Orgoglio e Passione è un blog di Davide Scuderi
Il 12 dicembre 1969, Piazza Fontana a Milano divenne il teatro di uno degli atti terroristici più devastanti nella storia della Repubblica Italiana. Un’esplosione avvenuta nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura provocò la morte di 17 persone e il ferimento di oltre 80. L’attentato segnò l’inizio di una lunga e oscura stagione di violenze, durante la quale l’Italia fu scossa da una serie di attacchi terroristici e stragi.
L’esplosione avvenne alle 16:37, all’interno della filiale della banca situata in Piazza Fontana, una delle piazze più centrali di Milano. La bomba, nascosta in una borsa, venne fatta esplodere da ignoti, causando una strage e lasciando la città e l’intero paese sotto shock. La scena che si presentò ai soccorritori e ai passanti fu devastante: una nuvola di polvere, vetri infranti e corpi senza vita.
Le indagini iniziarono immediatamente, ma la verità su chi fosse realmente responsabile dell’attentato rimase avvolta nel mistero per anni. All’inizio, si pensò che l’episodio fosse da collegare alla lotta tra gruppi di estrema sinistra e destra che stava caratterizzando gli anni ’60 in Italia. Tuttavia, la verità che emerse con il tempo fu molto più complessa e legata a una rete di operazioni sovversive e manovre clandestine.
Il caso di Piazza Fontana divenne emblematico di quella che poi venne definita “strategia della tensione”, un periodo in cui alcuni settori dello Stato, insieme a gruppi estremisti e a forze paramilitari, cercarono di alimentare la paura e il caos, al fine di giustificare misure di repressione e di inasprire il controllo sociale. Le prime indagini condussero all’arresto di esponenti di sinistra, ma successivamente, nel corso dei processi, la responsabilità dell’attentato si indirizzò verso esponenti di estrema destra, tra cui alcuni membri di gruppi neofascisti, e verso l’infiltrazione di elementi legati ai servizi segreti italiani e stranieri.
Nel corso degli anni, il processo su Piazza Fontana è stato caratterizzato da numerosi colpi di scena, depistaggi e incertezze. Nel 1972, venne arrestato l’anarchico Giuseppe Pinelli, accusato di essere l’autore materiale dell’attentato. Tuttavia, Pinelli morì misteriosamente dopo essere stato interrogato dalla polizia, cadendo dalla finestra della questura, in un episodio che suscitò molteplici sospetti. La verità definitiva sulla strage di Piazza Fontana venne solo in parte ricostruita negli anni successivi, ma molte ombre restarono irrisolte.
La strage di Piazza Fontana rappresentò uno dei momenti più drammatici della storia dell’Italia post-bellica, segnando l’inizio di un periodo di violenza e instabilità che avrebbe caratterizzato il paese per decenni. L’evento non solo evidenziò le difficoltà nell’individuare e punire i colpevoli, ma rivelò anche la profondità della crisi politica e sociale che stava attraversando l’Italia. L’eco di quella tragedia, insieme alle sue incertezze giuridiche e politiche, ha continuato a risuonare nel dibattito pubblico italiano, alimentando la riflessione sulle connessioni tra terrorismo, poteri occulti e il ruolo delle istituzioni.