugno 2006 al 12 giugno 2007 è il vice di Giovanni Trapattoni al Salisburgo, vincendo in questa veste il campionato austriaco.
Dal 15 giugno 2008 viene ingaggiato dal Maccabi Netanya;[22] rimane sulla panchina della squadra israeliana fino al 29 aprile 2009. Il 24 ottobre dello stesso anno viene ingaggiato dagli argentini del Racing Club, dove sostituisce Ricardo Caruso Lombardi dopo 10 gare di campionato; dopo due giorni cambia idea e si licenzia.[23]
Dopo essere stato in trattativa con la nazionale camerunese,[24] il 23 settembre 2010 diventa allenatore della Bulgaria,[25] incarico che mantiene sino al 19 settembre 2011 quando rescinde consensualmente il contratto con la nazionale danubiana.
Nel marzo 2019 viene scelto dall’UEFA tra gli ambasciatori per il campionato d’Europa 2020.[26]
Nel contempo é opinionista di Sky Sport in Germania.
- Bayern Monaco: 1984-1985, 1985-1986, 1986-1987, 1993-1994, 1996-1997, 1998-1999, 1999-2000
- Bayern Monaco: 1985-1986, 1997-1998, 1999-2000
- Bayern Monaco: 1987
- Inter: 1988-1989
- Inter: 1989
- Bayern Monaco: 1997, 1998, 1999
- Inter: 1990-1991
- Bayern Monaco: 1995-1996
- Italia 1980
- Italia 1990
- 1990
- 1991
- 1990
- 1990
- 1991
- 1990, 1999
- Germania Ovest 1988
- 2012
- Partizan: 2002-2003
- Salisburgo: 2006-2007