L’Unione Sportiva Anconitana Associazione Sportiva Dilettantistica, meglio nota come Anconitana o più semplicemente Ancona, è una società calcistica italiana con sede nella città di Ancona. Milita in Eccellenza, quinto livello del campionato italiano.
Fondata nel 2017, è l’erede della tradizione sportiva iniziata nel 1905 con l’istituzione dell’Unione Sportiva Anconitana e poi passata nei decenni seguenti attraverso diversi soggetti societari (da ultimo l’Unione Sportiva Ancona 1905, scioltasi al termine della stagione 2016-2017).
In oltre 90 stagioni ufficiali disputate, il club marchigiano vanta quale maggior risultato sette partecipazioni al massimo campionato nazionale: due alla Serie A a girone unico (nelle annate 1992-1993 e 2003-2004) e cinque alla Prima Divisione (nella prima metà degli anni venti). Ad esse si aggiungono venticinque partecipazioni alla seconda serie e quarantaquattro alla terza. Nel suo palmarès, a livello nazionale, vanta la conquista di una Coppa Italia Dilettanti. Ha raggiunto la finale di Coppa Italia nella stagione 1993-1994.
I colori sociali sono il bianco e il rosso. Disputa le partite interne allo stadio Del Conero.
Storia
Dagli albori agli anni quaranta
L’Unione Sportiva Anconitana venne fondata il 5 marzo del 1905 in un piccolo magazzino del Teatro delle Muse. In quegli anni il calcio ancora non era diffusissimo e furono i marinai inglesi che approdavano al Porto di Ancona a dare il via ad una pratica più convinta di questo gioco, ma la sua diffusione in città è legata anche a un giovane, Pietro Recchi, che un giorno, trovandosi a Liverpool per lavoro, ebbe l’occasione di assistere ad una partita di football e se ne innamorò, da qui la divisa completamente rossa. Le prime partite di un certo rilievo furono disputate contro i marinai inglesi presenti in città e il primo incontro reso noto dalle cronache cittadine è datato 19 febbraio 1911, partita disputata tra l’Anconitana e la squadra del piroscafo inglese Britannia, terminato con un pareggio.
Solo nel 1921-1922 debuttò nel campionato di massima serie, allora denominato Prima Divisione e gestito dalla CCI. La squadra, inserita nel campionato meridionale, vinse il girone marchigiano, ma venne poi eliminata nella fase finale della Lega Sud, la cui vincente poi affrontava la vincente della Lega Nord nella finalissima scudetto. Nella stagione successiva l’Anconitana, unica iscritta nelle Marche, venne ammessa automaticamente alle semifinali Lega Sud, nelle quali arrivò seconda e sfiorando l’accesso alla finale.
Nella stagione 1923-1924 i marchigiani invece arrivarono quarti e ultimi nel girone delle semifinali. Nel campionato successivo invece, gli anconitani vinsero il proprio girone, conquistando così il diritto di giocarsi l’accesso alla finale scudetto contro il Bologna nella finale della Lega Sud contro l’Alba Roma. I romani prevalsero nel doppio confronto, salvo poi soccombere nella disputa per il tricolore contro i bolognesi.
Nella stagione 1925-1926 l’Anconitana rivinse il girone marchigiano a due squadre, contro la Maceratese, qualificandosi alla semifinale di Lega Sud dove arrivò terza. Una riforma dei campionati, la Carta di Viareggio, fece però retrocedere l’Anconitana nel campionato cadetto di Prima Divisione. Nel campionato successivo l’Anconitana venne inserita nel girone C di Prima Divisione, per la prima volta insieme alle squadre del Nord. I marchigiani non riuscirono ad evitare la retrocessione, salvo poi esser ripescati.
Nel 1927-1928, l’U.S. Anconitana si fuse con la “Stamura”, dando vita alla Società Sport Ancona.[2]
Il 12 luglio del 1932 la S.S. Ancona si fuse con la Società Sportiva Emilio Bianchi formando così l’Unione Sportiva Anconitana-Bianchi, che nella stagione 1936-1937 raggiunse per la prima volta la promozione in Serie B, dopo aver vinto il campionato di Serie C. Vi rimase per quattro stagioni, sfiorando la promozione in massima serie nel torneo 1939-1940. Nel frattempo, nella stagione 1938-1939 i marchigiani conquistano la Coppa dell’Italia Centrale.
Nel 1940-1941, la squadra, con l’industriale Frontalini alla presidenza e Giovanni Degni, ex Roma, in panchina, retrocesse in Serie C per poi tornare in cadetteria l’anno dopo, rimanendoci fino all’inizio della seconda guerra mondiale, ed assumendo successivamente la denominazione di “Anconitana”.
Durante il conflitto tutti i campionati furono sospesi. L’Ancona riprese l’attività nel 1945 prendendo parte ad un campionato di assestamento, misto tra Serie A e Serie B, con la denominazione “US Anconitana”, essendo stata sciolta la fusione con la Emilio Bianchi. Nel 1947 fu provvidenziale il ripescaggio della Triestina, militante in massima serie, che liberò conseguentemente un posto in Serie B, che l’Ancona riuscì a conquistare in uno spareggio fra le migliori retrocesse contro la Biellese.
Nel 1948, durante la partita contro il Pisa, il direttore di gara Vannini di Bologna negò negli ultimi minuti un rigore all’Ancona; fu così raggiunto dai tifosi marchigiani e ridotto in stato di coma. Per due anni il campo dei dorici venne squalificato.
