2 Gennaio 1914 – A Corleone nasceva Placido Rizzotto sindacalista ucciso per mano di Cosa Nostra

2 Gennaio 1914 – A Corleone nasceva Placido Rizzotto sindacalista ucciso per mano di Cosa Nostra

Placido Rizzotto, nato a Corleone il 2 gennaio 1914, è stato una delle figure più emblematiche nella lotta contro la mafia siciliana, un sindacalista che ha sacrificato la propria vita nel tentativo di combattere le faide mafiose che insanguinavano la sua terra. La sua vicenda è intrinsecamente legata alla resistenza contro il dominio di Cosa Nostra e alla difesa dei diritti dei contadini siciliani, vittime di un sistema di sfruttamento e violenza.

Rizzotto cresce a Corleone, un paese simbolo della mafia siciliana, in un contesto sociale ed economico segnato dalla povertà e dal dominio incontrastato dei boss mafiosi. Sin da giovane, entra in contatto con le lotte contadine e aderisce al movimento sindacale, diventando uno degli esponenti più attivi della Federazione Provinciale Lavoratori della Terra (FPLT). Con il suo impegno, Rizzotto si fa portavoce dei diritti dei contadini e degli agricoltori, chiedendo migliori condizioni di vita, salario e sicurezza.

Nel secondo dopoguerra, la Sicilia si trova a vivere un periodo di grande instabilità, caratterizzato da tensioni politiche e sociali. Il movimento sindacale guidato da Rizzotto prende piede soprattutto tra le classi più povere, ma anche tra i contadini più sfiduciati e oppressi dai padrini locali. La sua lotta per l’abolizione del latifondo e la redistribuzione delle terre è vista come una minaccia da parte delle forze mafiose, che temono di perdere il loro controllo sui territori.

Il suo impegno per la giustizia sociale lo porta ad affrontare apertamente i padrini mafiosi. Si scontra con i boss locali di Corleone e dintorni, i quali non tollerano la sfida al loro potere e al loro monopolio economico. La sua determinazione e la sua capacità di aggregare i contadini lo rendono un simbolo della resistenza alla criminalità organizzata. Tuttavia, la sua lotta lo pone sotto il mirino di Cosa Nostra.

La sera del 10 marzo 1948, Placido Rizzotto viene rapito da uomini della mafia corleonese. Dopo un lungo periodo di torture e umiliazioni, viene ucciso e il suo corpo viene gettato in un pozzo. La sua morte rappresenta una delle pagine più tragiche e significative nella lotta alla mafia, un sacrificio che non ha avuto il riconoscimento che meritava all’epoca, ma che con il tempo è diventato un simbolo di resistenza contro il crimine organizzato.

La figura di Placido Rizzotto è stata, negli anni successivi, oggetto di numerosi studi, libri e film, diventando emblema di una lotta che, purtroppo, ha visto molti altri martiri. Il suo nome è oggi ricordato in tutta Italia come simbolo di coraggio, giustizia e determinazione nella lotta contro la mafia e l’illegalità. La sua morte, pur segnando un tragico epilogo, ha alimentato la memoria storica e l’impegno civile contro la criminalità, che continua a resistere anche nel XXI secolo.

 

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