Chiude lo spettacolo più grande mondo: il Circo Barnum cala il sipario dopo 146 anni
L’azienda ha dato la notizia ai dipendenti sabato, dopo gli show di Orlando e Miami. Le ultime date sono previste a Providence, Rhode Island, il 7 maggio e Uniondale, New York, il 21 maggio. Feld: “È stata una decisione difficile. Ma questo non è più il nostro tempo”….
IL più grande spettacolo del mondo chiude gli occhi dopo averli spalancati a bambini di ogni età da 146 anni. Sparisce il circo che non sorprende più così come, quando qualcuno smette di crederci, muoiono le fate.
Il circo Barnum abbassa il sipario, e se da noi è tanto lontano da essersi trasformato in un modo di dire, per l’America è un’istituzione, l’ombra ingiallita della sua storia. Che raccontava di animali ‘esotici’, bestie feroci e sconosciute, elefanti, tigri, leoni. Di gemelli siamesi, prodigi, donne barbute, nani, giganti, un mondo dove entrare con un soldino, attrazione perversa e innocente, sogno e incubo nello stesso tempo, con il sapore di zucchero filato e buccia di arachidi. Un mondo che oggi, per evoluzione umana, non ha più ragione di esistere.
Mancano pochi anni all’Ottocento quando negli Stati Uniti aprono i primi circhi. A New York e Philadelphia John Bill Ricketts, nel 1793, si ispira a quelli europei specializzati nelle esibizioni equestri. Cavallerizzi che passano attraverso cerchi di fuoco. Ricketts crea strutture permanenti. Il circo non può stare fermo e nel 1840 diventa itinerante. Va in giro, si sposta. Rotola via i suoi mostri e lascia camminare le bestie. La storia del circo americano non può dissociarsi da quella di P.T. Barnum.
Phineas Taylor Barnum nel 1835 compra una vecchia schiava, Joice Heth e la mostra al pubblico dicendo che aveva 160 anni. “La balia di George Washington signore a signori!!” Il successo lo porta nel 1841 ad acquistare l’American Museum a New York per trasformarlo in un teatro dove esibisce i “fenomeni”, freaks. Esseri umani deformi, che spesso però sono finzioni. C’è la sirenetta della Fiji. Metà scimmia metà pesce impagliato. C’è General Tom Thumb, Charles Stratton, alto 25 pollici, 63 centimetri e mezzo. Ha 5 anni, però Barnum lo presenta come dodicenne. Poi c’è la cantante d’opera europea Jenny Lind, l’elefante gigante Jumbo, i gemelli siamesi Chang & Eng Bunker.
Per un periodo c’è anche Buffalo Bill. La gente, che tanto aveva sentito parlare delle sue gesta, accorre in massa per conoscerlo. Bill prosegue poi da solo per un po’ perfino con Toro Seduto. Che si aggrega allo spettacolo a cinquanta dollari la settimana e un dollaro e mezzo per ogni foto autografata.
Nel 1844-45 il circo Barnum fa una tournée in Europa dove espone i suoi fenomeni davanti alla Regina Vittoria. Nel 1871 Barnum fonda “The Greatest Show on Earth”. Lui si fa chiamare “the Prince of Humbugs”, il principe dei farabutti. Ha un’idea geniale: tre piste nel parterre invece di una. Nel 1881 si mette in società con James Bailey e forma il Barnum & Bailey Circus. Scrive diverse autobiografie e muore famoso, nel 1891 il Barnum & Bailey Circus viene gestito dal socio Bailey, che lo riporta in Europa con 85 carrozzoni e oltre mille dipendenti. Il successo è strepitoso. Alla morte di Bailey nel 1907 viene acquisito dal Ringling Brothers Circus, e nel 1919 i due circhi si fondono nel Ringling Bros. & Barnum & Bailey Circus, abbreviato nell’acronimo RBBB Circus. L’annuncio della chiusura arriva oggi, il sipario calerà definitivamente a maggio.
Troppo elevati i costi di gestione, il cambiamento dei gusti del pubblico, le battaglie prolungate con i gruppi per i diritti degli animali. Non c’è spazio per circhi itineranti in un mondo fermo che assomiglia a un circo gratis. “È stata una decisione molto difficile per me e per tutta la famiglia”, dice Kenneth Feld, presidente e Ceo di Feld Entertainment. L’azienda ha dato la notizia ai dipendenti del circo sabato sera, dopo gli spettacoli di Orlando e Miami. Mancano una trentina di date da qui a maggio e sono già state cancellate quelle di Atlanta, Washington, Philadelphia, Boston e Brooklyn. Gli spettacoli finali sono a Providence, Rhode Island, il 7 maggio e in Uniondale, New York, il 21 maggio.
La famiglia Feld ha acquistato il circo Ringling nel 1967. Lo spettacolo allora durava circa 3 ore. Oggi 2 ore e 7 minuti, la tigre ha un numero che dura 12 minuti. È il più lungo. “Provate oggi a far restare fermo un bambino di 5 anni per 12 minuti…” continua Feld. Sua figlia Juliette, che gestisce la società, sa che non è più l’epoca degli animali. Si è arresa. L’anno scorso, dopo una lunga e costosa battaglia legale, la società è stata costretta a eliminare gli elefanti dagli spettacoli e a portarli in una fattoria della Florida. E questo nonostante nel 2014, la Feld Entertainment avesse vinto una causa da 25 milioni di dollari contro gruppi come la Human Society, che accusavano i dipendenti del circo di maltrattamenti agli elefanti.
Senza di loro il circo ha cominciato a subire un enorme calo di vendite di biglietti. Feld parla della decisione di chiudere con commozione. Le ha provate tutte, moto, acrobati, numeri nuovi, ma niente è oiù riuscito a spalancare gli occhi dei bambini. Di qualiasi età. Preferiscono lasciarli fissi, bassi sui telefonini. Nei prossimi mesi la società dovrà occuparsi di ricollocare i dipendenti, perfino aiutarli a cercare alloggi stabili. “Era il circo la loro casa”, spiega.
Ingrid Newkirk, presidente di People for the Ethical Treatment of Animals, commenta così la chiusura del circo: “Dopo 36 anni di proteste della Peta il mondo si è finalmente liberato, e risvegliato. Questa è la fine dello spettacolo più triste della terra”. Un segno dei tempi che cambiano, dice ancora. È indubbiamente vero. C’era un’innocenza però nel voler mostrare al circo ciò che prima era inaccessibile. Ora che tutto è visibile, tutto a portata, abbiamo liberato gli animali, dato dignità alla diversità. E abbiamo anche perso un po’ di innocenza.