Dagli anni cinquanta agli anni ottanta
Una formazione dell’Anconitana nella stagione 1975-1976
Dopo due anni di Serie C, l’Anconitana tornò in Serie B nella stagione 1950-1951, ma l’esperienza fu breve e i dorici retrocessero a fine campionato.
Al termine dell’annata tra i cadetti per i biancorossi iniziarono difficoltà legate particolarmente a questioni di carattere economico–finanziario, tanto che dopo un anno di terza serie, la squadra relegò in IV Serie a causa del rifiuto dei tesserati ad affrontare le trasferte e dello scarso impegno negli allenamenti.
Per quattro anni, i biancorossi arrivarono a metà classifica senza risultati degni di nota, poi, nei primi mesi del 1956 e per tutta la stagione di IV Serie 1956-1957, arrivò sulla panchina dorica l’ex difensore della Juventus, Carlo Parola, che riuscì a vincere il girone E, perdendo tuttavia lo spareggio per la promozione in Serie C contro il Chinotto Neri. Tuttavia, nonostante il quarto posto conquistato nel campionato seguente, la società venne ammessa d’ufficio in Serie C sulla base di criteri finanziari ed infrastrutturali.
In Serie C, nella stagione 1961-1962, nonostante lottò per conquistare il primo posto nel girone, l’Anconitana arrivò seconda a pari merito con il Pisa e subito dietro al Cagliari, accusò i sardi di illecito sportivo senza alcun risultato e andando solo a sfiorare con un dito il sogno della promozione in Serie B, poi, nel gennaio del 1972, dopo una lunga serie di buoni piazzamenti in Serie C negli anni, il terribile sisma che colpì la città di Ancona provocò danni incalcolabili influirono sul rendimento della squadra biancorossa guidata da Beniamino Di Giacomo e dal fedele Giorgio Arzeni, concludendo al 15º posto in classifica. L’anno dopo, nella stagione post-terremoto, per i biancorossi arrivò anche la retrocessione in Serie D dovuta anche alle difficili condizioni economiche cui versava la società.
Una formazione dell’Ancona nella stagione 1988-1989, al suo ritorno in Serie B
Nel 1974, dopo un biennio nei dilettanti, grazie a Natale Faccenda in panchina e a Giorgio Grati alla presidenza, la squadra riuscì a tornare subito in Serie C.
Le successive due stagioni in Serie C, non furono entusiasmanti, poiché nella Serie C 1976-1977 le incomprensioni fra lo staff tecnico e la stampa locale, avversa alla società, i biancorossi retrocessero, per poi ritornare immediatamente nei professionisti al termine di una stagione di Serie D 1977-1978 in cui la squadra finì il torneo al 4º posto, ma per meriti sportivi venne ammessa alla Serie C2.
Nell’annata 1979-1980 l’Anconitana disputò il campionato di Serie C1, dopo una rapida promozione nella stagione passata, poi, nel 1981, il sodalizio cambiò denominazione passando da “Unione Sportiva Anconitana” ad “Ancona Calcio” mantenendo il colore delle maglie sempre bianco-rosso confermando l’immagine di San Giorgio a cavallo sullo sfondo rosso nello stemma.
Nel frattempo, la squadra disputò tornei altalenanti, alternandosi tra Serie C1 e Serie C2 fino al 5 giugno 1988, quando, dopo 37 anni, l’Ancona di Giancarlo Cadè tornò in Serie B.
Nel quadriennio tra i cadetti, il 7 giugno del 1992, grazie al pareggio sul Bologna per 1-1, i biancorossi centrarono per la prima volta nella loro storia la promozione in Serie A grazie all’esperienza di Camillo Florini alla presidenza e di Vincenzo Guerini alla guida della panchina dorica.
Fu nella stagione 1991-92, sotto la gestione di Vincenzo Guerini, che la squadra marchigiana conquistò la prima storica promozione in Serie A. Infatti, il 7 giugno 1992 l’Ancona, pareggiando 1-1 a Bologna (rete di Franco Ermini al 48′) centrò la promozione nella massima serie, presentandosi con 12.000 tifosi allo stadio. La militanza in massima serie fu però breve, infatti la squadra fu retrocessa l’anno seguente.
Nonostante l’immediata retrocessione, nella stagione seguente l’Ancona arrivò a disputare la sua prima finale di Coppa Italia. Il cammino dei dorici nel torneo li vide affrontare e battere nell’ordine, a partire dal primo turno, Giarre, Napoli, Avellino, Venezia e Torino in semifinale.
In finale i biancorossi incontrarono la Sampdoria di Gullit, Mancini e Platt e dopo un onorevole 0-0 conquistato in casa dovettero però poi soccombere per 6-1 a Genova di fronte ad oltre 2.000 anconetani accorsi a Marassi.
L’anno successivo la squadra arrivò fino alla semifinale del Torneo Anglo-Italiano, dove fu eliminata dalla formazione bianconera dell’Ascoli.
Nel 1997–1998 la squadra rischiò il fallimento, quando venne retrocessa in C1.
