Un trionfo dal sapore italiano

L’ottava edizione della Coppa Libertadores battè il record stabilito l’anno precedente in quanto a incontri disputati: 117, una cifra inimmaginabile otto anni prima. Il Brasile rientra in gara, ma con una sola squadra, il Cruzeiro, continuando la sua personale battaglia con la Confederación Sudamericana del Futbol contro l’apertura ai vice campioni nazionali. Infatti il Santos, giunto secondo nel campionato brasiliano, non prese parte al torneo anche se ufficialmente addusse quale motivazione il fatto che la Libertadores avrebbe pregiudicato le sue performance nel campionato del suo Paese.

Il Peñarol è la squadra più accreditata per la vittoria finale, che sarebbe la quarta in questa manifestazione, invece a sorpresa si impone il Racing di Avellaneda che vestiva una casacca biancoceleste simile a quella della Nazionale argentina. La squadra che aveva trionfato nel campionato argentino era destinata a rimanere immutata, ma il tecnico del Racing, l’oriundo italiano José Pizzuti, aveva in mente un’idea affascinante che lui riteneva essere anche vincente: fare pressione su Humberto Maschio, 34 anni, affinché rientrasse in Argentina e riprendesse a giocare con il Racing. L’idea fu accolta con grande scetticismo, ma il formidabile argentino accettò, lavorò duramente per riportarsi in forma, spronato anche dagli incitamenti della moglie bergamasca, e si rivelò come la grande intuizione di Pizzuti. Oltre all’innata classe di Maschio, il Racing poteva contare anche su una difesa insuperabile in cui svettavano i due centrali Roberto Perfumo e Alfio Basile e il mastodontico (100 kg) portiere Cejas.

I campioni uscenti del Peñarol alzano bandiera bianca nel girone di semifinale nel quale sono accoppiati al Cruzeiro e al Nacional. È proprio quest’ultima a vincere il raggruppamento e meritarsi il viaggio in finale, mentre dall’altra parte il Racing deve sudare sette camicie prima di ottenere il visto per l’atto conclusivo. È decisivo uno spareggio contro i peruviani dell’Universitario che gli uomini di Pizzuti vincono 2-1 grazie a una doppietta di Raffo, che alla fine sarà capocannoniere del torneo con 14 reti.

La finale tra Racing e Nacional promette scintille e darà alla vincitrice la gioia della prima affermazione in questa manifestazione. Le prime due partite si chiudono entrambe sullo 0-0 e si rivelano autentiche battaglie senza esclusione di colpi. Il gioco è molto spezzettato e le risse che coinvolgono spesso tutti i ventidue giocatori in campo sono frequentissime.

Santiago è nuovamente la sede dello spareggio. Scorrendo le due formazioni il Nacional sembrerebbe favorito, ma come spesso avviene è la squadra sottovalutata a portarsi a casa l’intera posta. Il Racing mette al sicuro il risultato nel primo tempo con Cardoso e Raffo, che sigla il suo quattordicesimo centro, e si limita a controllare il gioco nella ripresa facendo affidamento sulla difesa insuperabile, che però concede agli uruguaiani la rete della speranza. Gli ultimi minuti vivono sugli assalti del Nacional, ma il Racing resiste e riporta in Argentina la Libertadores.

Top: Humberto MASCHIO

La rivelazione di questa edizione della Coppa Libertadores fu Humberto Maschio, che a sorpresa riuscì a condurre il Racing alla storica vittoria, nonostante i trentaquattro anni e uno stato di forma che prima dell’inizio della stagione lo faceva assomigliare più a un impiegato del catasto che a un calciatore.

Humberto Dionisio Maschio nasce il 20 febbraio 1933 e inizia la sua carriera in un piccolo club di serie C, l’Arsenal, che lo vende poi al Racing. Durante la sua permanenza in questa squadra viene convocato 12 volte in nazionale e nel 1957 vince la Coppa America nelle file dell’Argentina in cui formava con Angelillo e Sivori, il formidabile trio d’attacco soprannominato “los angeles de la cara suda” (gli angeli dalla faccia sporca).

Nello stesso ‘57 approda in Italia dove rimarrà fino al 1966 giocando nel Bologna (2 stagioni), nell’Atalanta (2 stagioni), nell’Inter (2 stagioni e uno scudetto) e nella Fiorentina (3 stagioni). Anche nel Belpaese si affermò presto, colpendo tutti per l’intelligenza tattica e per le eccellenti capacità tecniche e ottenendo la chiamata in Nazionale per il mondiale del 1962 (giocò solo in CileItalia 2-0) resa possibile dalla nazionalità italiana del padre.

Fortemente corteggiato da Pizzuti, si fece convincere e rientrò in Argentina nel 1966, a 33 anni, per vestire nuovamente i colori del Racing. Raggiunto con grande caparbietà un accettabile stato di forma, Maschio era il “cervello” della formazione biancoceleste, fu il vero e proprio regista di tutte le trame, un sopraffino fantasista che muoveva i fili dell’attacco da centrocampo grazie al suo talento creativo. Dopo la conquista della Libertadores, guidò il Racing anche alla conquista dell’Intercontinentale contro il Celtic, prima di ritirarsi nel 1969.

Finale di Andata – Avellaneda, 15-8-1967
Racing Club – Nacional 0-0
Racing Club: Cejas, Perfumo, Díaz, Martín, Mori, Basile, Martinoli, Rulli, Raffo, Rodríguez, Maschio.
Nacional: Domínguez, Manicera, Em.Alvarez, Ubiña, Montero Castillo, Mujica, Espárrago, Viera, Celio, Sosa, Urruzmendi.
Arbitro: Orozco (Peru)
Finale di Ritorno – Montevideo, 25-8-1967
Nacional – Racing Club 0-0
Nacional
: Domínguez, Manicera, Em.Alvarez, Ubiña, Montero Castillo, Mujica, Espárrago, Viera, Celio, Sosa, Urruzmendi.
Racing Club: Cejas, Perfumo, Díaz, Martín, Mori, Basile, Cardozo, Rulli, Cárdenas, Raffo, Maschio.
Arbitro: Orozco (Peru)
Spareggio – Santiago, 29-8-1967
Racing Club – Nacional 2-1
Reti: 14′ Cardozo (R), 43′ Raffo (R), 79′ Viera (N)
Racing Club: Cejas, Perfumo, Díaz, Martín, Mori, Basile, Cardozo (Parenti), Rulli, Cárdenas, Raffo, Maschio.
Nacional: Domínguez, Manicera, Em.Alvarez, Ubiña, Montero Castillo, Mujica, Urruzmendi, Viera, Celio, Espárrago, Morales (Oyarbide).
Arbitro: Pérez Osorio (Paraguay)

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