Tributo a campione: Gabriel Omar Batistuta
Il talentuoso fuoriclasse argentina nasce a Avellaneda nella provincia di Santa Fe il 1° febbraio del 1969, soprannominato Re Leone è considerato il più forte attaccante del mondo della sua generazione. Centravanti dallo spiccato senso del gol, qualità che gli ha permesso di battere diversi primati in tal senso, Batistuta si è sempre distinto per l’ampiezza del suo repertorio: infatti, pur non possedendo una tecnica molto raffinata, era abile di testa, di piede, nei calci da fermo e nei movimenti smarcanti. Si avvicinò al calcio relativamente tardi, motivo che spiega in parte la sua poca eleganza nel tocco di palla; tuttavia, le doti atletiche acquisite in gioventù praticando altri sport trovarono un naturale sbocco nel Batistuta calciatore, che le affinò ulteriormente durante la sua militanza nel Boca Juniors di Oscar Tabarez, quest’ultimo ebbe inoltre l’intuizione di modificare il ruolo del giocatore da ala a punta centrale.
l suo tiro era solitamente effettuato con potenza – il record personale di velocità impressa a un pallone è di 106 Km/h –, preferibilmente di destro, indirizzando il pallone all’angolo opposto della porta avversaria; col tempo il giocatore perfezionò le sue capacità, arrivando a padroneggiare anche il mancino. Il punto di forza rimase però il tiro con il piede preferito: nel suo periodo alla Fiorentina, su un totale di 168 gol ne marcò 92 con il destro e 15 con il sinistro. Abile anche in acrobazia, Batistuta segnò spesso al volo, in rovesciata o in sforbiciata. Con il passare degli anni, l’argentino acquisì inoltre una crescente abilità nell’eseguire calci di punizione, fino a diventarne uno specialista; data la considerevole potenza del suo tiro, preferiva le lunghe distanze alle brevi, poiché calciando da lontano la traiettoria del pallone poteva abbassarsi maggiormente, inquadrando meglio lo specchio della porta. Non era altrettanto preciso nei calci di rigore: con la maglia della Fiorentina ne sbagliò 9, di cui 4 nella stagione 1996-1997, e da allora se ne incaricò con minor frequenza.
Altro cardine del bagaglio tecnico di Batistuta era il colpo di testa: dotato di ottima elevazione, il giocatore migliorò le proprie doti naturali – messe in mostra fin dai primi anni di carriera[ – tramite intensi allenamenti, incrementando la propria efficacia nel gioco aereo. Il computo di reti segnate di testa con la Fiorentina è di 30 su 168, corrispondenti al 17,9% del totale.
Era considerato un leader per via di carisma, tenacia e coraggio e intelligenza tattica: disputò diverse stagioni consecutive ad alto livello, senza che eventuali periodi di scarsa vena lo condizionassero psicologicamente; nonostante frequenti problemi alle caviglie, saltò inoltre poche partite, scendendo in campo anche in precarie condizioni fisiche. Non era solito seguire pedissequamente le indicazioni degli allenatori, preferendo muoversi secondo il proprio istinto. Sul terreno di gioco si dimostrò spesso leale e corretto, venendo raramente sanzionato per falli non necessarie risultando poco propenso ad accentuare le cadute dopo i contrasti subiti. In patria giocherà con le maglie di Newell’s Old Boys River Plate e Boca Juniors dove conquisterà il titolo d’Argentina nel 1991, passerà in Italia nell’estate nello stesso anno della conquista del titolo argentino con la maglia della Fiorentina dove rimarrà nove anni, conquista una Coppa Italia e Supercoppa Italiana nel 1996, semifinalista nella Coppa delle Coppe del 1997, con i viola colleziona 269 presenze e 168 gol, passa alla Roma dove conquista il titolo Italiano nel 2001 e una Supercoppa Italiana sempre nel 2001, breve parentesi all’Inter e poi chiuderà la sua carriera nel Qatar con Al-Arabi, con le maglie dei club colleziona 555 presenze e 300 gol. Con la maglia della sua Argentina giocherà per 11 anni, colleziona 77 presenze e 54 gol, vince la Coppa America nel 1991 e 1993 (doppietta in finale), un Confederations Cup nel 1992 e argento nel 1995 sempre nella medesima manifestazione continentale,…