Ronaldo il Fenomeno compie 45 anni: quello che è stato, quello che poteva essere

Il fuoriclasse brasiliano, due volte pallone d’oro, ha formalmente smesso 10 anni fa, trascinando la sua carriera nel gorgo del dolore

Cosa c’è di semplice quando si parla di un campione capace di cose così complicate? C’è il fatto che la semplicità è sempre la via maestra per un campione. Un fuoriclasse trova la sua strada in modo semplice, perché sa d’istinto qual è il suo posto nel mondo. Semmai sono le persone che incontra o i fatti della vita a rendere quel percorso tortuoso, complicato. Per chi ama il calcio Ronaldo Luis Nazario de Lima è stato fantasia in movimento, pensiero rapido che si traduce in azione. In modo semplice, all’apparenza. Non si dà l’appellativo di “fenomeno” a chiunque, del resto.

Il goleador di Inter, Milan, PSV Eindhoven, Real Madrid, Barcellona, Corinthians, Cruzeiro e, naturalmente, della Seleçao brasiliana, compie 45 anni. Un tempo speso bene, a vivere, a segnare e a far sognare. A ogni latitudine e da ogni distanza, anche quando la condizione fisica non era la migliore. Un fenomeno, per l’appunto. Da raccontare con semplicità. Almeno in apparenza.

Ronaldo nasce a Rio de Janeiro il 22 settembre 1976. Secondo alcuni sarebbe nato il giorno 18 ma i documenti ufficiali non confermano. Bisestile fortunato il ’76, per il calcio mondiale. È l’anno di Nesta, di Totti, di Shevchenko. Di Seedorf, di Recoba, e non li abbiamo neppure detti tutti. Ma nascere nel Brasile della seconda metà degli anni 70, nella Rio di quel periodo è cosa ancora diversa. Si vive nel mito di Zico e non c’è bisogno di spiegarne il motivo. Il ragazzino cresce a Bento Ribeiro, bairro alla periferia nord della Capitale. A dire il vero, una di quelle zone non tra le più malfamate, ma dove un minimo d’attenzione è sempre consigliata.

Il ragazzino non sarebbe brasiliano se non avesse qualità calcistica, ma come la storia del calcio insegna, c’è talento e talento. Si forma sui campetti di quartiere prima di giocare in una vera squadra, seppur di calcio a 5, il Tennis Club Valqueire. Come nel caso di quasi tutti i ragazzini dotati che hanno poi dimostrato il proprio valore in campo, può capitare all’inizio di incappare nel tecnico sbagliato. L’allenatore lascia infatti il ragazzo in panchina anzi, peggio, gli assegna il ruolo di portiere. Sprecato. Come se oggi qualcuno chiamasse Banksy per ridipingere la scala condominiale a tinta unita. Durante gli allenamenti, però, le capacità di un ragazzino veloce e fantasioso come quello che è costretto in un ruolo non suo, cominciano pian piano a emergere.

Diventa sempre più complicato far finta di nulla quando un portierino di pochi anni prende palla, accelera, marca tutti e segna. Lasciarlo fra i pali è assurdo. Poco alla volta, a Bento Ribeiro il nome di un certo Ronaldo che gioca nel Valqueire comincia a diventare una specie di mantra. Dai e dai, un osservatore del Social Ramos si incuriosisce e un pomeriggio decide di andarlo a vedere di persona. Semplice folgorazione. Il passaggio al Social si fa, peccato però che quella sia sempre una squadra di calcio a 5. In ogni caso, è un passo avanti, bisogna essere cauti e modesti. Del resto, ne ha bruciati più il calcio che un alto forno.

Ronaldo però è cosciente del proprio talento e non smette di puntare l’obiettivo. La giusta dimensione arriverà, prima o poi. Nonostante l’età, il campo “a undici” non è troppo grande e lui lo dimostra quando viene convocato dal Sao Cristovao, finalmente un club di calcio. I risultati arrivano: l’anno successivo, infatti, l’ex portiere diventa capocannoniere nel campionato del girone. Non è ancora “o’ fenomeno”, ma ci stiamo pian piano avvicinando.

Si accorge delle sue qualità Jairzinho, stella della galassia “Brasile 1970”. L’ex attaccante del Botafogo e della Nazionale di Zagallo è un uomo esigente e non regala complimenti al primo che passa. Se uno come lui indica un ragazzino sconosciuto come un campione naturale, è il caso di osservare con attenzione il candidato. È così che Ronaldo passa al Cruzeiro nel 1993, 17 anni ancora da compiere. Fa la spola fra le giovanili e la prima squadra, ma quando esordisce nel campionato Mineiro, l’esplosione del talento di Ronaldo è quasi immediata.

Realizza infatti 12 gol in 14 partite, un ruolino di marcia che gli apre le porte della Nazionale alla velocità del suono in vista dei Mondiali americani 1994. Il 17 luglio di quell’anno, dopo la finale contro l’Italia, il ragazzo non ancora diciottenne è campione del mondo pur senza essere stato mai schierato in campo dal CT Parreira. In ogni caso è nata una stella e tra gli addetti ai lavori la notizia non sorprende.

