Iran: 9 morti nelle proteste della notte, tra questi un bambino di 11 anni. Khamenei: “Fomentate da nostri nemici”

Almeno 23 vittime e oltre 450 arresti in sei giorni di proteste. I manifestanti sostengono che la crisi economica sia stata acuita dalle spese di guerra: i finanziamenti ad Assad in Siria, agli Huti nello Yemen, agli Hezbollah nel Libano, agli sciiti del Bahrein e ai gruppi jihadisti di Gaza. Prezzo del petrolio in rialzo su mercati asiatici. Trump: “Sanzioni per colpire pasdaran”

ROMA – Nove persone sono rimaste uccise nelle proteste antigovernative della scorsa notte in Iran, tra cui un bambino di 11 anni e un membro dei Guardiani della rivoluzione. Sale così a 20 il bilancio delle vittime di sei giorni di scontri che proseguono malgrado l’appello alla calma del presidente Hassan Rouhani, mentre gli arresti, quasi tutti a Teheran, sono  complessivamente oltre 450: il 90 per cento delle persone catturate – precisa il ministero dell’Interno iraniano – è composto da teenager e da giovani con un’età media di 25 anni. In poco meno di una settimana, la protesta è dilagata in 50 città in tutto il Paese.

• KHAMENEI: “NOSTRI NEMICI FOMENTANO PROTESTE”
Nel suo primo discorso dall’inizio delle manifestazioni, la guida suprema della Repubblica Islamica, l’ayatollah Ali Khamenei, ha accusato oggi i “nemici” dell’Iran di aver “rafforzato l’alleanza per colpire le istituzioni islamiche”. “I nostri nemici – ha twittato Khamenei – hanno fomentato le proteste usando soldi, uomini e agenti dell’intelligence“. La Guida suprema non ha menzionato alcun Paese straniero in particolare. “Parlerò al popolo dei recenti incidenti a tempo debito”, ha però precisato.

La repressione del regime continua all’insegna del pugno di ferro: il capo della Corte Rivoluzionaria della provincia di Teheran, Moussa Ghazanfarabad, ha annunciato che alcune delle persone arrestate potrebbero essere accusate di Muharebeh (guerra contro Dio), un reato che prevede la pena di morte.

• IRANIANI AGGIRANO LA CENSURA INTERNET CON GRAFFITI E SOFTWARE
Nei giorni scorsi il regime aveva oscurato i social network usati dai manifestanti per darsi appuntamento nelle piazze delle città con con l’hastag (in farsi) “proteste in tutto il Paese”. Ma c’è chi aggira la censura sul web o ricorrendo a sofisticati software, o con graffiti. Adam Fisk, fondatore di Lantern, con un programma peer to peer si sta dando da fare per aiutare gli iraniani a bypassare la censura su Internet.

Alcuni video virali rilanciano invece immagini di manifestanti che inveiscono contro il regime scrivendo su muri frasi come “morte al dittatore”.

 

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