Lo storico club belgradese ha debiti insoluti per 2,5 milioni di euro, in gran parte costituiti da contributi non versati, e non giocherà in Europa per tre anni.

 

Il Partizan Belgrado ci ricasca, l’Uefa non perdona. Il governo del calcio europeo ha deciso di bandire dalle coppe europee per i prossimi tre anni il club serbo, reo di non pagato debiti per oltre 2,5 milioni di euro, la maggior parte dei quali tasse e contributi non versati nel proprio paese. Una punizione esemplare, dovuta al fatto che negli ultimi cinque anni il Partizan ha infranto le regole sul fair play finanziario per ben tre volte. Non solo: secondo l’Uefa, l’attuale situazione ricorda da vicino quella che si era già verificata nel 2013, quando il club fu squalificato per un anno dalle coppe europee.

Si tratta, come detto, di una sanzione esemplare, ma non unica nella sua severità. Già nel marzo dell’anno scorso la Federcalcio europea aveva abbassato la mannaia su altri tre club dell’Est, affibbiandogli una squalifica identica: gli azeri dell’Inter Baku, i romeni del Targu Mures e soprattutto gli ucraini del Dnipro, che solo l’anno prima avevano disputato la finale di Europa League contro il Siviglia, dopo aver fatto fuori il Napoli in semifinale. Curiosamente, il dissesto finanziario del Dnipro (circa 1,7 milioni di euro di debiti nei confronti di club terzi e dei propri dipendenti) era stato in parte provocato dal suo proprietario, Igor Kolomoyskiy, che aveva scelto di foraggiare i nazionalisti ucraini nei combattimenti contro i separatisti filo-russi.

Brutte notizie per il calcio serbo, che non sta attraversando un periodo felice anche a livello di ranking europeo (il 29esimo posto attuale lo vede dietro persino a nazioni come Kazakistan, Azerbaijan, Israele e Bielorussia). E brutte notizie anche per una vecchia conoscenza del calcio italiano come Valeri Bojinov, che solo qualche giorno fa aveva espresso il sogno di riportare il Partizan Belgrado in Champions League a coronamento della sua carriera. Sarà costretto a prolungarla di qualche anno ancora.

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