20 Novembre 1962 – Via i missili, via la crisi a Cuba
La Crisi dei Missili di Cuba del 1962 si concluse il 28 ottobre dello stesso anno con un accordo che evitò l’escalation in una guerra nucleare tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. Dopo tredici giorni di intensi negoziati e confronti, il presidente americano John F. Kennedy e il leader sovietico Nikita Krusciov riuscirono a trovare una soluzione diplomatica alla crisi che aveva messo il mondo sull’orlo di una guerra nucleare.
Il conflitto ebbe inizio il 16 ottobre, quando gli Stati Uniti scoprirono tramite fotografie aeree che l’Unione Sovietica stava installando missili nucleari a Cuba, a soli 145 km dalle coste statunitensi. Questo rappresentava una minaccia diretta alla sicurezza degli Stati Uniti e alterava l’equilibrio del potere globale. In risposta, Kennedy decise di imporre un blocco navale intorno all’isola, chiedendo la rimozione immediata dei missili sovietici.
Dopo giorni di alta tensione e di scambi di minacce, le trattative diplomatiche condotte tramite canali segreti portarono a un accordo. Krusciov accettò di ritirare i missili da Cuba, sotto la condizione che gli Stati Uniti non avrebbero invaso l’isola e avrebbero rimosso i loro missili nucleari in Turchia, che erano una minaccia diretta per l’URSS. Questo secondo punto, seppur non reso pubblico all’inizio, fu una parte cruciale dell’accordo.
Il 28 ottobre, Krusciov annunciò la decisione sovietica di ritirare i missili da Cuba, e il 20 novembre gli Stati Uniti cessarono il blocco navale, segnalando la fine ufficiale della crisi. Questo episodio segnò un punto di svolta nella Guerra Fredda, poiché evidenziò l’importanza della diplomazia nelle relazioni internazionali e portò alla creazione di un “telefono rosso” tra Mosca e Washington per facilitare le comunicazioni dirette tra i leader dei due paesi.
La fine della Crisi dei Missili di Cuba, pur evitando la guerra, non eliminò completamente la tensione tra le superpotenze. Tuttavia, il risultato diplomatico fu un successo significativo, che mostrò al mondo come, anche nel cuore di una crisi nucleare, la diplomazia potesse prevalere sulla guerra.