Sorprendente vittoria dei romeni con il portiere Ducadam sugli scudi

La Coppa dei Campioni riprende dopo la tragedia dell’Heysel senza le squadre inglesi. Soffia il vento dell’Est sulla massima competizione continentale, che vede imporsi per la prima volta una squadra orientale: la Steaua Bucarest allenata da Emeric Jenei, vero artefice del trionfo, che ha assunto la guida della squadra quando questa versava in una grave crisi. La Steaua era la squadra del Ministero della Difesa e la più grande polisportiva rumena. In patria, nel dopoguerra, aveva vinto 10 titoli e 14 coppe senza mai retrocedere, mentre in Europa era rimasta su livelli dignitosi ma sempre ai margini del Gotha calcistico continentale, prima di cadere in una fase di declino tecnico.

Nulla dunque avrebbe fatto pensare all’esplosione di quest’anno, anche se i risultati delle squadre dell’Est ultimamente erano stati abbastanza sorprendenti. La Steaua porta in Coppa dei Campioni un impianto di gioco solido, un collettivo ben amalgamato, alcune individualità di spicco come Belodedici, Bulent, il futuro Ct della Nazionale Piturca e il dentista Boloni, e il raffinato stratega Jenei in panchina. I rumeni raggiungono la vittoria grazie al loro gioco attendista e ostruzionistico, che mira a rompere le trame avversarie per ripartire con veloci contrattacchi.

Il Vejle e la Honved nei primi due turni sono avversari che non incutono paura a Belodedici e compagni, che avanzano senza problemi fino ai quarti. Qui l’accoppiamento è di quelli che fanno gridare al miracolo: i finlandesi del Kuusysi Lathi, l’avversario più debole (e di gran lunga) fra quelli rimasti in gara. Forse per questo la Steaua prende l’impegno sotto gamba e rischia l’inverosimile: nell’andata a Bucarest i campioni rumeni non riescono a sfondare il “muro” eretto dagli scandinavi e vengono fermati sullo 0-0. Si va così in Finlandia con la qualificazione in bilico. Tra i grandi laghi la Steaua è molto fortunata e si salva grazie a una rete di Piturca dopo che il Kuusysi si è reso molto pericoloso.

Le semifinali allineano Barcellona, Anderlecht, Steaua e Göteborg: le ultime due sono totalmente ignorate dai pronostici. Ai rumeni tocca un cliente scomodo come l’Anderlecht, favoritissimo per la finale. In Belgio l’andata viene decisa da una rete del giovane Vincenzo Scifo, una delle stelle emergenti del panorama europeo, mentre in Svezia il Barcellona soccombe addirittura 3-0. Dopo le gare di andata i pronostici sono ribaltati e si va verso una finale a sorpresa Gòteborg-Steaua. Nel ritorno i rumeni giocano una gara di impostazione offensiva ma molto razionale e ribaltano facilmente la sconfitta dell’andata, guadagnandosi il viaggio a Siviglia per l’atto conclusivo. Nell’altro scontro il Barcellona riesce nella straordinaria rimonta contro il Göteborg grazie a una tripletta del rincalzo Pichi Alonso e alla freddezza dei rigoristi.

La finale di Siviglia vede gli “azulgrana” nettamente favoriti per spessore tecnico, carisma, tradizione e fattore campo, anche se hanno incontrato grandi difficoltà nei turni precedenti contro Juve e Göteborg. Vincendo, il Barça aggiungerebbe alla propria bacheca l’unica coppa europea ancora mancante. In una finale dai poveri contenuti tecnici la Steaua si oppone alla grande al Barcellona con un gioco intelligente e opportunistico. Tra i rumeni va segnalata la grande prova della difesa comandata magistralmente dal leader Belodedici, mentre Schuster, il faro del Barça, è in crisi evidente, vittima delle sue bizze e della sua presunzione. Contro un Barcellona abulico, incapace di inventare con un minimo di imprevedibilità ed efficacia, la Steaua raggiunge il proprio obiettivo: giocarsela ai calci di rigore. Qui, nella “lotteria” dei penalty, si erge a protagonista il portiere Helmut Ducadam, che intercetta tutti i quattro tentativi dei tiratori catalani. Per la Steaua è il coronamento di un sogno, il lieto fine di una favola incredibile, per la formazione di Terry Venables è solo l’ultimo atto di una stagione fallimentare.

L’uomo-simbolo: Helmut Ducadam

Portiere quasi sconosciuto a livello intemazionale, Helmut Ducadam conosce la gloria nella serata più importante della sua carriera a Siviglia, quando nella finale di Coppa dei Campioni contro il Barcellona para tutti i quattro penalty calciati dai catalani, regalando alla Steaua il trofeo. Ducadam era un portiere atletico, fisico slanciato e potente, dotato di ottimi riflessi, che giocava nella Steaua dal 1983, proveniente dall’UT Arad, con cui aveva debuttato da professionista. Eppure non avrebbe collezionato che due presenze nella Nazionale rumena, perché la sua carriera si interruppe bruscamente e misteriosamente nel 1987 a causa delle fratture subite contemporaneamente a entrambe le mani: la versione ufficiale parlava di una ferita casuale, mentre alcuni beninformati lasciarono trapelare voci riguardo al conflitto con uno dei figli del dittatore Ceausescu, che gli avrebbe fatto spezzare gli strumenti delle sue prodezze dalla terribile polizia segreta del regime. Con la Steaua vinse la Coppa dei Campioni, due campionati, una Coppa di Romania e fu eletto giocatore rumeno dell’anno nel 1986.

 

 

 

 

FINALE – 7 maggio 1986 – Stadio Ramón Sánchez Pizjuán, Siviglia, Spagna
STEAUA BUCAREST – BARCELLONA 0-0; 2-0 d.c.r.
Sequenza Rigori: (0:0) Majearu (parata), (0:0) Alexanko (parata), (0:0) Bölöni (parata), (0:0) Pedraza (parata), (1:0) Lacatus, (1:0) Alonzo (parata), (2:0) Balint, (2:0) Marcos (parata)
STEAUA BUCAREST: Ducadam; Belodedici, Iovan (c), Bumbescu, Barbulescu, Majearu, Balan (Iordanescu 73), Bölöni, Balint, Lacatus, Piturca (Radu 112). CT: Jenei
BARCELLONA: Urruti; Gerardo , Migueli, Alesanco (c), Julio Alberto , Muńoz, Schuster (José Moratalla 85), Francisco Carrasco, Angel Pedraza, Archibald (Pichi Alonso 106), Marcos Alonso Peńa. CT: Venables
Arbitro: Michel Vautrot (Francia)

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