
15 Giu 6 Giugno 1971 – Il Siracusa batte il Cantieri Navali in un doppio spareggio vinto con la monetina e va in C
6 giugno 1971: la monetina che cambiò la storia del Siracusa
Un piccolo oggetto metallico, lanciato in aria sul prato dello Stadio Vomero di Napoli, decise le sorti di una stagione. Il 6 giugno 1971 non è una data qualsiasi per i tifosi del Siracusa: è il giorno in cui la squadra aretusea conquistò la promozione in Serie C, al termine di un drammatico doppio spareggio contro i Cantieri Navali, risolto non con un gol, ma con una monetina.
Tutto ebbe inizio una settimana prima, il 30 maggio, allo stadio “Celeste” di Messina. Lì andò in scena la prima sfida, equilibrata, tesa, senza reti né vincitori, protrattasi oltre i novanta minuti e terminata 0-0 anche dopo i tempi supplementari. Un primo atto che lasciò tutto aperto, ma anche il segno dell’estrema parità tra le due compagini.
La resa dei conti si consumò sei giorni dopo, nello storico scenario del Vomero di Napoli. Ancora una volta, l’equilibrio regnò sovrano. Dopo 90 minuti di battaglia senza reti, servirono di nuovo i supplementari. Il risultato si sbloccò: 1-1. Ma nemmeno il cuore e la fatica riuscirono a trovare un vincitore sul campo. Così, secondo il regolamento dell’epoca, si passò all’inimmaginabile: il lancio della monetina.
In un silenzio irreale, l’arbitro fece volare in aria la moneta che determinò il destino sportivo di una città. La fortuna — o il destino — scelse il Siracusa. La promozione in Serie C era realtà.
Fu un momento che andava oltre il calcio: una liberazione, una festa, un’emozione difficile da spiegare. In migliaia, da Siracusa, seguirono con il fiato sospeso. E quando arrivò la notizia, scoppiò l’euforia. Caroselli, cori, lacrime: il popolo azzurrograna sapeva che quel 6 giugno 1971 sarebbe rimasto inciso nella memoria collettiva.
A più di cinquant’anni di distanza, quella monetina è ancora simbolo di una fede incrollabile. Perché nel calcio, a volte, anche il destino può decidere di premiare chi ci crede fino all’ultimo respiro.