Riguadagnò poi la Serie B nel 1999–2000 al termine di una della partita contro i rivali ascolani. L’11 giugno 2000 andò in scena allo Stadio Curi di Perugia la finale play-off tra i dorici e i bianconeri dell’Ascoli. La partita si concluse a reti inviolate nei 90′ regolamentari, quindi si andò ai supplementari. L’Ascoli si portò in vantaggio al minuto 100 (primo tempo supplementare); tuttavia al 118′ del secondo tempo supplementare, a soli 2′ dalla fine della partita, l’Ancona trovò il pareggio ad opera del giovane attaccante anconetano Mirko Ventura. A fine partita l’Ancona fu promossa per miglior piazzamento in classifica ottenuto nell’arco del campionato.
Gli anni duemila
Nel 2002-2003, sotto la guida di Luigi Simoni, l’Ancona ottenne la sua seconda promozione in Serie A. Infatti i dorici disputarono un ottimo campionato, raggiungendo la matematica promozione il 7 giugno del 2003 a Livorno, pareggiando 1-1 con la squadra di casa (rete di Daino al 50′). Durante la stagione sportiva l’Ancona arrivò anche agli ottavi di Coppa Italia, arrendendosi al Milan nella gara di ritorno (5-1 per i rossoneri), dopo l’1-1 dell’andata. La squadra ricevette la Stella d’oro al merito sportivo2002[3] (dopo la Stella d’argento 1978[4]) dal CONI.
Il campionato 2003-2004 è il secondo in Serie A della storia del sodalizio marchigiano. Nonostante la presenza in rosa di calciatori dal discreto livello tecnico come Pandev, Dino Baggio, Ganz, Hubner, Rapaic, Bucchi, Poggi e Jardel, racimolò appena 13 punti in 34 giornate, facendo segnare una serie di record negativi.[5] Inutili gli avvicendamenti in panchina di Nedo Sonetti (che sostituì Menichini)[6] e Giovanni Galeone.[7]
Subito dopo la retrocessione la società, a causa dei grossi sforzi economici sostenuti, fallì e venne sostituita dall’Associazione Calcio Ancona, con a capo la famiglia locale degli Schiavoni. Per meriti sportivi, secondo quanto sancito dal Lodo Petrucci, il nuovo sodalizio poté ripartire dalla Serie C2. Per la stagione della rinascita, la guida tecnica fu affidata a Pierluigi Frosio.
Il 6 marzo 2005 la società festeggiò il centenario con una maglia speciale, indossata nella partita contro il San Marino. Il campionato fu chiuso all’undicesimo posto. Nel torneo successivo i dorici ottennero il ripescaggio in Serie C1, dopo aver perso la semifinale play-off col Sassuolo. Segui una salvezza ai play-out contro il Teramo.
Nel girone di andata del campionato di Serie C1 2007-2008, la squadra, si insediò al primo posto, mantenuto fino allo scontro diretto con la Salernitana, giocato a fine ottobre, che fu vinto 1-0 dai campani. Seguì una crisi di risultati, che tuttavia non compromise la classifica, risolta dal cambio ai vertici societari (nel mese di ottobre) con la società Terzo Tempo S.r.l. che divenne principale azionista. Grazie alle rinnovate ambizioni della società, l’Ancona conquistò l’accesso ai play-off, battendo in finale il Taranto ottenendo la promozione in Serie B.
La gara di andata dei play-out disputata nel 2009 tra Ancona e Rimini
Il campionato del ritorno fra i cadetti parte con una serie di risultati positivi che proiettano i dorici nella parte alta della classifica, grazie anche all’apposto di Salvatore Mastronunzio (che a fine campionato avrà messo a segno 17 reti). Tuttavia, da gennaio in poi il notevole calo accompagnato da una serie di risultati deficitari, portano all’esonero di Francesco Monaco, a quattro giornate dalla fine, a favore di Sandro Salvioni. Il cambio di guida tecnica risulta vano al fine di evitare i play-out. L’avversaria designata è il Rimini; al pari dell’andata segue la vittoria di misura dei dorici in Emilia, che dunque guadagnano la permanenza in Serie B.
Nella stagione successiva, dopo un positivo girone di andata (con primato in classifica all’undicesima e alla quindicesima giornata), la squadra si classifica al diciassettesimo posto finale, anche per via di due punti di penalizzazione.
Gli anni duemiladieci
Durante le iscrizioni alla stagione 2010-2011 del campionato di Serie B la società dorica viene in prima battuta esclusa dalla Co.Vi.Soc, causa inadempienze finanziarie[8], ma nonostante un tentativo di salvataggio da parte del Sindaco di Ancona insieme ad una cordata di imprenditori, la società non riesce a saldare i debiti, venendo esclusa causa mancata fideiussione ed il pagamento degli oneri fiscali e previdenziali arretrati. Fallisce anche il tentativo di iscrizione in Lega Pro Seconda Divisione[9] e in Serie D, finendo quindi per essere esclusa dal calcio professionistico. A quel punto l’amministratore delegato Enrico Petocchi ha voluto fortemente iscrivere la società in Terza Categoria, per tenerla così in vita, con il solo scopo di incamerare i crediti fermi in Lega Calcio che si sbloccheranno solo nella stagione successiva, ottenendo di giocare al campo sportivo San Biagio di Osimo. Tuttavia, il 16 ottobre 2010, non presentandosi per la quarta volta a una partita di campionato, l’A.C. Ancona è stata definitivamente radiata dal Campionato di Terza Categoria Marche e dalla FIGC, con la conseguenza di non poter mai più giocare in nessun campionato di calcio italiano.
