STORIE ITALIANE: Commissario Ninni Cassarà e l’agente Roberto Antiochia..

STORIE ITALIANE: Commissario Ninni Cassarà e l’agente Roberto Antiochia..

Antonio Cassarà nacque  il 7 maggio 1947, fu Commissario della Polizia di Stato nella questura di Reggio Calabria e poi a Trapani, dove ebbe modo di conoscere Giovanni Falcone. Fu poi vice questore aggiunto in forza presso la questura di Palermo e il vice dirigente della squadra mobile. Nel 1982 lavorava per le strade di  Palermo  insieme all’agente Calogero Zucchetto, nell’ambito delle indagini sui clan di Cosa nostra.  In una di queste occasioni Cassarà e Zucchetto riconobbero i due killer latitanti Pino Greco e Mario Prestifilippo, ma non riuscirono ad arrestarli perché questi fuggirono. Queste indagini portarono alla stesura del cosiddetto “rapporto Michele Greco” che tracciava un quadro della guerra di mafia iniziata nel 1981, dei nuovi assetti delle cosche, segnalando in particolare l’ascesa del clan dei corleonesi di Leggio, Riina e Provenzano.

Tra le numerose operazioni a cui prese parte, molte delle quali insieme al commissario Giuseppe Montana, la nota operazione “Pizza connection”, in collaborazione con forze di polizia degli Stati Uniti. Cassarà fu uno stretto collaboratore di Giovanni Falcone e del cosiddetto “pool antimafia” della Procura di Palermo e le sue indagini contribuirono all’istruzione del primo maxiprocesso alle cosche mafiose.  Sposato e padre di tre figli, venne ucciso dalla mafia nel 1985, all’età di 38 anni.

Roberto Antiochia nacque a Terni il 7 giugno 1962 e cresciuto a Roma nel quartiere Nomentano,  Agente della Polizia di Stato dopo aver frequentato il Liceo classico statale Giulio Cesare ed il Liceo artistico entra a diciotto anni nella scuola di Polizia e di Piacenza e, successivamente, viene trasferito a Milano, Torino e Roma. La sua ultima destinazione, nel giugno 1983 è presso la squadra mobile di Palermo,   dove lavora con Beppe Montana in delicate indagini sull’associazione mafiosa Cosa Nostra. Dopo l’omicidio di Montana, in ferie ma già trasferito a Roma, decide di partecipare alle indagini a fianco di Ninni Cassarà.

Il 6 agosto 1985  mentre accompagna il Vice Questore Cassarà presso la sua abitazione in via Croce Rossa a Palermo, un gruppo di nove uomini armati di Kalashnikov,  appostati nel palazzo di fronte a quello dove vive il vice questore, cominciano a sparare sull’Alfetta di scorta. Antiochia, cercando di fare scudo con il suo corpo a Cassarà, sceso dall’auto per raggiungere il portone di casa, rimane ucciso dagli spari. Cassarà, rimasto ferito dagli innumerevoli spari dei mitra, riesce a raggiungere il portone, ma spira sulle scale di casa tra le braccia della moglie Laura, accorsa dopo aver visto l’accaduto insieme alla figlia dal balcone della sua abitazione.

Il 17 febbraio 1995, la terza sezione della Corte d’Assise di Palermo condanna all’ergastolo cinque componenti della Cupola mafiosa (Totò Riina, Bernando Provenzano, Michele Greco, Bernando Brusca e Francesco Madonia) come mandanti del delitto.

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