Il 17 marzo 1992 si svolgeva in Sudafrica il referendum per abolire il regime dell’apartheid, il risultato vide trionfare i “Si” (ovvero quelli che sostenevano la riforma) con il 68,73%. Un risultato non da poco se si pensa che ad avere diritto di voto furono i soli cittadini bianchi.

L’apartheid, il lingua afrikaans “separazione”, era la politica di netta separazione tra la comunità bianca ( il 20% della popolazione) e quella nera (il restante 80%)  con conseguente segregazione razziale per quella di colore. Nonostante la teorizzazione della separazione razziale si può far risalire già agli anni ’20, questa fu istituita solo nel 1948. L’apartheid prevedeva la netta separazione tra bianchi e neri nelle zone abitate da entrambi i gruppi (dall’uso del trasporto pubblico fino all’iscrizione nelle scuole, passando per il divieto di matrimoni misti e il divieto di ingresso non autorizzato nelle zone esclusivamente bianche) e, a partire dagli anni ’60, l’istituzione dei cosiddetti “Bantustan”, ovvero dei territori semi indipendenti destinati ai soli neri, i quali non solo erano deportati in queste zone, di fatto delle mega bidonville con scarsissimi servizi, ma, in quanto “cittadini” dei Bantustan, venivano privati della cittadinanza sudafricana e dei diritti ad essa collegati.

La lotta all’apartheid nacque contestualmente al regime di segregazione. Dapprima si opposero ad essa anche ampi settori della popolazione bianca, specie tra i sudafricani di origine inglese, ma presto i neri si ritrovarono a combattere da soli. Eccidi, razzismo di Stato, deportazioni, per combattere le quali la maggioranza nera spesso fu costretta a ricorrere alla violenza, cosa che diede la scusa al governo bianco per inasprire ancora di più il regime. Anche la comunità internazionale prese posizione. Nel 1961 il Sudafrica fu espulso dal Commonwealth, nello stesso anno furono approvate una serie di sanzioni economiche che colpirono lo Stato razzista fino al 1992, nel 1966 fu revocato il protettorato sudafricano in Namibia e nel 1973 l’apartheid fu inserita tra i crimini contro l’umanità. L’isolamento internazionale e la crescita dei movimenti d’opposizione, specie dell’African National Congress di Mandela, portò il sistema razzista vicino al collasso. La svolta fu nel 1989 quando salì al potere Frederik Willem De Klerk che iniziò smantellare l’apartheid, liberando anche Nelson Mandela, incarcerato da 26 anni. Atto conclusivo di questo processo di riforme furono le elezioni libere del 1994 che portarono alla presidenza Mandela, momento chiave però fu proprio il referendum del ’92 che diede a De Klerk la forza politica di non fare retromarcia sulle riforme, chiudendo l’infame capitolo dell’apartheid.

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