Per dare continuità al calcio cittadino, grazie all’intercessione del sindaco di Ancona, Fiorello Gramillano, la “Società Sportiva Piano San Lazzaro”, fondata nel 1948, e che prende il nome dall’omonimo quartiere cittadino che si estende fra la Stazione Ferroviaria in Piazza Rosselli e la zona di Piazza d’Armi, militante nel campionato Eccellenza, cambia denominazione il 10 agosto 2010 diventando “S.S.D. Unione Sportiva Ancona 1905”[10] e trasferendo la sede societaria nel capoluogo marchigiano. La modifica avviene grazie ad un accordo storico che vede coinvolti i tifosi biancorossi che si riuniscono in un’associazione denominata Sosteniamolancona e il 6 agosto 2010 sanciscono in un’assemblea pubblica, tenutasi allo Stadio Dorico, di fronte a circa 700 persone, l’effettivo passaggio di consegne ed il riconoscimento del ruolo dei tifosi che verrà garantito dal loro ingresso con la trasformazione in S.r.l.
Nella stagione 2010-11 la società disputa il suo quinto campionato consecutivo di Eccellenza Marche, ma il primo come U.S. Ancona 1905. L’allenatore è Marco Lelli[11]. Nella medesima stagione, nelle cui fila spicca il ritorno di Emanuele Pesaresi, anconitano di nascita (anche calcistica), nuovo capitano, vince la Coppa Italia Regionale Marche, superando in finale il Tolentino dopo supplementari e calci di rigore, sul campo neutro di Civitanova Marche. Accede così alla fase nazionale della Coppa Italia Dilettanti, dove il 6 aprile 2011, di fronte a duemila anconetani accorsi allo stadio di Astrea, vince la finale battendo i laziali del Città di Marino per 3-1, ottenendo così la promozione diretta in Serie D indipendentemente dalla vittoria del campionato, dove lotta con Tolentino e Fermana, imponendosi alla fine anche nel massimo campionato regionale e vincendo così tutte le competizioni alle quali ha partecipato nel 2011.
Il 20 maggio 2011 viene ufficializzato l’ingaggio di Massimiliano Favo come nuovo allenatore. Il 25 agosto 2011, presso l’Hotel “La Fonte” di Portonovo, viene formalizzata la trasformazione della Società Sportiva Dilettantistica Unione Sportiva Ancona 1905 in S.r.l. con l’ingresso in società dei tifosi rappresentati da Sosteniamolancona con 2 amministratori votati dall’assemblea dei soci, ai quali vengono attribuiti “poteri particolari” in virtù dello statuto sociale che costituisce un esempio innovativo nel panorama del calcio Italiano.
Il 27 novembre il tecnico Favo viene esonerato dopo aver subito una rimonta di due reti dal Riccione[12]. Due giorni dopo viene nominato suo successore l’anconitano Marco Osio[13], che il 3 febbraio 2012 si dimetterà[14]. A sostituirlo viene chiamato Sauro Trillini, ma nonostante tutti questi cambi tecnici la squadra, arrivata 3ª in campionato dietro a Teramo e Sambenedettese, perde la finale play-off con quest’ultima.
Per la stagione 2012-2013 la società ingaggia come nuovo allenatore Gentilini. L’avventura del tecnico romano termina dopo nemmeno metà campionato a causa delle prestazioni e della distanza di otto punti dalla vetta. A sostituirlo viene richiamato Massimiliano Favo, che però non riuscirà a risollevare le sorti di una stagione fallimentare che vedrà la formazione dorica addirittura concludere al settimo posto ben lontana dalla Samb vincitrice del girone e da un posto nei playoff validi per il ripescaggio in Lega Pro. Al termine del deludente campionato, il 17 maggio 2013 viene ufficializzato Giovanni Cornacchini, come allenatore per la stagione seguente[15].
Dopo una lunga trattativa durata due anni, il 20 maggio 2013 alle ore 15:58, la società si riappropria dello storico marchio del cavaliere armato: il Presidente Marinelli lo acquista ufficialmente dalla Unlimited Sport International, società di diritto lussemburghese che il 7 giugno 2011 lo aveva a sua volta comprato dalla vecchia A.C. Ancona di Petocchi per sessantamila euro. Il costo dell’operazione è stato di circa quarantamila euro, con una clausola che prevede un ulteriore bonus di sessantamila euro da versare in caso di promozione in Serie B entro il 2016.[16].
Il 13 aprile 2014, con il pareggio contro la Recanatese in campionato, i biancorossi ottengono la promozione in Lega Pro. La stagione 2014-2015 parte con svariate conferme in rosa e, dopo le prime partite di assestamento, riesce a concludere il campionato disputando belle partite e vittorie classificandosi sesta, posizione che ha permesso all’Ancona di partecipare alla Tim Cup.
