Salvatore Schillaci (Palermo, 1° dicembre 1964) è un ex calciatore italiano, di ruolo attaccante.

Soprannominato Totò, lo si ricorda principalmente per le sue prodezze e per i suoi gol a Italia 90, competizione chiusa dalla nazionale azzurra al terzo posto, dove si aggiudicò anche il titolo di capocannoniere e di miglior giocatore della competizione. Nello stesso anno arrivò secondo nella classifica del Pallone d’oro alle spalle del tedesco Lothar Matthaus.

Caratteristiche tecniche

Il suo allenatore del Messina, Franco Scoglio, lo ricordò così: «Aveva una voglia di fare gol che non ho mai visto in nessuno».

Carriera

Club

Gli inizi e il Messina

 Schillaci nella seconda metà degli anni ottanta, capitano del Messina.

Nato e cresciuto nel quartiere popolare San Giovanni Apostolo, iniziò a giocare nelle giovanili dell’AMAT Palermo. Schillaci ricordò così i tentativi del Palermo di acquistare sia lui che il compagno Mancuso: «La società rosanero per entrambi offrì 28 milioni di lire; ma i dirigenti dell’AMAT sapevano che da noi due dovevano guadagnare il massimo per sopravvivere e giocarono al rialzo chiedendo 35 milioni. Così, per soli 7 milioni non andammo al Palermo».

Nel 1982 fu ingaggiato dal Messina, in serie C2. Nel 1987 dovette sottoporsi a due interventi ai menischi che ne compromisero la stagione e segnò 3 gol. Franco Scoglio puntò su di lui e Schillaci segnò 13 reti nella stagione seguente. Il giocatore ricordò così il rapporto con il tecnico: «Mi diceva sempre un concetto base: fai quello che vuoi e gioca come ti senti. Questo mi caricava a mille proprio in virtù di questa libertà che mi concedeva sul campo di gioco. Ho imparato tantissimo dalla sua persona e non smetterò mai di ringraziarlo. Con lui e i compagni di allora abbiamo reso ai messinesi anni fantastici».

Dopo i negativi risultati nella stagione 1987-1988, Zdenek Zeman sostituì Scoglio. Zeman spesso manda Schillaci in panchina. Schillaci affermerà: «Per me è un grande tecnico, molto preparato. All’impatto sembra serio, però, se c’è da scherzare non si tira indietro, è vero è taciturno e di poche parole. A Messina ci faceva lavorare tanto, in Serie A, a volte, questi metodi duri trovano delle difficoltà. Con Zeman, grazie alla sua preparazione, io andavo a mille». Sotto la guida dell’allenatore ceco Schillaci segnò 23 gol nella stagione 1988-1989 e fu capocannoniere del campionato.

Dopo quest’ultima stagione Schillaci lasciò la Sicilia, dopo sette campionati tra Serie B e C: «Gli anni che ho passato a Messina mi hanno insegnato qualcosa, anche perché ho avuto allenatori bravi a disciplinarmi». Complessivamente giocò 256 gare coi peloritani, delle quali 37 in Coppa Italia, ed è a tutt’oggi il secondo giocatore messinese più presente in campionato (219, dietro solo ad Angelo Stucchi con 235). Con i suoi 61 centri in campionato, sommati ai 16 gol in coppa, è secondo assoluto dopo Renato Ferretti (89 reti) nella storia del club giallorosso.

Juventus

 Schillaci in azione coi colori della Juventus.

Nel 1989 venne ingaggiato dalla Juventus per 6 miliardi di lire. Esordì in Serie A il 27 agosto nella partita in casa del Bologna (1-1). Nella sua prima stagione in bianconero conquista subito il posto da titolare, e realizza 15 gol in 30 partite di campionato, contribuendo in maniera decisiva al successo del club torinese nella Coppa Italia contro il Milan e nella Coppa UEFA vinta in una finale tutta italiana contro la Fiorentina. La sua ottima annata convinse Azeglio Vicini a convocarlo ai successivi mondiali del 1990 da giocarsi proprio in Italia. 

Dopo la rassegna iridata giocò due stagioni coi bianconeri, andando poche volte a rete. L’11 novembre del 1990, al termine di Bologna-Juventus, Schillaci minacciò il giocatore rossoblù Fabio Pioli (che durante la partita lo aveva provocato) al momento di uscire dal campo, dicendogli: «Ti faccio sparare». Il gesto, che scaturì una serie di polemiche, fu ricordato così da Schillaci: «Avrei dovuto contare fino a dieci. Ma lui mi aveva provocato con uno sputo e io non ci ho visto più. Ho sbagliato ma mi hanno massacrato come fossi stato un killer».

 

 Schillaci stringe in mano il trofeo della Coppa UEFA 1989-1990 vinta in bianconero.

