Dell’Utri resta in carcere. I giudici respingono di nuovo la richiesta di scarcerazione per motivi di salute
Già il 7 dicembre scorso il tribunale di sorveglianza capitolino aveva respinto la richiesta di sospensione della pena spiegando che le condizioni dell’ex senatore “sono buone” e nonostante le sue varie patologie la detenzione può ancora assumere carattere “rieducativo“. Nonostante tutto, però, sono stati diversi gli esponenti politici che hanno auspicato la liberazione del fondatore di Forza Italia. Che ora aspetta l’8 marzo, quando i giudici di Caltanissetta si esprimerrano sul suo processo di revisione.
Marcello Dell’Utri resta in carcere. Ancora una volta il Tribunale di sorveglianza di Roma ha respinto la richiesta di scarcerazioneper motivi di salute avanzata dai legali del fondatore di Forza Italia. Nell’udienza del 2 febbraio scorso la procura generale aveva espresso parere negativo alla liberazione dello storico braccio destro di Silvio Berlusconi. Dell’Utri è attualmente detenuto nel carcere romano di Rebibbia dove sta scontando una pena a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Poche settimane fa, i pm del processo sulla Trattativatra pezzi dello Stato e Cosa nostra hanno chiesto per Dell’Utri la condanna a 12 anni di carcere.
Già il 7 dicembre scorso il tribunale di sorveglianza capitolino aveva respinto la richiesta di sospensione della pena presentata dagli avvocati Alessandro De Federicis e Simona Filippi. Nel motivare quella decisione i giudici avevano scritto che le condizioni di Dell’Utri “sono buone” e nonostante le sue varie patologie la detenzione in carcere può ancora assumere carattere “rieducativo“. In più la pena carceraria dell’ex senatore non si presta “a giudizi di contrarietà al senso di umanità da più parti paventato, in quanto il quadro patologico non appare costituire una sofferenza aggiuntiva, derivante proprio dalla privazionedello stato di libertà“.
Nonostante tutto, però, sono stati diversi gli esponenti politici che, in piena campagna elettorale, hanno auspicato la liberazione dell’uomo condannato per essere stato il trait d’union tra Berlusconi e Cosa nostra. Anche del centrosinistra come l’ex segretario del Pd. Pierluigi Bersani, o l’aspirante governatore della Regione Lombardia, Giorgio Gori. Sarà anche per questo motivo che i legali e la famiglia dell’ex parlamentare azzurro hanno continuato a presentare istanze su istanze per provare a ottenere la scarcerazione sempre per motivi di salute. Richieste rigettate ancora una volta dal tribunale di Sorveglianza. Le porte del carcere, però, per Dell’Utri potrebbero aprirsi comunque ma per un motivo diverso da quello legato alle sue condizioni di salute. Il prossimo 8 marzo, infatti, i giudici della corte d’Appello di Caltanissetta si esprimeranno sulla richiesta di sospensione dell’esecuzione delle pena presentata dalla Procura generale. La decisione era attesa già per il 18 gennaio scorso, ma a sorpresa, era stato sollevato un conflitto di competenza “denunciato” dalla Procura generale di Palermo. Una novità inattesa che ha indottol’avvocato Francesco Centonze, altro legale del team difensivo di Dell’Utri, a chiedere un termine per pronunciarsi sulla questione e ha determinato i giudici a rinviare all’otto marzo.
Erano stati proprio gli avvocati dell’ex senatore a presentare l’istanza di scarcerazione nel corso del giudizio di revisione avviato su richiesta della difesa dell’imputato davanti alla corte d’appello nissena. Da tempo, infatti, sostengono che il caso Dell’Utri sia assolutamente sovrapponibile al caso di Bruno Contrada. Tutto è legato alla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha dichiarato illegittima la condanna inflitta all’ex superpoliziotto, giudicato colpevole di concorso esterno in associazione mafiosa. Un reato che per i giudici di Strasburgo non era sufficientemente “non era sufficientemente chiaro“ all’epoca dei fatti contestati a Contrada. Un principio che per i legali di Dell’Utri è applicabile anche all’ex senatore. E in attesa che la Cedu si esprima anche sul caso del fondatore di Forza Italia, quindi, i giudici nisseni potrebbero comunque restituire la libertà al fondatore di Forza Italia. Ma solo dopo le politiche.