Nel mese di giugno 2015, con la nomina a presidente onorario dell’ex sindaco di Ancona Fiorello Gramillano, inizia la fase di transizione verso una nuova società ad azionariato popolare, garantita per tre anni dall’ex patron Andrea Marinelli.[17]
La stabilità societaria non viene tuttavia raggiunta: nel campionato 2016-17 l’Ancona termina all’ultimo posto del girone B di Lega Pro e retrocede in Serie D. Nell’estate 2017 la società, di nuovo oberata dai debiti e rimasta priva di una chiara guida manageriale, non riesce a completare le pratiche per l’iscrizione al campionato interregionale: ciò si traduce nella revoca dell’affiliazione alla FIGC, con svincolo dei calciatori tesserati[18]
Nell’estate 2017 si susseguono alcuni tentativi infruttuosi di rifondare il club e farlo ripartire da un campionato dilettantistico di prima fascia: la mancata concretizzazione dei suddetti porta al rischio di totale inattività per la maggiore società cittadina.[19] Tale prospettiva viene scongiurata nel mese di settembre dall’intervento dell’imprenditore Stefano Marconi, che fonda una nuova realtà societaria denominata Unione Sportiva Anconitana Associazione Sportiva Dilettantistica; essa viene riconosciuta dal comitato marchigiano della FIGC come continuatrice della tradizione sportiva cittadina, ottenendo dunque il permesso per iscriversi al campionato regionale di Prima Categoria (ove mai prima di allora la maggior società di Ancona aveva militato).[20] Il nuovo sodalizio ottiene inoltre in concessione dal comitato dei tifosi Sosteniamo l’Ancona gli storici marchi sociali del club dorico.[21]
Forte di una rosa di qualità superiore alla categoria (nella quale spicca in particolare il ritorno di Salvatore Mastronunzio, miglior marcatore anconitano del secondo dopoguerra), l’Anconitana – guidata in panchina da Marco Lelli – si issa fin dalla prima giornata in testa al proprio girone, scavando progressivamente un ampio distacco dalle inseguitrici e garantendosi la vittoria nel girone con sei giornate d’anticipo sulla fine della stagione regolare. Il 31 maggio i biancorossi si aggiudicano anche il titolo di campione regionale di Prima Categoria, sconfiggendo le vincitrici degli altri gironi.
Dopo tale stagione, la squadra (con l’appoggio della sindaca di Ancona Valeria Mancinelli) chiede di poter “saltare” la Promozione ed essere ammessa in sovrannumero alla categoria superiore (Eccellenza); la F.I.G.C. marchigiana rimette il giudizio alla direzione nazionale, che tuttavia oppone un rifiuto. L’Anconitana (affidata al tecnico Francesco Nocera) si ritrova pertanto a disputare il girone A di sesta serie, che viene nuovamente vinto con ampio margine, così come la Coppa Italia regionale di categoria.
1919-1920 – Vince il campionato marchigiano di Prima Categoria organizzato dall’ULIC.[24]. Perde la semifinale per lo scudetto ULIC.[25]
1920-1921 – Il club rimane inattivo.
1921-1922 – 1º nel girone B della sezione Marchigiana della Prima DivisioneLega Sud CCI. 1º nel girone finale. Perde il primo turno delle Finali di Lega.
1922-1923 – 2º nel girone A della Prima Divisione Lega Sud. A novembre, si fonde con la Folgore mantenendo la denominazione di Unione Sportiva Anconitana.
1927 – Dalla fusione tra l’Unione Sportiva Anconitana e la S.E.F. Stamura nasce la Società Sport Ancona.
1927-1928 – 10º nel girone A della Prima Divisione Nord. Retrocesso e poi ripescato nel nuovo torneo di Prima Divisione declassato per riforma dei campionati.
2004 – Durante l’estate un nuovo club, denominato Associazione Calcio Ancona, rileva il titolo sportivo della vecchia società e riparte dalla Serie C2 grazie al Lodo Petrucci.
2010 – Al termine del campionato, la società viene esclusa dai campionati professionistici per inadempienze finanziarie, sciolta dalla FIGC,[26] e successivamente radiata. Il 10 agosto la società dilettantistica Società Sportiva Piano San Lazzaro, partecipante al campionato di Eccellenza, cambia denominazione in Società Sportiva Dilettantistica Unione Sportiva Ancona 1905.
2010-2011 – 1° nell’Eccellenza Marche. Promosso in Serie D.
Vince la Coppa Italia Dilettanti Marche (1º titolo).
2017 – Durante l’estate, l’Unione Sportiva Ancona 1905 non formalizza l’iscrizione alla Serie D e si avvia al fallimento societario. Un nuovo club denominato Unione Sportiva Anconitana Associazione Sportiva Dilettantistica ne rileva il marchio e viene riconosciuto come continuatore della tradizione sportiva dorica da parte del Comitato Regionale della F.I.G.C., che gli concede di ripartire in sovrannumero dalla Prima Categoria.
2017-2018 – 1º nel girone B della Prima Categoria Marche. Promosso in Promozione.
Vince il titolo di Campione Regionale di Prima Categoria.
Non partecipa alla Coppa Italia Prima Categoria Marche.
2018-2019 – 1º nel girone A della Promozione Marche. Promosso in Eccellenza.
Perde la sfida per il titolo di Campione Regionale di Promozione Marche.
Vince la Coppa Italia Promozione Marche (1º titolo).
I colori sociali dell’Ancona sono il bianco e il rosso. Tale accostamento è dovuto al fondatore della società, Pietro Recchi, che scelse i colori dopo aver assistito ad una partita del Liverpool Football Club. Ritornato in città, il giovane acquistò per la propria squadra casacche rosse e calzoncini bianchi.
Nel 1932 una nuova fusione cambiò i colori sociali della società. Nacque l’Unione Sportiva Anconitana Bianchi, in seguito all’accorpamento dell’Emilio Bianchi. Il giallo sostituì così il bianco nell’accostamento al rosso.[27][28] Dopo circa dieci anni però la società ritornò alla vecchia denominazione, riprendendo il bianco ed il rosso come colori sociali, che perdurano, salvo piccole e sporadiche modifiche, ancora oggi.