Ai cori razzisti contro di lui si aggiunse la lite con Roberto Baggio, suo compagno in nazionale. Schillaci ricordò così questo gesto: «Nella Juventus e in Nazionale siamo diventati amici. Dividevamo la stessa camera, lui parlava poco, io niente. Eppure, nonostante questo, una volta facemmo a cazzotti: anzi, fui io a rifilargli un pugno. Si è trattato veramente di una stupidaggine. Eravamo nello spogliatoio della Juve. Roberto stava scherzando con me, ma si lasciò prendere la mano e lo scherzo divenne pesante. Io reagii in quel modo e me ne pentii subito. Per fortuna, la cosa si chiuse lì».

Alla fine della stagione 1991-1992, con l’arrivo di Gianluca Vialli in rosa, Schillaci trovò sempre meno spazio e lasciò il club torinese per passare all’Inter. La decisione di lasciare la Juventus fu, a detta dello stesso Schillaci, facilitata dal fatto che la società non vide di buon occhio la contemporanea separazione dalla consorte: «La società non mi perdonò la decisione di separarmi da mia moglie. Non dovevo farlo, così, senza tanti riguardi, mi vendettero».

Inter

Nella stagione 1992-1993 passò per 8,5 miliardi di lire all’Inter, con cui firmò un contratto di tre anni da un miliardo e cinquecento milioni a stagione. Schillaci ricordò con grande entusiasmo il suo trasferimento da Torino a Milano: «Ho ottenuto il massimo, sognavo la maglia nerazzurra e avrei accettato di restare fermo se non fossi riuscito a raggiungerla. I soldi non sono tutto. Tra l’altro vado a guadagnare meno. L’Inter mi piace, ha programmi importanti. Riparto da zero a 27 anni e cerco una rivincita». L’esordio con il club nerazzurro è nella gara Inter-Reggiana (4-2) in Coppa Italia,  in cui segnò il suo primo gol con la nuova maglia.

 

 Schillaci in azione all’Inter nell’annata 1992-1993.

Con l’Inter, con cui giocò due stagioni siglando in totale 11 gol in 30 partite, vinse un trofeo, la Coppa UEFA contro il Casino Salisburgo. Riguardo quest’esperienza il centravanti siciliano affermò che i suoi inizi a Milano furono buoni (e i rapporti con il presidente Pellegrini ottimi) ma che la mancanza di continuità e i problemi fisici gli impedirono di “sfondare”.

Júbilo Iwata e ultimi anni

Nel 1994, prima del termine della stagione in Italia, si trasferì in Giappone per giocare con il Jubilo Iwata che gli aveva proposto un ottimo contratto economico. Schillaci divenne il primo calciatore italiano a militare nel campionato giapponese. I nipponici gli fornirono un interprete, un autista personale 24 ore su 24 e una bella abitazione. Al suo esordio con il club giapponese, Schillaci segnò il suo primo gol nella vittoria per 2-0 contro il Kawasaki Frontale. Il 9 giugno 1994 venne squalificato per due giornate per aver insultato l’arbitro che aveva diretto l’incontro fra Júbilo Iwata e JEF United. A fine stagione rinnovò il contratto per altri due anni Il 9 giugno 1994 venne squalificato per due giornate per aver insultato l’arbitro che aveva diretto l’incontro fra Júbilo Iwata e JEF United. A fine stagione rinnovò il contratto per altri due anni e nel 1997 vinse anche la J.League. Nello stesso anno subì un serio infortunio che lo tenne lontano dai campi di gioco fino al 1999, anno in cui Schillaci decise di ritirarsi.

Con la maglia del Júbilo Iwata segnò in totale 56 gol in 78 partite. Il giocatore italiano ricordò così la sua esperienza giapponese: «Quando arrivai lì trovai un entusiasmo contagioso. Per loro lo Schillaci del mondiale non era mai finito e dimostrai con i miei gol quanto era forte il connubio: entusiasmo uguale impegno in campo e palla in fondo al sacco».

Qualche anno più tardi, nel 2008, grazie alla trasmissione televisiva Quelli che il calcio di cui fu spesso ospite fisso, venne tesserato dalla Leonessa Altamura,  squadra dell’Eccellenza Puglia di Altamura, con la quale Schillaci fece un’ultima apparizione da calciatore disputando la partita conclusiva del torneo.

In carriera ha totalizzato complessivamente 120 presenze e 37 reti in Serie A  e 105 presenze e 39 reti in Serie B.

 

Nazionale

 Schillaci, con la maglia dell’Italia, esulta dopo una delle sue 6 reti ai Mondiali 1990, che ne fecero il capocannoniere del torneo.

Le buone prestazioni offerte alla sua prima stagione nella Juventus lo portarono nel 1990 a esser convocato per la prima volta nella nazione maggiore, col commissario tecnico Azeglio Vicini che lo inserì nella rosa azzurra per i mondiali casalinghi di Italia 90. In precedenza, Cesare Maldini aveva fatto vestire per la prima volta all’attaccante siciliano la maglia azzurra, come “fuori quota”, nell’Under-21.

