Il biotestamento è legge, ok definitivo in Senato. La Cei: «Valutazione non positiva, non siamo d’accordo»

Applausi in Aula per il provvedimento passato con 180 voti a favore, 71 contrari e 6 astenuti. Le norme erano state già approvate alla Camera mesi fa. La Cei: «Valutazione non positiva, non possiamo essere d’accordo»

 

Il Senato ha dato il via libera definitivo alla legge sul testamento biologico. Hanno votato a favore 180 senatori, 71 i contrari, 6 si sono astenuti. Un lungo applauso nell’aula del Senato ha accompagnato l’approvazione definitiva della legge. A seguire le dichiarazioni di voto dalla tribuna ospiti anche i dirigenti dell’Associazione Luca Coscioni, tra cui Mina Welby. Le norme erano state già approvate alla Camera mesi fa. Il testo è stato approvato senza modifiche rispetto a quello che aveva avuto l’ok della Camera lo scorso 20 marzo. Ha dunque retto l’asse tra il centrosinistra Pd-Mdp e il Movimento 5 Stelle da sempre favorevole al provvedimento. Forza Italia ha lasciato libertà di coscienza, mentre è rimasto compatto il fronte del no con Lega e centristi in prima fila.

Gentiloni: «Un passo avanti per la dignità della persona»

«Dal Senato via libera a una scelta di civiltà. Un passo avanti per la dignità della persona», è il commento del premier Paolo Gentiloni su Twitter . «L’approvazione definitiva della legge Sul biotestamento è un importante e positivo atto di responsabilità del parlamento», sottolinea la presidente della Camera, Laura Boldrini, in un tweet aggiungendo: «d’ora in poi i malati, le loro famiglie, gli operatori sanitari saranno meno soli in situazioni drammatiche».«Si tratta di un passo in avanti nella direzione della libertà e della consapevolezza dei diritti del malato. L’impegno adesso è accompagnare con cura e amore, e sempre maggiori risorse, chi vive la malattia. Accogliere, prendersi cura, accudire. E rispettare la libertà, sempre», commenta da parte sua su Facebook il segretario Pd, Matteo Renzi. «Oggi è il giorno della responsabilità. Un giorno in cui il Parlamento di questa aberrante legislatura potrà riprendersi il merito e l’orgoglio di aver consegnato una pagina di civiltà al suo Paese», scrivono in una nota i parlamentari del M5S. Di segno totalmente opposto la dichiarazione di Alberto Gambino, presidente di Scienza e Vita: «Un risultato chiaramente legato ad un intento elettoralistico che si conferma un grave errore politico e culturale, una vera e propria eclissi della ragione, con sicure ricadute sociali», commenta.

Il testo è il risultato di un lavoro di sintesi tra una decina di proposte di legge depositate alla Camera. La prima parte riguarda il consenso informato del paziente cosciente, quindi capace di esprimere direttamente le proprie volontà sulle cure, sulle cosiddette «dat» le «disposizioni anticipate di trattamento», in previsione di una malattia che renda impossibile autodeterminarsi. L’articolo 1 prevede che nessun trattamento e diagnosi possano essere iniziate o proseguite senza il consenso libero e informato espresso in forma scritta o con dispositivi informatici, o dai genitori in caso di minorenni. L’eventuale diniego a non ricevere informazioni deve essere registrato sulla cartella clinica. In ogni momento il malato può rivedere le sue decisioni anche se la revoca riguarda l’interruzione della cura inclusa idratazione e nutrizione artificiali.

La Cei: «Poco efficace nella tutela dei sofferenti»

«Non possiamo riconoscerci in questo testo» dice il direttore dell’Ufficio Cei per la Salute, don Massimo Angelelli. «La valutazione non è positiva» spiega «La legge tutela i medici sollevandoli da ogni responsabilità, tutela le strutture sanitarie pubbliche, tenta di ridurre la medicina difensiva spostando sul malato l’onere della responsabilità delle scelte, ma sembra poco efficace nella tutela dei sofferenti. Sono molte le incertezze nella applicabilità di questa legge».

Radicali: «Subito applicabile il diritto costituzionale»

Si applichi subito il diritto costituzionale a sospendere le cure» fanno sapere i Radicali Milano per voce di Mario Cappato, tesoriere dell’associazione ‘Luca Coscioni’. «Una parte della legge che entra in vigore prevede che le amministrazioni istituiscano registri di raccolta dei biotestamenti e adottino modalità telematiche di gestione per il deposito delle volontà dei singoli cittadini» continua «Da oltre 16 mesi Regione Lombardia sta ignorando oltre 7.000 firme di cittadini lombardi e violando le proprie stesse leggi, che prevedono la calendarizzazione automatica delle iniziative popolari come primo punto all’ordine del giorno del Consiglio regionale, dopo tre mesi dal deposito delle sottoscrizioni. «Se Regione Lombardia avesse rispettato i tempi di discussione previsti dalle leggi regionali a tutela dell’iniziativa popolare adesso sarebbe già in grado di fornire a tutti i cittadini quei servizi di assistenza previsti dalla nuova legge nazionale, ma che rientravano già nelle competenze del Servizio Sanitario Regionale.

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