Il PSV Eindhoven ha da poco venduto Romario al Barcellona e ha bisogno di un bomber di pari valore. Un giovanissimo come Ronaldo può rappresentare un rischio, ma l’affare va a buon fine. In due anni il bomber di Rio va in gol complessivamente 54 volte in 57 partite, facendo sua la Coppa d’Olanda (ma non lo scudetto). Quando poi nel 1996 il Barça scarica Romario il primo nome che viene in mente ai dirigenti blaugrana è proprio quello di Ronaldo. A un campione come lui la realtà olandese va stretta ed è tempo di militare in un “top team”. La permanenza in Catalogna dura una sola stagione, ma quell’anno il 21enne attaccante è pichichi della Liga con 34 reti. Inoltre, il Barcellona fa sua la Coppa delle Coppe battendo in finale per 1-0 il Paris Saint Germain.

Nell’estate del 1997 il bomber rasato rappresenta il colpo di mercato dell’anno. Per poco meno di 50 miliardi di vecchie lire diventa un giocatore dell’Inter. La serie A si arricchisce così di quello che è ormai considerato il più forte attaccante al mondo. Vince il Pallone d’Oro. La società milanese non arriva allo scudetto ma fa sua la Coppa UEFA battendo la Lazio nella finale di Parigi. Un successo che tuttavia non compenserà la sconfitta patita da Ronaldo in finale contro la Francia ai Mondiali 1998.

Non tutto, però, va bene nell’avventura italiana del campione.Il 21 novembre 1999 Ronaldo subisce un brutto incidente durante la partita contro il Lecce.

Lesione del tendine rotuleo del ginocchio destro e oltre cinque mesi di stop. Torna in campo il 12 aprile del 2000, entrando nella ripresa della finale di Coppa Italia Lazio-Inter all’Olimpico. Appena 6 minuti e il dramma è sotto gli occhi di tutti. Senza che nessun avversario lo contrasti, il tendine rotuleo cede e si rompe del tutto. La degenza è decisamente più lunga della precedente e l’attaccante rientra alla fine del 2001. Nella fase finale della stagione 2001-2002 i suoi gol risultano decisivi per la rincorsa al titolo, ma il 5 maggio 2002 contro la Lazio tutte le speranze finiscono contro un muro. I biancocelesti vincono 4-2, il titolo va alla Juventus e Ronaldo lascia l’Italia. Non prima di avere vinto il suo secondo titolo mondiale in Giappone-Corea del Sud.

Per 45 miliardi il 31 agosto 2002 Ronaldo diventa il fiore all’occhiello del Real Madrid. Per i tifosi del Barcellona quel passaggio è un tradimento, per un professionista come lui, Real o un’altra squadra non fa differenza. Punti di vista. Il primo trofeo vinto con i “blancos” è la Coppa Intercontinentale. Un successo che, sommato al titolo mondiale gli vale il secondo Pallone d’Oro. L’anno successivo arriva anche la soddisfazione più inedita. Per la prima e unica volta vince lo scudetto nel Vecchio continente. L’esperienza madrilena termina nel gennaio del 2007. In 177 partite Ronaldo va a segno 107 volte.

Quando il 30 gennaio 2007 il Milan si assicura le prestazioni dell’asso brasiliano, pochi sono pronti a scommettere su di lui. La classe è quella dei giorni migliori, ma dopo tutti quegli incidenti la velocità non è più la stessa. Malgrado ciò, è ancora un campione: con 7 gol in 14 partite fa ancora vedere di cosa è capace. Ma a lungo andare la condizione fisica ha la meglio sulle qualità tecniche. Nel 2008  uno scandalo a luce rosse nel quale il campione viene coinvolto mette fine al rapporto con il Milan. C’è il Corinthians pronto ad abbracciarlo. Con la squadra che fu di Socrates, Ronaldo vince il campionato Paulista battendo in finale gli eterni rivali del Santos. Altri infortuni, i chili di peso che diventano troppi. Nel febbraio del 2011 è ancora sotto contratto del Corinthians ma decide che può bastare.

In carriera Ronaldo Luíz Nazário de Lima ha totalizzato 518 presenze e 352 reti con squadre di club. Con la Nazionale maggiore brasiliana si contano 98 presenze e 62 reti. Nella classifica cannonieri di tutti i tempi della Seleçao il suo score è secondo soltanto a quello di Pelé. La media realizzativa con le squadre di club è di 0,68 reti/partita mentre quella con la Nazionale maggiore è di 0,63. Complessivamente tra squadre di club e Nazionale ha collezionato 616 presenze e 414 reti con una media di realizzazione pari a 0,67 gol/partita. Freddi numeri statistici per qualcuno, numeri da fenomeno per molti altri. E pensare che qualcuno all’inizio avrebbe voluto farne un semplice portiere. Senza un briciolo di semplicità.


In copertina Ronaldo, ancor prima di aver compiuto diciotto anni, festeggia la Coppa del Mondo di USA ’94 (questa, almeno, non da protagonista)

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