Schillaci partì dalla panchina come riserva di Andrea Carnevale, a cui subentrò nella seconda metà del secondo tempo dell’incontro di apertura contro l’Austria, quando il punteggio era fermo sullo 0-0. Dopo quattro minuti dal suo ingresso in campo, Schillaci segnò di testa il gol decisivo che permise agli azzurri di vincere la partita, sovrastando (lui, di statura non propriamente elevata) i due grandi difensori austriaci che lo pressavano da vicino al momento del cross di Vialli. Ad eccezione della seguente gara contro gli Stati Uniti, Schillaci diventò titolare dell’attacco italiano (insieme a Roberto Baggio) e segnò in tutte le gare giocate dagli azzurri (contro Cecoslovacchia, Uruguay, Irlanda) nella semifinale persa ai rigori contro l’Argentina e nella finalina contro l’Inghilterra che l’Italia vinse per 2-1). Nella medesima partita, Baggio fece tirare il calcio di rigore decisivo a Schillaci, in modo da fargli vincere la classifica dei marcatori del torneo.

Nella semifinale contro l’Argentina, Schillaci suscitò polemiche per essersi rifiutato di entrare nella cinquina dei rigoristi, venendo quindi meno, agli occhi dei critici, al ruolo di “uomo-squadra” che aveva fino ad allora incarnato. Schillaci raccontò successivamente che il motivo per cui non volle calciare il penalty fu a causa di un acciacco fisico: «Avevo un problema muscolare ed ero stanco, ho preferito lasciare il compito a qualcuno più fresco di me. Non sono un grande tiratore di rigori: a volte li segno, a volte li sbaglio. Quando prendi la rincorsa, pensi a un sacco di cose e in un momento simile non puoi rischiare. È una grande responsabilità. Avrei voluto calciare, ma non ero al meglio».

 

 Schillaci (al centro) sorridente sul terzo gradino del podio, assieme ad alcuni suoi compagni di Nazionale, al termine di Italia ’90.

A fine torneo il giocatore italiano si laureò capocannoniere del torneo con 6 reti segnate, venne eletto migliore calciatore della manifestazione: nello stesso anno solare si classificò secondo nella graduatoria del Pallone d’oro, dopo il tedesco Lothar Matthaus, e vinse Pallone d’oro adidas e Scarpa d’oro adidas. I gol del mondiale Italia ’90, ricordato come “Notti magiche” dal testo della canzone ufficiale della manifestazione interpretata dalla coppia Bennato-Nannini, gli valsero l’appellativo di “Totò-gol”, e rimasero negli anni a venire nella memoria di tifosi e sportivi italiani, associati al bel gioco di quella nazionale.

Schillaci ricordò così la sua avventura in quel mondiale: «Nemmeno un folle avrebbe mai potuto immaginare cosa mi stava per accadere. Ci sono periodi nella vita di un calciatore nei quali ti riesce tutto. Basta che respiri e la metti dentro. Per me questo stato di grazia è coinciso con quel campionato del mondo. Vuol dire che qualcuno, da lassù, ha deciso che Totò Schillaci dovesse diventare l’eroe di Italia ’90. Peccato che poi si sia distratto durante la semifinale con l’Argentina. Una disdetta: abbiamo preso solo un gol in quell’edizione dei mondiali, e quel gol ci ha condannati».

Dopo il ritiro

Dal 2000 gestisce a Palermo il centro sportivo per ragazzi Louis Ribolla, dove è cresciuto il figlio di sua sorella Francesco Di Mariano (calciatore anche lui) ed è proprietario dell’US Palermo, squadra che negli anni ha militato nelle categorie calcistiche regionali. Alle elezioni amministrative del 2001 si candidò come consiglierei comunale della sua città, tra le file di Forza Italia: venne eletto ottenendo circa 2.000 voti ma, non abituato all’agone politico, si dimise dalla carica dopo due anni.

Nel 2004 ha partecipato al reality show L’isola dei famosi, arrivando terzo con il 15% dei voti. Nel 2008 partecipa, assieme ad altri ex calciatori, al filma Amore, bugie e calcetto. Interpreta il ruolo di un boss mafioso nella terza stagione della serie televisiva Squadra antimafia – Palermo oggi. Nel 2012 partecipa in un cameo ad un episodio della serie TV Benvenuti a tavola – Nord vs Sud.

Il fratello minore Giuseppe giocò nella Fermana  nel 1990-1991. Un terzo fratello più giovane, Giovanni, da ragazzo fece un provino per la Juventus. 

Palmarès

Club

Competizioni nazionali

Messina: 1982-1983 (girone D)
Messina: 1985-1986 (girone B)
Juventus: 1989-1990
Júbilo Iwata: 1997

Competizioni internazionali

Juventus: 1989-1990
Inter: 1993-1994

Individuale

Capocannoniere del Campionato mondiale di calcio: 1

1990 (6 gol)
1990
1990 (6 gol)
Italia 1990
1990
1988-1989 (23 gol)

Onorificenze

Cavaliere Ordine al merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere Ordine al merito della Repubblica Italiana
— Roma, 30 settembre 1991. Di iniziativa del Presidente della Repubblica.[36]

Lascia un commento