Nel 1927 l’Ancona si fuse con la Stamura, assumendo come nuovo colore sociale l’azzurro. La fusione durò solamente due stagioni, ed in seguito la società riprese i propri colori sociali originari.
Simboli ufficiali
Stemma
Tra i primi emblemi conosciuti del sodalizio dorico vi è lo scudo circolare rosso caricato del monogramma USA (acronimo di Unione Sportiva Anconitana)[29].
Dal 1981 è stato adottato uno scudo rosso bordato in oro nel quale è raffigurato un guerriero armato a cavallo (mutuato dallo stemma comunale della città dorica, ove probabilmente costituisce una rielaborazione medievale della figura dell’imperatore romano Traiano)[30][31] che regge uno scudo a quarti bianchi e oro. Il capo dello scudetto è dorato, onde potervi collocare la denominazione sociale a lettere bianche.
Nel corso del seguente trentennio, sebbene le varie vicende societarie abbiano portato a ripetute rifondazioni e riassetti, lo stemma è sempre sostanzialmente rimasto invariato, subendo la sola variazione del nome della società inscritto in capo. Una significativa eccezione è costituita dalla versione utilizzata nella stagione 2010-2011, ove l’immagine del cavaliere (semplificata e ritinta in colore cangiante rosato) campeggiava su uno scudo svizzeroinquartato bianco-rosso, col nome sociale scritto in un carattere tipografico difforme dal consueto e – nella parte inferiore – l’aggiunta di un cartiglio col motto comunale ANCON DORICA CIVITAS FIDEI.
La prassi si è interrotta con la rifondazione del 2017, ove la società ha ripreso il nome originario di Unione Sportiva Anconitana, ripartendo dalla Prima Categoria provinciale: il sodalizio ha infatti optato per dismettere lo scudo col cavaliere e recuperare l’antico simbolo testuale (che in precedenza era pure statoccasionalmente riutilizzato in determinate occasioni), integrato unicamente dalla ragione sociale scritta per esteso a foggia di corona circolare.
Stemma dell’Ancona Calcio, utilizzato dal 1981 al 2004.
Lo stemma dell’U.S. Anconitana nella prima parte dell’annata 2017-2018.
Lo stemma dalla seconda parte dell’annata 2017-2018.
Strutture
Stadio
Dal 1931 fino al 1992 l’Ancona ha disputato i propri incontri casalinghi allo stadio Dorico. L’impianto fu costruito nel 1931 sul sito del vecchio impianto di tiro a segno di cui conserva, debitamente rielaborato, l’avancorpo dell’ex ingresso, ed inserito nel nuovo contesto urbano delimitato dall’asse del Viale della Vittoria; si chiamò “Stadio del Littorio” fino alla caduta del regime fascista. È dotato di una pista di atletica, una tribuna, una curva ed una tribuna scoperta, detta comunemente gradinata. Recentemente è stato aggiunto un settore, di fianco alla tribuna, costruito con del materiale prefabbricato.
In occasione della promozione in Serie A, la squadra si è spostata nel nuovo stadio Del Conero, dove gioca tuttora, inaugurato il 6 dicembre 1992, con la partita Ancona-Inter del campionato di Serie A 1992-1993. L’impianto è composto dai settori tribuna e distinti, a loro volta divisi in altri settori, e da due curve, una destinata ai supporters ospiti e l’altra al tifo locale, per una totale capienza di 23 976 posti a sedere, attualmente ridotti a 14 295.
I dorici tuttavia, hanno disputato le prime giornate del campionato di Eccellenza Marche 2010-2011, post fallimento, al vecchio Dorico.
Società
Organigramma societario
Staff dell’area amministrativa
Stefano Marconi – Presidente
Andrea Marconi – Copresidente
Valentina Donzelli – Tesoriere
Amato Tomasseti – Responsabile finanizario
Damiano Morra – Team manager
Matteo Bartoloni – Direttore Generale
Giuliano Santinelli – Direttore Sportivo
Massimo Bugari – Responsabile commerciale
Roberto Egidi – Vice presidente e responsabile affari legali
Federico Montecchiari – Segreteria generale
Luigino Bontempi – Segreteria sportiva
Simone Abate – Addetto al direttore di gara
Giuseppe Giannini – Responsabile della comunicazione
Francesco Paola Ammendola – Social media editor
Mario Giovagnoli – Fotografo e videomaker
Paolo Felicetti e Marco Burini – Responsabile biglietteria
Sponsor
Di seguito la cronologia dei fornitori tecnici e degli sponsor commerciali[32][33][34]:
Il 10 ottobre 2007 al Teatro Pontificio del Vaticano è stata siglata l’unione tra il CSI ed il club biancorosso per il “Progetto Soccer” che sotto l’egida della Conferenza Episcopale Italiana si prefigge di rafforzare i valori etici nel calcio.
L’Ancona disputò la finale della Coppa Italia 1993-1994, perdendo contro la Sampdoria per sei reti a una la gara di ritorno dopo aver pareggiato a reti inviolate quella di andata.[5] L’unica rete per l’Ancona fu messa a segno da Claudio Lupo al 72mo minuto sul risultato di tre a zero per i blucerchiati, mentre per i genovesi segnarono, Evani e Bertarelli su rigore, Lombardo con una doppietta, Vierchowod e Gullit.
