Torna l’aviaria in Italia, 600 tacchini morti in un allevamento in Veneto. A rischio epidemia oltre 20 mila volatili!!
Primo focolaio in Italia in un allevamento della variante H5N8 altamente contagiosa per gli animali ma al momento non trasmissibile all’uomo. In Francia e Germania già abbattuti oltre un milione di uccelli..
L’aviaria torna anche in Italia. Dopo un primo caso segnalato a inizio mese, quando a Grado (Gorizia) era stata ritrovata un’anatra selvatica morta positiva al virus H5N8, L’Organizzazione mondiale per la salute animale (Oie) e l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie (Izsve) hanno segnalato un vero e proprio focolaio in un allevamento di pollame a Giare di Mira, in provincia di Venezia, dove risultano a rischio epidemia 20.500 tacchini. Seimila animali sono infetti e 600 sono morti a causa del virus secondo il rapporto appena diffuso. Il sindaco di Mira Alvise Maniero ha già firmato l’ordinanza per abbattere i tacchini per contenere l’epidemia tra gli animali. L’allevamento era già posto sotto sequestro il 21 gennaio, in attesa della conferma della positività.
Allerta massima dell’Oms
La variante H5N8, che è mortale per gli uccelli ma non è stata ancora rinvenuta negli esseri umani, si è diffusa in Europa e in Medio Oriente dalla fine del 2016, provocando l’abbattimento di centinaia di migliaia di animali. Proprio da lunedì l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è in allerta massima a causa della rapida diffusione di focolai di influenza aviaria, con casi segnalati in circa 40 Paesi dal settembre scorso. «Chiedo ai Paesi di vigilare attentamente sui focolai di influenza aviaria nel pollame e sui casi che riguardano le persone e possano essere associati ad essi», ha dichiarato la direttrice generale, Margaret Chan, sottolineando che in due occasioni non è stato possibile escludere il contagio tra persone. Quello veneto è il primo focolaio nel pollame domestico in Italia da quando è ripartita la nuova epidemia.
In Germania e Francia le situazioni più serie
La situazione italiana è ancora lontana dalla Germania, dove all’inizio dell’anno è stata ordinata l’uccisione di 77 mila tra tacchini, polli e anatre. Ancora più grave l’epidemia in Francia dove i focolai sono oltre 90 ed sono state abbattute 800 mila oche usate per il foie gras. Il virus, trasmesso dagli uccelli migratori, non è pericoloso per l’uomo ma ha prodotto danni serissimi all’economia francese che teme di perdere fino a 80 milioni di euro. Il virus ha toccato in Europa Austria, Croazia, Danimarca, Finlandia, Olanda, Polonia, Gran Bretagna, Romania, Serbia, Repubblica Ceca, Svizzera, Ungheria, Svezia, Slovenia e ora anche l’Italia.
Il virus mortale per l’uomo in Asia
Un virus più violento di quello europeo sta invece circolando in Asia. In Cina sono stati uccisi 170 mila uccelli da ottobre a oggi ed è stata vietata la vendita di pollame vivo nei mercati. Il virus asiatico, l’ H7N9 ha compiuto il salto dagli uccelli agli uomini. Dall’inizio dell’anno sono una dozzina i casi di aviaria accertati e per ora una vittima nel 2017. Si tratta di un commerciante di anatre cinese. Altre tre persone erano morte alla fine del 2016. La trasmissione avviene per contatto con volatili vivi infetti o in ambienti contaminati dalla loro presenza. Dalla sua comparsa nel 2003 l’aviaria ha fatto oltre 200 vittime.
Il precedente nel ferrarese
Gli ultimi casi di aviaria in Italia risalgono al maggio scorso quando si verificarono due focolai nel ferrarese e furono abbattuti oltre 50 mila capi, ma in quel caso si trattava del ceppo H7N7, anche quello ad alta patogenicità (come l’H5N8). Significa che nei volatili si manifestano sintomi gravi a carico del sistema respiratorio, di quello digerente e nervoso e possono provocare la morte. Gli allevamenti più sensibili al virus sono quelli proprio dei tacchini.
Rischi e precauzioni
I rischi per le persone sono in realtà molto bassi, anche se la trasmissione di alcuni ceppi del virus dai volatili all’uomo è possibile (al momento però il ceppo H5N8 non è stato rinvenuto nell’uomo). Le persone più a rischio sono gli operatori del settore avicolo, che possono scongiurare la trasmissione utilizzando correttamente i dispositivi di protezione. In ogni caso nel caso di un contagio a carico dei lavoratori che operano negli allevamenti, il rischio di un’epidemia è bassissimo e la trasmissione da persona a persona, anche in ceppi meno recenti, non è mai stata provata con certezza. Va inoltre ricordato che non è possibile contrarre la malattia consumando carne di pollo o tacchino oppure uova.