8 Gennaio 1993 – 32 anni fa la mafia uccideva il giornalista Beppe Alfano

8 Gennaio 1993 – 32 anni fa la mafia uccideva il giornalista Beppe Alfano

La morte di Beppe Alfano: un omicidio che segnò la lotta alla mafia

L’8 gennaio 1993, il giornalista Beppe Alfano veniva barbaramente assassinato a Barcellona Pozzo di Gotto, un comune in provincia di Messina. La sua morte è una delle pagine più tragiche e emblematiche della lotta alla mafia in Italia, un delitto che colpì non solo la famiglia e la comunità giornalistica, ma l’intero paese, già segnato dal periodo di grande tensione sociale e criminale degli anni ’90.

Beppe Alfano, redattore del quotidiano “La Sicilia”, aveva da tempo attirato su di sé le ire dei clan mafiosi locali per le sue inchieste sulle attività illecite che si svolgevano nella zona. La sua attività giornalistica si concentrava in particolare sulle dinamiche di potere e sulle collusioni tra la mafia e la politica. Le sue denunce, che documentavano i collegamenti tra il crimine organizzato e l’economia del territorio, lo avevano reso un bersaglio pericoloso per Cosa Nostra e per le sue ramificazioni.

La sera del suo assassinio, Alfano si trovava alla guida della sua auto, una Peugeot 205, quando venne colpito da diversi colpi di arma da fuoco. Il suo corpo fu trovato senza vita poco dopo in via Leonardo Da Vinci, una delle principali arterie di Barcellona Pozzo di Gotto. L’omicidio venne subito interpretato come un messaggio diretto alla libertà di stampa e un segno della forza della mafia in quella parte della Sicilia, che, nonostante le numerose operazioni delle forze dell’ordine, continuava a esercitare il proprio controllo con violenza e terrore.

Le indagini sulla morte di Beppe Alfano furono complesse e lunghe, e solo negli anni successivi, grazie anche alla collaborazione di alcuni pentiti di mafia, emerse la verità. I mandanti dell’omicidio furono individuati nei vertici di Cosa Nostra, e le indagini portarono a numerosi arresti, anche se l’impossibilità di ottenere piena giustizia per la famiglia Alfano rimase un tema doloroso.

Il suo omicidio è stato un tragico segno della pervasività della mafia, ma anche un catalizzatore per la presa di coscienza dell’opinione pubblica italiana. A distanza di decenni, il nome di Beppe Alfano è ricordato come simbolo del coraggio e del sacrificio di tutti quei giornalisti che, nonostante i pericoli, continuano a denunciare la criminalità organizzata, rischiando la propria vita per difendere la verità e la giustizia.

Oggi, nel 2025, la memoria di Beppe Alfano resta viva tra i giornalisti, le istituzioni e la società civile che si battono contro la mafia. La sua morte, in un contesto di crescente violenza mafiosa, ha lasciato un segno indelebile nella storia della lotta alla criminalità organizzata in Italia, un monito che, ancora oggi, non va dimenticato.

 

 

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