Nel campionato di Serie A 2003-2004, il secondo in massima serie, i dorici stabilirono una serie di record negativi.[5] In panchina si alternarono quattro allenatori: Simoni, esonerato ancor prima dell’inizio del campionato, Menichini, esordiente, Sonetti e Galeone.[5] Furono utilizzati ben 46 calciatori.[5] La squadra totalizzò tredici punti e furono solo due le vittorie, contro Empoli e Bologna.[5] L’Ancona chiuse la stagione anche con il peggior attacco, 21 reti fatte, e la peggior difesa, 70 reti subite.[5]
L’Ancona occupa il 52º posto nella graduatoria della tradizione sportiva fra i 65 club che hanno giocato in Serie A.
Statistiche individuali
Il miglior marcatore della storia dell’Ancona è Salvatore Mastronunzio, che tra il 2007 e il 2010 e il 2017 e il 2019 ha messo a segno 109 goal, superando il precedente primato detenuto da Gustavo Fiorini, fermatosi a 71.
Tifoseria
Storia
Il movimento ultras nella città dorica nacque nel 1978.[36] In curva nord, storica sede del tifo organizzato anconetano, viene apposto lo striscione “Fossa biancorossa”.[36] Probabilmente, tale dicitura fu scelta per omaggiare la Fossa dei leoni, storico gruppo organizzato al seguito del Milan.[36] Inizialmente, i ragazzi che andarono a formare tale gruppo prendevano posto nella gradinata del vecchio stadio Dorico, dato che la curva veniva destinata al tifo ospite.[36] Si spostarono in curva per differenziarsi degli altri club che nacquero in quegli anni, situati tutti in gradinata.[36] Si ricordano in particolare i “Fedelissimi” e le “Furie Rosse”.[36]
Alla fine degli anni settanta, contribuirono in maniera decisiva alla crescita del seguito i numerosi derby che l’Ancona disputò in Serie D contro formazioni minori come Jesina, Civitanovese, Vigor Senigallia e Osimana.[36] All’inizio del decennio successivo, un gruppo di scissionisti della Fossa Biancorossa diede vita alle “Brigate Biancorosse”, che furono succedute della nascita del gruppo dei “Fighters Ancona”.[36]
In occasione della promozione della squadra in Serie C1 del 1982 nacquero gli “Ultras Ancona”, che presero le redini del tifo organizzato in curva.[36] Il simbolo del gruppo era il casco e la chiave inglese, chiara indicazione dell’ideologia sinistroide del gruppo.[36] Tuttavia negli anni a seguire nacquero diverse fazione di matrice destroide, a dimostrazione della non vincolanza dell’ideologia politica all’interno del tifo organizzato.[36]
Il periodo compreso fra il 1982 e il 1988 coincide con un periodo d’oro per il movimento ultras italiano, ed anche quello dorico ne beneficia.[36] I gruppi ultras anconetani condividono l’unica curva dello stadio Dorico con le tifoserie ospiti, ed anche a causa di questa deficienza si verificarono scontri più o meno violenti con gli ultras del Pescara, del Modena, della Sambenedettese, della Ternana e dello Spezia.[36] In trasferta da segnalare duri confronti con i tifosi parmensi, reggiani, padovani e cesenati.[36] Nacquero anche importanti amicizie con gli ultras del Cosenza, della SPAL e del Bologna.[36] Nel 1987 si contano oltre dieci gruppi nella curva anconetana, ed ai sopracitati si aggiunsero i “Red Kaos”, i “Leoni della pista”, “The Warriors”, e gli “Hunters Ancona”.[36] La curva a quel punto si coalizzò; nacque il “Collettivo Curva Nord Ancona”, che ben presto divenne un gruppo vero e proprio, che prese in mano le redini della curva, e dove defluirono tutti i membri delle precedenti fazioni.[36] Alcuni gruppi tuttavia decisero di mantenere una propria autonomia, come i Warriors, la Vecchia Guardia ed i Red Kaos.[36]
Nella stagione 1987-1988 l’Ancona viene promossa in Serie B, e la tifoseria affronta delle oceaniche trasferte; in particolare si ricordano i quattromila tifosi che raggiunsero Vicenza.[36] Durante tale periodo l’ideologia politica all’interno della curva prende piede, e gli ultras utilizzano spesso la celebre effigie di Che Guevara.[36] Durante la trasferta ad Ascoli Piceno del campionato 1990-1991, avvengono violenti scontri con la tifoseria locale, ciò comporta un gran numero di diffide e arresti che provoca un affievolimento dell’indole intemperante della tifoseria dorica.[36]
Il campionato di Serie B 1991-1992 risulterà storico per la storia della società marchigiana: il 7 giugno 1992, l’Ancona conquista la sua prima promozione in massima serie, davanti a dodicimila tifosi giunti in trasferta.[36] Ciò comporta la rottura del gemellaggio con i bolognesi, in atto da dieci anni.[36] La stagione successiva l’Ancona si trasferisce nel nuovo stadio Del Conero, che tuttavia deficita della curva nord.[36] Ciò costringe gli ultras ad occupare la curva sud.[36] Con l’anno nuovo, nonostante l’immediata retrocessione nella serie cadetta, i dorici conquistano il diritto di partecipare alla finale della Coppa Italia 1993-1994, contro la Sampdoria.[36] La partita di andata, giocata in terra marchigiana, è segnata da duri scontri all’esterno dello stadio fra fazioni.[36]
