
12 Giu 10 Giugno 1995 – 30 fa l’indimenticabile spareggio Padova – Genoa per la permanenza in A
Firenze, 10 giugno 1995 – Lo spareggio che ha fatto la storia
Trent’anni fa, il destino di due squadre si decise sul filo dei nervi, in una serata carica di tensione, pathos e dramma sportivo. Il 10 giugno 1995, allo Stadio Artemio Franchi di Firenze, Padova e Genoa si giocarono la permanenza in Serie A in uno spareggio secco che resterà impresso nella memoria collettiva del calcio italiano.
Il regolamento dell’epoca non prevedeva la differenza reti per dirimere i pari punti in classifica. Così, dopo 34 giornate di campionato concluse a braccetto a quota 34, fu necessario uno spareggio in campo neutro. La posta in palio era altissima: restare nell’élite del calcio italiano o sprofondare in Serie B.
90 minuti di tensione, 120 di equilibrio
La partita fu tesa, bloccata, quasi angosciante. Né Padova né Genoa riuscirono a prevalere nei tempi regolamentari e nei supplementari. Il risultato, inchiodato sullo 1-1, condusse la sfida ai calci di rigore. Il calcio italiano non era nuovo a drammi dal dischetto, ma mai prima di allora un’intera stagione si era decisa in questo modo per la permanenza in Serie A.
I rigori, l’apoteosi biancoscudata
Ai rigori, l’eroe fu il portiere biancoscudato Adriano Bonaiuti, che con freddezza ed esperienza riuscì a neutralizzare due tiri decisivi dei rossoblù. Il Padova segnò con sicurezza, mentre il Genoa cedette sotto il peso della pressione. Quando il pallone finì in rete per l’ultimo penalty, l’esplosione dei tifosi patavini divenne un urlo liberatorio che ruppe mesi di tensione.
Il Padova di Mauro Sandreani poteva così festeggiare una storica salvezza, confermandosi in Serie A per il secondo anno consecutivo. Per il Genoa, invece, fu un trauma sportivo difficile da metabolizzare: la retrocessione segnò l’inizio di un lungo periodo di instabilità.
Un epilogo che fece scuola
Quello spareggio fu l’ultimo nella storia della Serie A a decidere la salvezza sul campo neutro e ai rigori. Dopo quell’anno, le regole cambiarono: si preferì affidarsi a criteri più oggettivi come la differenza reti o gli scontri diretti. Ma quella notte fiorentina rimane un unicum nel calcio italiano.
Trent’anni dopo
Oggi, a trent’anni di distanza, i tifosi del Padova ricordano con orgoglio quella data. Per loro non fu solo una salvezza, ma un’impresa epica, un simbolo di tenacia e cuore. E il nome di Ballotta, che quel giorno scrisse una pagina indelebile, resta incastonato nella leggenda del club biancoscudato.
Un match che ha segnato un’epoca e che, nella memoria collettiva, resta il paradigma perfetto del calcio come passione, dolore e gloria.