Nel 1996 L’Ancona retrocede dopo anni in terza serie, causando un inevitabile allontanamento di molti tifosi delle sorti della squadra.[36] I gruppi ultras rimasti sono il Collettivo e i The Warriors, che presenziano ad ogni trasferta e si fanno notare per iniziative benefiche, tipiche delle tifoserie sinistroidi.[36] In questo periodo, la tifoseria dorica è protagonista di violenti scontri in un autogrill con gli ultras fermani, apice di una recente rivalità.[36] Nel campionato 1999-2000, i marchigiani conquistano la promozione in Serie B; lo scontro decisivo si gioca al campo neutro di Perugia contro i rivali ascolani.[36] Per l’occasione, oltre ottomila tifosi seguono la squadra, che ritrova parzialmente il discreto seguito perso qualche anno prima.[36] Il campionato successivo è segnato da violenti confronti con fazioni rivali.[36] Da segnalare gli scontri che caratterizzarono la trasferta a Pescara del 2001, dove circa cinquecento anconetani si scontrarono con le forze dell’ordine, e quelli che coinvolsero il gruppo dei “Furiosi Cagliari” ,che perse ad Ancona il proprio striscione.[36]
Nei primi anni duemila nasce “Resistenza Ultras”, ad opera degli ultras livornesi, un fronte di coordinamento che coinvolge movimenti con marcata matrice di sinistra.[36] Anche i gruppi organizzati anconetani entrano a farne parte, gettando le basi per un solido rapporto di rispetto con la tifoseria labronica.[36] A ciò si aggiungono le costanti manifestazioni a favore del sociale sostenute dagli ultras dorici, come ad esempio i Mondiali Antirazzisti di Montecchio Emilia o la partecipazione ai fatti inerenti al G8 di Genova.[36]
Il 7 giugno 2003 l’Ancona riconquista la Serie A, davanti ad oltre ottomila tifosi giunti in trasferta al seguito allo stadio Armando Picchi di Livorno contro la formazione locale.[36] Nel campionato successivo nasce la “Brigata Wallace”, gruppo di chiara matrice destroide, che getta le basi per una discordanza politica che divide la curva, storicamente di sinistra.[36] Ciò causa lo scioglimento del collettivo, avvenuto nell’ottobre 2003, dopo sedici anni di militanza.[36] Nascono gli “Ultras Ancona”, che prendono questo nome in omaggio allo storico gruppo del passato[36]. Gli Ultras vengono affiancati dai Warriors, compattando l’ambiente, ma lasciando in disparte la Brigata Wallace.[36] La priorità di unire la curva spingerà in seguito i gruppi a mettere da parte l’ideologia politica.[36] A fine campionato l’Ancona retrocede e fallisce, essendo costretta a ripartire dalla Serie C2.[36] Per l’occasione, la Brigata Wallace muta la propria denominazione in “Brigata Ancona”, e nascono altri due gruppi che rispondono ai nomi di “Cani Sciolti” e “1905”.[36] Visto il proprio impegno a far scomparire la politica dalla curva, gli ultras anconetani escono dal progetto Resistenza Ultras sposato qualche anno prima.[36]
Nel febbraio del 2007, in occasione degli scontri di Catania che precedono il derby Palermo-Catania, perde la vita l’ispettore capo Filippo Raciti.[36] Ne consegue una dura repressione nei confronti del mondo ultras.[36] Conseguentemente, i gruppi organizzati anconetani decidono per una presa di posizione consistente della diserzione delle partite casalinghe e nell’organizzazione di manifestazioni in città.[36] Nel novembre 2007 si scioglie il gruppo degli Ultras Ancona dopo soli quattro anni di militanza, ed il giovane gruppo dei Cani Sciolti.[36] I membri di tali fazioni seguiranno le sorti dell’Ancona individualmente o unendosi a schieramenti già esistenti, come ad esempio la Vecchia Guardia.[36] Poco tempo dopo nasce il gruppo “Curva Nord Ancona”, con l’intenzione di prendere in mano le redini della curva, dalla fusione di The Warriors, Brigata Ancona e 1905, causando dissapori proprio con la Vecchia Guardia.[36]
Nel 2008 l’Ancona torna in Serie B.[36] Tuttavia, dopo una salvezza strappata ai play-out, retrocede, fallisce e viene radiata, causando l’impossibilità ad essere iscritta in altri campionati se non in Terza Categoria.[36] Il 10 agosto si riesce comunque a comporre una società da iscrivere al campionato di Eccellenza regionale.[36] La tifoseria organizzata mette in piedi un azionariato popolare che, tramite l’associazione appositamente creata “Sosteniamo l’Ancona”, si prefigge l’obiettivo di sostenere economicamente il club dorico grazie a quote versate dai tifosi stessi.[36]
Nella nuova stagione, la tifoseria anconitana viene colpita dal provvedimento del divieto di presenziare in trasferta, a causa degli scontri con le forze dell’ordine avvenuti durante la trasferta di Rimini contro il Real, e quelli avvenuti in occasione della partita contro la Sambenedettese con gli ultras rossoblu.[36] La decisione verrà in seguito revocata, e l’Ancona verrà seguita da oltre millecinquecento tifosi nella trasferta a Fano, decisiva per la promozione in Serie D.[36]
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